[PENSIERI] strappati lungo i bordi: i dolori della Generazione Y

 

Quello che vi apprestate a leggere è un post che ha già qualche anno, non è una recensione della serie animata né vuole parlare tecnicamente di ciò (per questo, vi rimando agli approfondimenti dei blogger amici); è una riflessione scaturita in un giorno d'inverno prendendo un caffè con un mio vecchio compagno di scuola.
Dove abbiamo parlato di noi, della nostra generazione e di come stavano andando le cose.
C'era però qualcosa che mancava ancora, forse proprio all'interno della società in cui viviamo; una sorta di consapevolezza di ciò che sarei andato ad affrontare, e che la chiacchieratissima serie by Zerocalcare ha saputo ben descrivere sbattendola in faccia a tutti.
Strappare lungo i bordi, la generazione degli strappati lungo i bordi: noi, quelli come me.


Ci chiamano Generazione Y.
Abbiamo affrontato più volte il concetto generazionale e tante altre volte lo affronteremo (come QUI o QUI).
Peraltro, saprete bene ormai che io aprii questo blog proprio per rivolgermi a una (im)precisa nicchia generazionale che sembrava essere non contemplata né dal vivo né tantomeno sul web.
Un qualcosa "di mezzo", sfuggevole e probabilmente anche sfortunata.
Zerocalcare ha la mia età, dunque fa parte della mia generazione.
Prima che finissi di vedere la sua serie (disponibile su Netflix), mi avevano già avvisato: non ti ci ritroverai al 100%, perché sei in parte diverso dai personaggi-persone che Strappare lungo i bordi racconta. Tirerò le somme in fondo al post.




Una serie particolare, sicuramente di gran classe e dalle tematiche importanti; lode a Zerocalcare che se l'è lavorata da solo o quasi; se siete fan dell'autore e dei suoi fumetti, sicuramente vi piacerà; gli altri troveranno piacevoli sorprese.
La scelta dell'auto-doppiaggio in romanesco ha scatenato un polverone, in realtà funziona tutto bene (con qualche sbavatura, ma è mio personale gusto) e sta bene così.
Ma torniamo a quel caffè, quel pomeriggio, in un bar che nemmeno esiste più.
Noi della mia generazione, che è la Y ma penso sia persino una sottobranca della Y: chi siamo?




Siamo esattamente quelli che si pensava fosse tutto facile; da strappare lungo quei bordi già predefiniti, cresciuti con una certa fortuna e viziati da un bombardamento di enormi miti commerciali che sorgevano solo per noi.
Una questione estetica di cui abbiamo parlato QUI.




Ma poi?
Beccati nel mezzo, generazione di mezzo, sfortunatissima.
Siamo quelli della riforma scolastica, ma soprattutto universitaria.
Io mi ritrovai a fare un corso di laurea triennale tarato male, perché basato ancora su una vecchia quadriennale.
Ci penso spesso: non vedete che oggi tutti si laureano anche a ventuno, ventidue anni?
Generazioni nuove che non direi siano per forza più intelligenti di quelle precedenti. Ma allora com'è possibile? Siamo noi i ritardati?


Il mondo ha re-ingranato con loro, lasciando indietro gli altri (noi), figli di una generazione sperimentale, su cui sperimentare.
Una scuola che perdeva la durezza di quella dei padri ma non aveva nemmeno il lassismo di quella dei figli di oggi (in sostanza: bocciavano ancora e molto); una università che aveva ancora esami che erano una palata tremenda e svolti con un certo rigore (ho confrontato gli stessi corsi con quelli odierni: il programma è più che dimezzato, e anche i docenti sembrano più tranquilli).




Uno studio alla portata di tutti, talvolta quasi a prova di deficienti.
Scordatevi le ore matte e disperatissime passate sui libri.
Siamo noialtri a essere rimasti indietro: il mondo va avanti con queste nuove leve, abbandonando per strada gli esperimenti, gli ibridi che siamo.
Generazione di mezzo anche per i rapporti, insicuri come il lavoro.
La stabilità nei sentimenti fa a pugni con l'ultimo glorioso passato (quello dei genitori), una visione più realistica e una modernità auspicabile che però ci vede forse troppo vecchi per applicarcela addosso.




Una società liquida dove tutto cambia, a cui non eravamo stati preparati.
Ma siamo in ballo e ci siamo adattati, più di chiunque altro. Con un'eterna speranza che le generazioni attuali, già disilluse, non hanno.
Non dispereranno.
Noi sì, sbattendoci il muso sempre.




Io per mia natura sono figlio perfetto di questa realtà: indefinito e indefinibile, in bilico ed eternamente barcollante. Fluidamente mi adatto, con impegno, alle questioni.
E poi? Sogno e ci spero ancora. Come l'ultimo dei fessi.
Come il Red Ranger o Sailor Moon.
Anche io ho aspettato e aspetto; anche per me il mondo è andato avanti mentre attendevo chissà quale occasione pensavo dovesse arrivare, perché dovuta; gli altri crescono, noi fermi al palo.
C'è una scena, in Strappare lungo i bordi, che più persone mi hanno privatamente segnalato: in un flashback ambientato durante la sua infanzia, il protagonista gioca con lo Slime Pit dei Masters (QUI).




Ecco dove potrei non ritrovarmi al 100% con i personaggi di Zerocalcare: da sempre ho capito che nessuno è una figurina da strappare lungo i bordi; tutti abbiamo una complessità intrinseca, ci intrecciamo e incartiamo, e a volte facciamo cazzate, grandi e piccole.
Per trovare il nostro posto nel mondo.




