Quando, ormai diversi anni fa, parlai qui dell'Almanacco del giorno dopo, in molti rievocarono sensazioni di angoscia e disagio relative a quel programma e ad altre "anomalie" che apparivano in televisione.
Oggi ospito una testimonianza in merito: una sorta di analisi del fenomeno con ricordi annessi, inviatami da Mirco, che di fatto è colui che per primo ha condiviso in rete il materiale su questa trasmissione.
Per parlare ancora insieme di paure (ir)razionali, televisive e non solo. Ma anche di passioni, e di come queste segnano la nostra vita.
di Mirco T.
La trasmissione è quasi sempre stata seguita dei miei genitori e parenti. Questa “costante” si verificava quindi verso il momento dell’oscurità, sicuramente temuto da un bambino.
Non ricordo il momento in cui la paura per questo programma, soprattutto per la sigla finale, per me iniziò; neppure domandandolo a casa ho mai avuto risposte precise. Ricordano che una sera dissi semplicemente loro di non voler più vedere la televisione, perché ero spaventato.
Sarà stato il 1987 o il 1988. Loro non capivano però cosa fosse della televisione a turbarmi in particolare. Non so se per vergogna o per altri motivi infantili, non glielo dissi.
Mi riferirono anche di averlo domandato a un medico, forse il pediatra: rispose che probabilmente avevo udito da una trasmissione provenire un rumore forte di una sigla o di qualcosa di simile e che si trattava di una cosa normale per quell’età.
Sempre i genitori mi raccontarono che una sera, mentre stavano guardando la televisione, partì la sigla iniziale di Almanacco (Chanson Balladée, 1977); io, che mi trovavo a giocare in una stanza vicina, arrivai correndo verso la televisione stessa e la spensi spaventato.
Sicuramente, le antiche figure della sigla mi spaventavano, così come la breve melodia che introduceva le rubriche del programma, ma era la sigla finale per me la peggiore, con l’allegoria del Tempo: un uomo anziano con la barba che reggeva la falce e, a lui vicina, quella bandiera rosa che tendeva ad avvolgersi, con la scritta in una lingua del passato “È finita la comedia”.
Quindi per me il momento della cena era diventato di tensione nascosta, in quanto – e non ne capisco i motivi – non ne parlavo con i genitori e probabilmente loro, vedendo che non tentai di spegnere il televisore altre volte, pensarono il problema si fosse risolto. In realtà la tensione continuò per molto tempo e immaginavo comparire quel personaggio con la falce e la bandiera da un punto oscuro dell’abitazione, oppure dalla porta della camera dove dormivo. A volte mi bastava semplicemente vedere nella penombra un drappo o un elemento che mi ricordasse quel disegno, per sentirmi inquieto.
Probabilmente per esorcizzare la paura, avevo iniziato a parlarne spesso durante il giorno – quando mi sentivo maggiormente tranquillo – con i genitori, ma in modo appassionato e con canzoncine infantili dal testo che annunciava allegramente l’arrivo di questa bandiera di Almanacco.
Assieme a loro costruii, con un pezzo di stoffa rosa, una riproduzione semplice di questo oggetto, con tanto di scritta come nella sigla, con cui giocavo. Per questi motivi, i miei genitori tempo dopo mi raccontarono che credevano mi piacesse, per loro l’Almanacco e i suoi elementi erano inseriti in una passione per le cose del passato che ho sempre avuto; probabilmente da un lato così era, ma come dicevo quei miei comportamenti erano anche tentativi di allontanare la paura.
Disegnai anche molte volte quella sequenza televisiva; in un altro momento tagliai un foglio in strisce e le unii con il nastro adesivo per ottenere una sorta di pellicola cinematografica di fantasia da avvolgere, e su di esse disegnai le parti del programma.
Per il resto, la maggior parte dei miei passatempi era composta da quelli comuni a tutti i bambini, ma c’era quella quota di giochi ispirati o atti a ricreare quella trasmissione che sentivo particolarmente significativi.
La sigla mi turbava più di mostri e altre iconografie pensate appositamente per spaventare; queste le ritenevo quasi banali. Quella stampa disegnata, invece, era per me una cosa spaventosa ma in un contesto tranquillo, dove nessuno capiva. Mi chiedevo per l’appunto, nella mente di bambino, come non potessero spaventarsi anche gli altri!