Siamo la generazione del non detto, che è una cosa figa per i protagonisti dei manga o delle commedie romantiche, ma meno per noi: sto cercando di migliorare questo aspetto, lasciando il mistero e le cose in sospeso ai racconti di fantasia.
Ma io lo Slime Pit ce l'ho ancora e lo utilizzo pure oggi. E sono il re del caos.
Le altre generazioni, prima o poi, dovranno recuperare.

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62 commenti:

  1. aspettavo un tuo post su questa serie! Boh non per fare il boomer della situazione, ma ogni generazione ha avuto i problemi esposti da Zerocalcare, ovviamente problemi diversi ma... problemi.
    Io nato nel 1990 mi sono sempre ritenuto 50% analogico 50% digitale, una generazione di mezzo appunto. Convinti dai nostri genitori che dopo la laurea basta trovare un lavoro e il gioco è fatto, basta strappare lungo la linea tratteggiata. Ma quando mai? A 31 anni sono ancora con un lavoro precario che scade tra pochi mesi, single, e vivo nell'appartamento sopra i miei genitori. E sono anche fortunato, c'è chi sta peggio di me

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    1. Verissimo.
      Ecco il problema della generazione di mezzo... ti capisco benissimo: indefiniti, indefinibili. Ce lo facciamo bastare, anzi possiamo trasformarlo in una figata.
      Ma poi?

      Moz-

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    2. Abbiamo fatto praticamente lo stesso percorso Giauz, eccetto che a un certo punto mi sono stufato di aspettare che le prospettive migliorassero e ho emigrato in cerca di maggior fortuna. Non sono diventato il nuovo Meucci o il nuovo De Laurentis ma non mi lamento.

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    3. Sei il nostro cervello in fuga :)
      Hai fatto sicuramente bene, una scelta coraggiosa. Io non so se lo farei, per diversi motivi...

      Moz-

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    4. Beh ovviamente non è stato facile ma ho avuto fortuna che c'erano poche cose a trattenermi (storia d'amore finita, tutti i miei amici emigrati anche loro, i miei genitori erano ancora capaci di badare a se stessi e comunque avevo un fratello maggiore che ci pensava subito lui se mai fosse successo qualcosa). Io spero piuttosto che tu non ne sentirai mai il bisogno Miki :)

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    5. Grazie mille.
      Lo spero davvero perché vorrei rimanere qui, anche povero, con qualche fumetto e gli amici... XD

      Moz-

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  2. Guardandomi allo specchio (metaforicamente) credo di essermi adattato soltanto in parte ai cambiamenti. Nel senso che cerco di "sfruttarli" a mio favore, ma rimetterei volentieri la scrivania come stava prima nella stanza, quando non mi serviva tenerci un computer sopra, dato che la usavo per leggere libri e fumetti, e per scrivere racconti o i miei diari, tanto la vita sociale era garantita da una rete di amici coi quali ci cercavamo chiamandoci a casa...
    Discorso riassetto dell'istruzione: io me la sono scampata per il rotto della cuffia, sono rimasto parcheggiato troppi anni all'università, riuscendo a laurearmi nella penultima sessione che permetteva di non "convergere" nella 3+2... E ho visto nel frattempo i più giovani che mi sorpassavano, con al seguito gli ebeti genitori fieri di cotanto genio, arrivando in taluni casi anche a sbeffeggiarmi perché "mi ero fatto raggiungere e superare". E grazie al c-biiip-o! Corsi compattati, programmi didattici ridotti... E poi gettati a farsi mangiare dal mondo del lavoro, dove ti prendono per fare pratica, ma siccome sei giovane ti pagano in esperienza.

    Proprio ieri, nella mia puntata quotidiana (feriale) di "Happy Days", Fonzie si chiedeva "Perché non lasciano stare le cose come stanno?"
    Ecco, è quello che mi chiedo anche io, e non certo da adesso.

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    1. Eh, perché lasciarle come stanno è fin troppo facile.
      Per loro.
      Sì, io quando sento che tizio x si è laureato a 22 anni dico (forse sopravvalutandomi?) "io potrei prendere tre lauree nello stesso lasso di tempo, allora..." Stento a crederci... da noi c'era ancora la divisione tra chi POTEVA continuare a studiare e chi no...

      Moz-

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    2. Smemoratoni ai tempi dei nostri genitori negli anni 70 e 80 era la consuetudine laurearsi poco più che ventenni è questa la normalità e si poteva trovare lavoro e lavorare subito.
      Adesso sono formazioni scadenti ma di giusta durata mica ci si può laureare a quasi 30 anni!

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    3. Magari 25 anni visto che i corsi erano quinquennali. E si tirava un po' oltre.
      Comunque, appunto: noi presi nel mezzo abbiamo avuto le lungaggini di prima con sistemi sperimentali da tarare, senza che fossero "facili" come oggi.

      Moz-

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    4. Non è per forza tutta colpa dello studente se non si laurea nei tempi previsti. 😒

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    5. Vallo a spiegare alla gente...

      Moz-

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  3. Purtroppo un po' per tutti è così: siamo rimasti fermi in un punto, dove c'era ancora il sogno che amavamo.
    Io, per dire, son fermo alle medie.
    Mi vedevo... boh, alla fine come sono oggi, ma con un mondo più entusiasmante...

    Moz-

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  4. A proposito di "generazione sperimentale", anche se sono del 1974, alle superiori ho fatto un triennio "sperimentale" (nel senso che l'avevano appena istituito), ho fatto la patente quando avevano appena cambiato alcune regole per conseguirla.. E ho sempre pensato, ma capitano tutte a me? :D

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    1. Eheh, sì, anche per me è stato così... e a scuola il "modulo" tri-maestre, per dire... altro cambiamento che mi è toccato in corsa XD

      Moz-

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  5. Io mi vedevo alle elementari nel negozio di frutta e verdura e a fare l'edicolante, alle medie in ufficio, alle superiori il vuoto, e poi invece a lavorare in tutt'altri settori.

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  6. Classico... io mi vedevo a scrivere. E un po' lo faccio... ahaha XD

    Moz-

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  7. Classe 1981: presente.
    Sono rimasta ferma ai primi anni Duemila e non riesco ad andare avanti. Non posso dare la colpa alla crisi di mezza età, mi mancano ancora dieci anni per quella.
    Non mi sono mai vista sposata e con figli, però in un po' di sicurezza lavorativa ci speravo.
    Ho provato diverse volte a uscire da casa dei miei e trovare la mia indipendenza, fallendo miseramente ad ogni tentativo. Ci sono riuscita alla veneranda età di 39 anni, scendendo a compromessi con contratti di lavoro stagionali o sottopagati. Però ho un compagno e un cane, quindi la mia famiglia sono riuscita ugualmente a costruirmela.
    Continuo a sognare di diventare una bassista con i controca**i e viaggiare per il mondo a suon di concerti.
    Tante volte, però, mi sento come sospesa in un limbo e ho paura. Paura di non aver fatto abbastanza, di aver dormito troppo quando ero più giovane e di avere meno tempo per fare tutto quello che non ho fatto fino ad ora. Di avere un po' i giorni contati e di non essere in grado di sistemare il casino che mi son creata attorno fino ad ora, rimandando perchè "tanto c'è tempo". E, ad ogni fine dell'anno, guardo il calendario di quello successivo e mi prende un'ansia pazzesca.
    Succede solo a me? O è un problema comune della generazione Y? Me lo chiedo di continuo.

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    1. Ti capisco benissimo.
      Succede anche a me, per fortuna passa presto. Perché tanto, razionalmente, è così per tutti: tutti raccogliamo i cocci della vita, degli amori, delle amicizie, dei sogni. E ci sembra sempre, a ogni giro di calendario, di aver perso tempo e non fatto abbastanza.
      Ma poi? Alla fine è "tragicamente" tutto qui.
      Sempre, per tutti. Pure per chi il compagno e il cane, con una casa, li ha ora a 25 anni e non a 39.
      Perché (e spero non sia così, sia chiaro; non sto "tirandola" a nessuno) a 39 anni quella parentesi sarà finita.
      Noi forse, nel nostro dramma, ce la siamo goduta un po'. Cosa? La famiglia, la vita di una volta. Mi piace pensarlo, altrimenti davvero non resta che spararci XD

      Moz-

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  8. Sono più vecchio di te e Zerocalcare non mi fa scattare nulla (ho provato a leggere i suoi fumetti ma niente, non mi prende) però posso dirti che questa sensazione di essere la generazione "sbagliata" ce l'abbiamo anche noi degli anni '70. Siamo cresciuti sentendoci dire che eravamo la quinta potenza mondiale, abbiamo festeggiato il mondiale dell'82, ci hanno detto che saremmo stati più ricchi e benestanti dei nostri genitori e poi... e poi ci siamo ritrovati a essere co.co.co, a sentirci rispondere che la nostra laurea (che per i nostri genitori sarebbe stata il lasciapassare verso lavori ambiti) valeva poco perché l'azienda vuole gente che "ha esperienza sul campo", ci hanno detto che con l'unione europea avremmo trovato la formula per tramutare il piombo in oro e curare il cancro (non proprio queste cose ma quasi, ricordo i tiggì dell'epoca che parlavano dell'unione in termini messianici) e ci siamo ritrovati con lo stipendio in euro che vale la metà, ci hanno detto che a sessant'anni saremmo andati in pensione e... vabbé, qui stendo un velo pietoso, le colpe in quest'ultimo caso partono da prima, dai mitici anni '60 in cui si credeva che il bilancio dello stato fosse un pozzo senza fondo.
    Insomma, più che "strappato" mi sento proprio incazzato, con tutta l'inutilità che ciò può avere.
    Comunque, rispetto ai giovani di oggi un vantaggio ce l'abbiamo: ci hanno cresciuto con modalità antiquate e ci hanno insegnato che non bisogna piagnucolare e bisogna tirare fuori le palle, quindi magari affronteremo le difficoltà con un minimo di preparazione... spirituale :-)

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    1. Ecco, nell'ultima frase mi ci ritrovo. Sicuramente la nostra formazione è stata più dura. Certo, ora per convenienza e convenzione ragioniamo a compartimenti stagni, però è per semplificare.
      Vero, noi siamo proprio la generazione dei sogni infranti... sembrava dovesse andarci tutto liscio, vivere un'eterna ricchezza patinata come gli anni '80 e invece addio tutto...

      Moz-

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  9. Ragazzi...se fate un sondaggio OGGI tra gli studenti delle scuole medie inferiori, vi diranno che le generazioni delle elementari sono ignoranti, pappemolli e insopportabili!
    E' il classico refrain: "Quando eravamo giovani noi saltavamo i fossi...ma per lungo!"