Ricordo che anche i nonni paterni guardavano l'Almanacco, e da loro tentai di fotografare l’immagine globale della sigla finale, proprio mentre veniva trasmesso; attesi con trepidazione lo sviluppo del rullino che conteneva quella fotografia, ma ne rimasi piuttosto deluso, in quanto la fotografia sviluppata presentava una grande banda scura che la rendeva quasi indecifrabile, perché non avevamo ben regolato le funzioni per fotografare lo schermo televisivo. Conservai quell’immagine per qualche tempo e poi la gettai.
Pure i nonni materni guardavano il programma. Avevo l’abitudine di restare qualche giorno da loro e quando seppero della mia paura, quasi vietai loro di guardare anche il telegiornale, in quanto una sera vidi scorrere la temuta sigla finale in un televisore tra i molti che si trovavano dietro al giornalista che presentava. Qualche sera succedeva che non andasse in onda; ovviamente, dentro di me esultavo.
Come succede spesso anche nei bambini, ciò che vivevo si rifletteva nei sogni; ne ricordo alcuni in particolare, che probabilmente feci attorno al 1988 o 1989.
Nella realtà in televisione a volte succedeva – attualmente il fatto sembra meno frequente – di udire voci di sottofondo trasmesse per errore, probabilmente di tracce audio di altri programmi. Questo fatto particolare, unito a una scritta commerciale che vidi in un negozio vicino dove abitavo – la scritta era “Pane” – realizzata con un carattere di scrittura molto simile a quello usato nella scritta “Fine” di Almanacco, mi causò un nuovo sogno: in esso stavo sempre guardando il programma in televisione e, durante la sigla finale, si sentì una voce maschile quasi coprire la musica, che diceva qualcosa contenente le parole “Fine” e “Pane”. Ovviamente, mi svegliai piuttosto turbato.
La volta in cui la tensione arrivò al massimo, ricordo che mi trovavo assieme ai miei genitori, forse li avevo svegliati e mia madre disse qualcosa come che non riuscivo a stare fermo. Mi domandarono come mai mi sentissi così e quindi spiegai finalmente loro che la causa era la sigla di Almanacco.
Ovviamente ne rimasi sollevato, perché capirono quel mio disagio e cercarono sempre di aiutarmi.
Qualche tempo dopo, parlandone con altre persone, mi riferirono che anche la figlia, più grande di me, di amici di famiglia aveva provato una certa inquietudine per questo programma ma per le figure dei mesi dell’anno della sigla iniziale, per i loro visi, così particolari e a tratti grotteschi.
Almanacco continuava a non piacermi; proseguivano però di pari passo i miei tentativi per vedere quella sigla senza spaventarmi. Registrai anche una puntata su audiocassetta, ma non riuscii a riascoltarla. L’idea che quella musica fosse su quel nastro magnetico di certo non mi entusiasmava, quindi la cancellai subito.
Verso il giorno di Natale del 1990 i miei genitori decisero di acquistare un videoregistratore; anziché domandare subito loro se potevo registrare i cartoni, chiesi prima se si potesse registrare l’Almanacco. Le prime prove di registrazione riguardarono per l’appunto quel programma.
Su loro suggerimento iniziai a rivedere più volte la sigla finale con l’audio disattivato, poi a basso volume e finalmente riuscii a vincere questa tensione, anche se restava sempre un alone di inquietudine.
Con il tempo che passava e quindi crescendo, Almanacco iniziò a non colpirmi come prima; ricordo che scattai anche alcune immagini del programma inquadrando la televisione con una macchina fotografica a sviluppo istantaneo.
In un filmato del 1991 mi vedo giocare con i figli di amici di famiglia, mostrando spesso in video i libri e i giocattoli che possedevo ma, a un certo punto, decido di far partire la musica della sigla finale, con una lieve emozione, da un’audiocassetta; la si sente in sottofondo mentre vengono inquadrati i presenti. Tutto procedeva tranquillamente e mi chiedevo ancora una volta come potesse non verificarsi nessuna strana espressione del viso di qualcuno di loro, dopo quello che avevano sentito. Forse, nelle mie intenzioni infantili, volevo spaventarli per gioco.