    Invece di scriverti un sermone soporifero ho deciso di linkarti questo sugli archetipi:
    https://en.wikipedia.org/wiki/Strauss%E2%80%93Howe_generational_theory#Archetypes

    Anni 70 generazione nomade, anni 80 generazione eroica....maaaaaaa...le generazioni sono quelle americane e potrebbero essere sfasate di 10 anni in Italia...vedete voi...

    Se continuate a piangervi addosso vi scrivo il sermone soporifero.
    Oppure chiamo exvideogiocatore che si imbizzarrisce.

    Ciao
    Giù

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    1. Ahaha no, non chiamarlo che qui non credo sia più a suo agio, non ci siamo "lasciati" bene :D
      Comunque, verissimo che ci sono stereotipi generazionali, ma anche realtà generazionali conclamate.
      Estetiche e non.
      Fattostà che la serie di Zerocalcare ha effettivamente raccontato una cosa, che in parte io anche esprimo da tempo: dunque è un problema che esiste...

      Moz-

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  10. Se guardo indietro ai miei sogni generazionali, penso alla canzone di Marco Masini che fa "Se mi guardo nello specchio, con il tempo che è passato, sono solo un po' più ricco, più cattivo e più invecchiato". Appropriato visto che giusto domani per me è tempo di invecchiare di un altro anno X4
    Purtroppo è ora di ammettere che non è solo un cliché, del tipo "i giovani sono sempre stati depressi" oppure "ogni generazione ha avuto le sue grane". Questa generazione è veramente più triste e malata delle precedenti. Depressione e suicidi in Occidente sono aumentati rapidamente. Pensate che i suicidi sono aumentati del 70% dal 2006. 70%! Sono un fottio di vite spente..
    Il suicidio è la seconda causa di morte tra i 15 e i 24 anni. Statisticamente, ogni due ore e mezza un ragazzo sotto i 25 anni si suicida.
    Il 20 % degli adolescenti hanno sofferto di depressione prima di arrivare all'età adulta. Ragazzi sotto i 18 anni hanno sofferto di depressione.
    Il 50% degli adolescenti commettono atti di autolesionismo.
    Sono cifre da starci male.
    Ma perché? Abbiamo una tecnologia mai vista prima. Viviamo in un periodo di grande stabilità geopolitica (sì okay, le guerre ci sono ancora ma rispetto ai miei tempi non si ha più paura che da un momento all'altro il mondo finirà come Mad Max e Ken il Guerriero a causa di un conflitto nucleare tra Ovest ed Est). Il tenore di vita non è mai stato migliore. Dovremmo essere più felici che mai.
    Cosa è successo allora?
    Credo che diverse cose portino a questa epidemia di infelicità. Una di queste, si lo so che qualcuno alzerà gli occhi al cielo visto che sto dicendo questo su un blog, ma ascoltatemi, è la tecnologia e i social media.
    Secondo Common Sense Media, i giovani passano in media nove ore online (dato in aumento). Una gran parte di questo tempo viene trascorso navigando su Instagram, Facebook, Snapchat, ecc. Su questi siti web ci si imbatte in immagini come questa: https://i.pinimg.com/564x/08/8d/2c/088d2cabf3a78959ec7edbf14bc3c403.jpg
    E scene perfette come questa:
    https://empoweredteensandparents.com/wp-content/uploads/2014/02/photodune-366818-dancing-friends-xs.jpg
    In sostanza, volti perfetti, amici perfetti, vite perfette, tutto perfetto. E c'è gente a casa, seduta da sola nella propria camera da letto, a fissare per ore e ore immagini come queste, chiedendosi perché la loro vita sia un completo fallimento. Il fatto è che quel livello di perfezione non è raggiungibile.
    Non solo i social media ma anche i film, i video games e YouTube hanno il loro ruolo. Possono essere divertenti (tu lo sei Moz X4) ma possono essere facilmente abusati. E una volta che finalmente alzi il sedere e spegni il computer o il telefono, ti rendi conto di aver già sprecato gran parte della tua giornata.
    Le persone possono rimanere intrappolate in un circolo vizioso, dove passano tutto il loro tempo in attività piacevoli che non danno alcuna soddisfazione duratura, o non aumentano la loro qualità di vita, cioè lavorano per avviare un'attività, si uniscono a quei gruppi della comunità, si allenano, lavorano su determinate competenze etc.
    In sostanza, le persone si lasciano coinvolgere in una vita senza senso, dove si cerca il piacere del momento, non la gioia duratura o uno scopo significativo. Non hanno uno scopo. E quando non si ha uno scopo, che senso ha alzarsi dal letto la mattina?

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    1. Ahaahah anche se io e i miei amici non siamo belli come quelli del secondo link (non tutti, ma qualcuno me lo scoperei XD) ora vado in paranoia: contribuisco all'infelicità del web con i miei resoconti fotografici mensili? XD
      A parte gli scherzi, capisco benissimo cosa intendi. Per noi le vite perfette erano quelle dei telefilm USA... ahaha!
      Comunque, in sostanza è un'evoluzione degli hikikomori... un hikikomorismo perenne, in sostanza, dovuto a questo lasciarsi andare nella vita e a sognare qualcosa che non si può vivere.
      Mi dispiace per i ragazzi di oggi... agevolati su tante cose ma colpiti su altro.

      Moz-

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    2. Non dovrebbe invece spronarti?
      Farti dire: se c'è riuscito Giappolia TV (chi cazzè? XD) perché non io?
      Insomma, l'invidia è anche buona se ci permette di alzarci e costruire la nostra vita.
      Ostentare nvece ciò che si ha è sbagliato. Ma anche provare invidia per gli altri, senza far niente per noi, è altrettanto sbagliato. E difatti, come dici, provoca tristezza...

      Moz-

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  11. Da ultrasessantenne e pensionato potrei forse essere fuori gioco, ma non mi ci sento.. ho cominciato a lavorare presto e l'università l'ho mollata subito, ma ero frenetico ed ebbro di vita da sfogliare e famiglia da formare, poi i casini ci sono stati, i pit stop forzati e le false ripartenze, ma sempre con l'entusiasmo, la passione, la voglia, la curiosità..ecco, forse ora vedo molta rassegnazione, apatia, noia..che portano a tanti comportamenti tra l'asociale e il depressivo, come sottolineato in tanti altri commenti, dici bene comunque, stiamo diventando ibridi (mi ci metto anche io in mezzo, seppur realizzato in qualche modo, ma mai pago), spesso insicuri e fragili e pieni di dubbi. Ma si rischia la stasi quando spesso basta girare pagina.

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    Risposte
    1. Vero, forse a noi non resta che questa opportunità: siamo in grado di girare pagina più facilmente -mediamente-; le nuove generazioni meno.
      Comunque vada, in ogni caso, la vita presenta sempre il conto... qualunque esso sia.

      Moz-

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  12. Che simpatico questo Zerocalcare.
    Non lo conoscevo benissimo ma mi son sempre piaciuti i suoi simpaticissimi disegni e le sue battute fuori regola. Vederlo poi in versione cartone mi ha fatto molto piacere perché la sua goliardica fantasia se lo merita.
    Il fatto che racconti, a modo suo, problemi generazionali... beh, questo è un merito.
    In effetti non è facile comprendere cosa accade nei ragazzi di tutte le età. Molto spesso non si conoscono i vari disagi e problemi. I giovani non si aprono e tendono a nascondere molto. Ma questo succede da sempre. Ogni generazione ha avuto i propri disagi e problemi da combattere per sopravvivere. Si rapporta tutto ai tempi. Però non si deve mai mollare e bisogna avere la prontezza di spirito per cercare sempre una soluzione valutando tutto ciò che abbiamo intorno a noi. Soprattutto bisogna combattere l'orgoglio. Quello che ti fa dire: no, quella cosa non la faccio, sono un diplomato, sono un laureato devo cercare altro.
    No. Se c'è traccia di un lavoro, prima dobbiamo capire se riusciamo a farlo, se ne siamo capaci. Se la risposta è sì, bisogna buttarsi su di esso subito.
    Mai lasciarsi andare per lunghi periodi.
    Poi c'è il sociale che spesso emargina. Beh, in quel caso bisogno uscire, trovare qualche grande passione che accomuna tutti e divertircisi. Se si ama scrivere, bisogna organizzare gruppi che fanno lo stesso e confrontarsi. Le idee così nascono e sono più fluide. Sbagliato sarebbe tenersi tutto per sé. L'antagonismo non dovrebbe esistere. Quello è lo sbaglio più grande che si commette.
    Ma ovviamente ne parlo ora perché sono errori che ho fatto e faccio anch'io.
    Quindi diamoci una mossa. Solo così si vincono le sfide.
    Che poi Zerocalcare lo fa apposta a mostrare tante cose esagerando. È un modo anche per insegnare a vivere la vita.
    Io poi conosco meglio voi, nuova generazione da strapazzo. 😁
    Ciao Miki, buona festa!

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    1. Io qualche sua opera l'avevo letta, ma ammetto che l'ho amato maggiormente con la serie... pensa tu!
      Verissimo: ogni generazione ha (avuto) i suoi problemi... io penso che quella mia sia poi una generazione proprio di mezzo, quindi con problemi particolari.
      Vero, l'orgoglio si deve mettere da parte in certi casi, ma nemmeno farselo calpestare.
      Verissimo quel che dici... la condivisione della vita e delle passioni reciproche dona energia positiva. Alla fine è di questo che si ha bisogno, per non chiudersi e non morire (letteralmente o meno).
      Eheh, dai che sei giovane anche tu!^^

      Moz-

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  13. Il problema è che se hai una certa consapevolezza ed esprimi un analisi ben accurata come quella espressa da Thor Odinson rischi pure del paranoico ,uno di quelli che vede la vita troppo seriamente ,invece credo sia coraggioso guardare in faccia la realtà e porsi quelle giuste domande ,perché ti danno delle plausibilissime risposte.


    Basta quell'ipocrisia nel dire che ogni epoca ha i suoi lati positivi,che siamo evoluti ,più intelligenti e più in salute e l'autocommiserazione di certo non aiuta ma nemmeno nascondere la testa sotto la sabbia è dire che oggi si sta meglio di prima .No ,non è affatto così,perché prima c'era più povertà ,più miseria ma di certo più ricchezza interiore ,più valori ,non si aveva tempo di starsene in casa davanti ad uno schermo ,ci si stava nella piazzetta a tirare calci alla vita come metafora di un gioco al pallone ,si tirava fuori la grinta e la passione.Oggi queste ultime si sono spente, si loda la velocizzazione ,e non mi dite che non è così...questa è la motivazione dei nuovi laureandi,prima finisci ,prima ti inserisci nel mondo del lavoro ,peccato che magari poi sei costretto ad abbandonare la tua terra verso un altrove.

    Siamo migliorati come generazione?No!Viviamo di apparenze ,tra etichette e gruppi ,facendo della vita un concetto politico pur contestandolo...abbiamo confuso la libertà con la responsabilità o l'irresponsabilità ,perché questa è la moda ,perché così fan tutti ,perché io sono migliore di te ,perché dobbiamo combattere la violenza salvo poi essere violenti noi per primi ,perché ci piacciono le guerre e ma anche il suo psradosso con le storie a lieto fine , pur varcando il confine...e potrei continuare per ore a rime :)

    Non beffatevi di commenti come quelli di Thor ,c'è poco da scherzare ,è una realtà non una critica senza senso o un modo troppo serioso di prendere la vita .Abbiamo troppo,consumiamo troppo e produciamo più di quello che consumiamo e stiamo retrocedendo in qualcosa che è sotto gli occhi di tutti anzi no, negli occhi di tutti ,anche in quelli che non vediamo dietro una tastiera!

    Ciao Miki..

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    1. Mai beffati di alcun commento, anzi!
      Intelligente analisi quella di Thor così come la tua, che sottoscrivo...!^^
      Vero, un mondo che sembra sempre più disumano nella sua forzata umanità. Restiamo umani, si dice, ma davanti agli schermi.
      Oggi viva la velocità che crea separazioni, noi siamo ancora e sempre per la lentezza. Cuocere a fuoco lento, senza bruciarsi in fretta...!

      Moz-

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    2. Grazie ad entrambi :3
      Altri fattori, a mio parere, che portano a questo potrebbe essere un ambiente politico tossico, dove gli adulti si comportano come bambini. E un'economia in cui i posti di lavoro scarseggiano, specie quelli ad alto reddito. E la gente affoga nei debiti degli studenti con lauree che non lanciano un salvagente per aiutare. Una crescente solitudine tra gli adulti e un crescente problema di cyber-bullismo. Un aumento dell'uso di droghe. E quei commenti su YouTube e i social media che ti fanno perdere la fiducia nell'umanità. Scriverei anche di questi problemi, ma finirebbe per diventare un libro.

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    3. Magari lo pubblichi, diventi scrittore!
      Perché se è vero tutto quello che dici, è vero pure che con l'impensabile/impensato a volte questa vita la si svolta...^^

      Moz-

      Elimina
    4. Io sono sempre stato favorevole, invece... da sempre.
      Eviti che giri della merda, eviti che la criminalità guadagni...

      Moz-

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  14. Non ho mai letto il fumetto e né ancora visto la serie su Netflix (la recupero a breve), ma il quadro che hai saputo esporre è chiaro: siamo nati nel momento sbagliato ed è qui che mi voglio soffermare.

    La nostra generazione, anche io appartenente alla Y, la potrei definire la "generazione limbo": noi non siamo né carne e né pesce, e siamo nati storicamente in un groviglio funereo fatto di Brigate Rosse, attentato al Papa, Černobyl', caduta di un muro e la nascita di tanti altri ma molto più piccoli. Cresciuti dalla generazione Baby Bommers e dalla Generazione X, quella generazione che ha creduto che le nostre possibilità fossero non uguali alle loro ma addirittura migliori, inconsapevoli del fatto che loro sono nati e cresciuti nel migliore dei momenti storici ed economici dalla Rivoluzione Francese in poi.

    Noi siamo quelli che nel momento in cui si sarebbero dovuti buttare nel mondo del lavoro, si son ritrovati sul groppone la peggior crisi economica dal 1929. Siamo la generazione della crisi, delle opportunità decimate, dai sentimenti frazionati e inespressi... siamo la generazione neet, quella che a 40 anni sta ancora a casa dei genitori / nonni ecc... quelli che una vita come i nostri genitori se la possono solo sognare, perché in verità una vita vera non possiamo dire di avercela... eppure è tutto ciò che possiamo permetterci, perché la fette più grandi se le son mangiate i nostri genitori e i nostri nonni. Noi siamo quelli che andranno in pensione a 75 anni (chi ci arriverà), quelli che avranno un lavoro sicuro non prima dei 50/55 anni e che "contratto a tempo indeterminato" non sa manco dove sta scritto su una busta paga.

    E chi si salva della generazione y? Probabilmente chi dietro ha una famiglia di ceto medio, con la possibilità di poter dare possibilità ai propri figli... perché gli altri con le solo proprie forze difficilmente ce la possono fare, in questa società che non ti fa lavorare perché sei troppo giovane, poi perché non hai troppa esperienza e poi perché hai troppi anni.

    Non siamo né abbastanza giovani e né abbastanza vecchi... siamo quelli che a 50 anni avranno la possibilità che i nostri genitori hanno avuto a 20 anni. Figli di una rivoluzione tecnologica che a noi ci ha preso di sguincio, ma che i nati dopo il 2000 hanno vissuto fin dall'infanzia. Sì, saremmo dovuti nascere 30 anni prima o 30 anni dopo.

    Denny


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    1. Oppure semplicemente siamo nati ora e -ci spero, vedi quanto sono fesso- che quelle possibilità arriveranno.
      Tu dirai: che ci fai a 50 anni? Eheh, ecco perché sono fermo a 12, non appena ho capito come andavano le cose, dove stava la fregatura, mi sono freezato. Non sono cresciuto :p
      Comunque foto perfetta. Le cose stanno così e amen. Io penso di sapere dove andremo a parare, ricordatevi queste parole: fonderemo, nell'immediato futuro, una sorta di convivenza tra piccoli gruppi di amici nelle medesime situazioni.

      Moz-

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    2. Io purtroppo non ci credo che sarebbe tornato... il mondo sarà sempre più a tempo determinato, purtroppo...

      Moz-

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    3. Nah, non tornerà. Spiace dirlo ma l'Italia ormai va avanti a inerzia, perché nient'altro funziona. Ha esaurito il carburante, sta raschiando il fondo e chi ne ha l'opportunità arraffa quello che può finché può perché altro non si può fare. A meno di non fare una rivoluzione ma gli italiani non ne sono capaci. Ironicamente, la nostra migliore speranza è che davvero la Cina conquisti il mondo e ci faccia diventare un paese comunista. Sarà durissima ma almeno nei paesi comunisti non esiste disoccupazione, lo danno a tutti un lavoro. Ovviamente non sarà necessariamente una cosa che ci piacerà...

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    4. Ah beh, non mi sembra una bella prospettiva, anzi direi che dobbiamo uscire da questa cosa de "il lavoro rende liberi"... se il lavoro non c'è, magari non ce n'è nemmeno bisogno ;)

      Moz-

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    5. Ma io sono il primo a volere lo Smart working.
      Per me è impensabile SPRECARE tempo in ufficio, andare e tornare, è vita che perdi e che non ti paga nessuno.
      Se e quando è possibile, bisognerebbe lavorare in modo agile.

      Moz-

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    6. Chi è quel ragazzone di Milano?

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    7. Davvero un deejay stava per riportare i contratti a tempo indeterminato?

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    8. Anonimo, è chiaro che ci si riferisce al governo Salvini +5 Stelle, mandato a monte da Salvini stesso.
      Ma appunto, siamo off-topic e la politica sporcherebbe questo blog, quindi non ne parliamo più :)
      Sullo smart working: forse i comunisti sono ancora rimasti agli operai nelle fabbriche e agli scioperi XD
      A parte gli scherzi, capisco le problematiche ma ne vedo soprattutto i vantaggi. Alla fine perché dove fare in un ufficio quel che posso fare a casa mia con tutte le comodità, e farlo meglio? Chi vuol lavorare in ufficio, per qualsiasi motivo, lo faccia pure... io se potessi (il mio lavoro comunque NON contempla lo smart working, eh) perderei meno tempo passivo sprecato per viaggi ecc, e lo userei per me^^

      Moz-

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    9. Io acconsento quel che va bene per me, o per meglio dire... quel che andrebbe meglio.
      Che guadagno ci può stare a dover fare lo stesso lavoro che puoi fare comodamente da casa... ma in ufficio? Perdendo un'ora della tua vita ad andare e un'ora a tornare?
      Solo per far contenti i padroni, che devono controllarti?
      Questo è il vero problema. Il padrone vuole schiavi a orario. Io voglio essere pagato per il lavoro che faccio, e anche se mi fai perdere del tempo... tempo che è la MIA vita^^

      Moz-

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    10. È l'inverso di quello che dici... i padroni ti vogliono pagare di meno, toglierti socialità, annullare eventuali scioperi tramite la mancanza di contatti umani e rendere la propria casa unica cosa con il lavoro senza più privacy.

      Ognuno la pensi come vuole... Adesso io devo riprendere a leggere il nuovo numero di Demon Slayer :D

      https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=5234692103230916&id=232595763440600&m_entstream_source=timeline&__tn__=%2As%2As-R

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    11. Ovviamente messa nei termini che dice Rizzo, sono d'accordo con lui.
      Io ti parlo dello smart working in sostituzione al lavoro in presenza: stesse ore, o anche meno se una cosa la riesci a fare in meno.
      Questo intendo.
      Altrimenti che pagassero pure il tempo sprecato letteralmente per andare a lavoro.
      Contatti umani? Li cerco altrove, non di certo sul lavoro o coi colleghi... :D
      Ma poi ecco, chi VUOLE andare in ufficio ci va, assolutamente.

      Moz-

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  15. Se ci pensi, sono ancora pochi i genitori della Generazione Y, ma gli atteggiamenti che descrivi sono tipici anche della generazione appena precedente...
    Un figlio non è un successo personale, non è una religione da vendere su FB... Se la scuola è lo scatafascio è anche colpa di questi genitori... 🤯

    Moz-

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  16. Una riflessione che a me ha fatto male. Per male non so dirti come ma hai sottolineato una cosa evidente e che forse in molti abbiamo voluto far finta di non vedere. Lasciamo stare le altre generazioni (non perché non sia utili, anzi!) perché Michele Rech ha la nostra età e quindi è normale che tendiamo a identificarci in molte cose da lui dette. Il tuo articolo è un'esamina doverosa e anche inevitabile per quanto corretta, corretta e come! Anche io ho avuto queste sensazioni, ma visto che nell'ultimo anno mi sono pianto parecchie volte addosso, stavolta ho preferito fare passo!

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    1. Capisco perfettamente.
      Tu pensa: questo post nasce da un dialogo amaro dove abbiamo tratto le conclusioni che leggi; un amico emigrato, che aveva appena chiuso una storia sentimentale... così, sempre in mezzo al mare, a qualunque età, non c'è mai un attimo di pace.
      Ma allora, impariamo a goderne, forse non resta che questo.

      Moz-

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  17. Non capisco una cosa ..questa riflessione generazionale su che temi verte?
    La difficoltà di realizzarsi professionalmente immagino…?
    E il problema è legato all’indirizzo universitario intrapreso..non ho mica capito sai.

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    1. No, nessun indirizzo universitario.
      Una riflessione nata parlando con un amico che vive e lavora fuori... Una condizione di instabilità della nostra generazione che ora la serie di Zerocalcare ha saputo rendere perfettamente, e raccontandola a tutti... Così ne ho approfittato e ho rispolverato il post^^

      Moz-

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    2. Mah…l’importante è lavorare!
      Poi tutto viene di conseguenza secondo me.
      Come importante è non lasciarsi sopravvivere .
      Ciao

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    3. Eh appunto: il lavoro scarseggia, non è bello e sicuro come ce lo avevano descritto trent'anni fa, e via dicendo... è questa la cosa.
      Peraltro, poi, assurdo DOVER lavorare, se ci pensi...

      Moz-

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  18. Ma come faremo quando finiranno le lettere dell'alfabeto?

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    1. In realtà la Z-Generation esiste già e anche quella dopo... che si chiama Generazione Alpha^^

      Moz-

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  19. Grazie per questo post che racconta uno spaccato di quelli della tuia generazione e che Zerocalcare, per certi versi, racconta alla grande.
    Grazie Miki.
    sinforosa

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    1. Grazie mille a te!
      Mi fa piacere che questo post sia stato così capito e apprezzato!^^

      Moz-

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  20. Siamo cresciuti con l'idea inculcataci del "studiate, e riuscirete nella vita" e poi c'è toccato sentirci dire di tutto: bamboccioni, sfigati, persino che studiare era inutile, meglio laurearsi con un voto basso a 21 anni (peraltro cosa impossibile, complimenti a quell'ex-ministro che non nomino, sempre sul pezzo) che a 25 col massimo dei voti. Ci hanno raccontato e detto tante cose, e quando è toccato a noi, ci hanno liquidato con un "spiacente, ma il mondo è cambiato".

    Comunque si potrebbe dire che la cultura pop la generazione X l'ha vissuta, noi della Y l'abbiamo in gran parte ereditata (spesso in forma derivata o corrotta), mentre la Z la considera vintage o sorpassata, andando su modelli diversi. Probabilmente una parte del problema sta qui: non siamo quelli che hanno vissuti gli eventi, li abbiamo solo ereditati, mentre la generazione successiva ne sta vivendo di nuovi. Allora non ci resta che viveri di ricordi, che peraltro in larga parte nemmeno ci appartengono, ecco il nostro dramma.

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    1. Oddio, io penso che in quanto a cultura pop siamo i più forti... Dopotutto i miti sono nati nella nostra epoca, li abbiamo vissuto tutti! 🤓👍
      Verissimo quel che dici su istruzione, speranze, futuro. In sostanza sì, siamo stati liquidati s ora non sanno cosa fare di noi...

      Moz-

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    2. Non mi trovi d'accordo sui miti pop, alcuni sì, ma molti non li abbiamo vissuti affatto, perché precedenti. Ti indico una serie di elementi che fanno parte della mia personale cultura popolare: Ai Confini della Realtà, Pink Floyd, Guerre Stellari, A-Team. Appartengono a decadi precedenti, eppure per me sono fondamentali. Altri li ho vissuti in contemporanea, ma troppo giovane per poterli apprezzare in quel momento, e quindi rimandati di anni: X-Files, Dylan Dog, Ritorno al Futuro.
      Quello che intendo dire è che ci siamo formati su una cultura che è fatta in larga parte di recupero, a partire da quella degli anni '80, che ci è familiare perché proveniamo da quella decade, per cui ne abbiamo dei vaghi ricordi, ma che non ci appartiene, perché non l'abbiamo vissuta per davvero. Ecco perché dico che viviamo di momenti che abbiamo ereditato, ma non ci appartengono, però ormai li abbiamo fatti nostri.
      Ti faccio un esempio "bizzarro".
      Quando io ripenso al mio secondo anno di liceo (1999-2000) mi vengono in mente alcune canzoni degli anni '80, per esempio Shout dei Tears for Fears o Money's too Tight to Mention dei Simply Red. Che relazione c'è fra di loro? Nessuna. E soprattutto è un anacronismo. Eppure se io ripenso ad alcuni momenti di quel periodo, ad alcune situazioni, i miei ricordi hanno quella tonalità lì. Se ripenso ad altri momenti di quell'anno, invece mi vengono in mente le canzoni dei Cranberries, che è qualcosa di cronologicamente corretto.
      Intendo dire che la memoria a volte è qualcosa di strano, associamo a eventi e situazioni elementi che non sono loro proprie, ma che in virtù di un qualche meccanismo mnestico si correlano strettamente, e allora diventano parte del ricordo.

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    3. Esattamente, ma questa è una cosa che ho sempre sostenuto anche io: siamo stati fortunati perché abbiamo vissuto, oltre alla nascita di miti assoluti che tornano o sono ancora presenti, anche quelli cult del passato. In un grande calderone dove "non c'era il tempo", non esisteva lo stacco.
      Poi, da un certo punto, la TV in primis ha mancato tutto questo, preferendo solo l'attuale e dimenticando il passato; le nuove generazioni hanno persino snobbato la televisione, buttandosi sul web (moderno e attuale) ed ecco che si sono create differenze...^^

      Moz-

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