Tempo dopo, l’Almanacco era vicino alla fine delle proprie puntate; ricordo che negli ultimi tempi la sigla finale terminava in un monitor all’interno di un affollato e moderno studio di un quiz serale, che poi proseguiva con i suoi giochi. Pareva che quella sigla per me spaventosa fosse stata sconfitta anche dalla televisione stessa. Provai un senso di sollievo, ma anche un pizzico di nostalgia.
Nel 2000, anno in cui iniziai a navigare su Internet, da adolescente mi interessai nuovamente alla trasmissione; avevo notato sul mio libro scolastico di Storia delle scuole superiori l’immagine di una stampa antica che reputai dello stesso “stile” di quelle delle sigle di Almanacco. Potei leggere il cognome Mitelli.
Su Internet non riuscii a trovare riferimenti certi tra Mitelli e la trasmissione, ma gli altri suoi lavori che mi apparvero confermarono indubbiamente la mia supposizione. Giuseppe Maria Mitelli fu un incisore bolognese attivo dal 1600 ai primi anni del 1700; mi colpì il fatto che quelle stampe che tanto mi turbarono erano state realizzate non molto lontano da dove vivo.
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c'è un riferimento a Bologna... |
Iniziai a parlarne su alcuni siti dell'epoca e a segnalare chi fosse l’autore di queste stampe tanto diventate famose e scoprii che molte persone anni prima avevano temuto questo programma. La motivazione principale, anche secondo uno psicologo collaboratore di un sito dedicato agli anni ‘70 che contattai, era probabilmente che quelle immagini, unite alla musica, erano connesse a un passato ormai scomparso e creavano una particolare atmosfera in contrasto con il mondo moderno. Agli occhi di un bambino di quel periodo, potevano quindi aprirsi varie interpretazioni. Che potevano anche sconfinare nel bizzarro, secondo me.
Pubblicai in rete poi, negli anni successivi, alcune immagini del programma che furono utilizzate per vario tempo da alcuni siti e blog. Conobbi, sempre su Internet, un ragazzo con un’esperienza molto simile alla mia e anch’egli con il progetto di ritrovare le stampe e alcune vecchie puntate registrate di Almanacco. Ricordo che acquistò una bella raccolta di riproduzioni delle stampe dei mesi dell’anno mostrate nella sigla iniziale e, vedendole sempre proposte in vendita fisicamente in bianco e nero, già da subito capimmo che quelle del programma erano state colorate, probabilmente dalla produzione stessa, per esigenze televisive.
Mi regalò una riproduzione della stampa della sigla finale, da lui chiesta direttamente a un’importante biblioteca di Bologna e io ricambiai con una copia della videocassetta con le puntate da me registrate con l’aiuto dei genitori nel 1990 e 1991; solo due di esse sono integre, il resto sono frammenti di rubriche del programma stesso. Questo materiale è stato poi pubblicato in rete e ha avuto migliaia di visualizzazioni. Ci si sentiva come pionieri di una storia televisiva da ricordare con l’aiuto delle nuove tecnologie.
L’Almanacco è stato riproposto molte volte dai media in questi anni, anche di recente. Secondo me però, l’edizione più vicina ai canoni originali rimane quella della trasmissione Geo&Geo, dove erano rispettate le stampe originali e c’era una scaletta coerente delle rubriche.
Sicuramente mi batterei per un serio ritorno del programma in televisione, nonostante l’epoca in cui viviamo, dove purtroppo a un’analisi superficiale non avrebbe molta utilità, perché sostituito per l’appunto dalla rete che consente di ricercare informazioni storiche e pratiche in ogni momento e da qualsiasi luogo. Credo però che un momento televisivo come era l’Almanacco sia possibile, magari contenente curiosità poco note al pubblico, con brevi documentari e rubriche e senza l’ossessione per gli ascolti da parte della rete televisiva. In un mondo dominato da contenuti di durata molto breve, l’Almanacco potrebbe avere qualche possibilità, vista la sua brevità originaria.
Come mia consuetudine di tutti questi anni, resto sempre in attesa di un suo ritorno, che possa finalmente diventare fisso e coerente. Nel frattempo, quanto è rimasto registrato lo rivedo sempre con piacere, così come ripenso a tutti i ricordi di quel programma, che ha fatto parte delle vite quotidiane di molti di noi. Bisogna infine riconoscere e lodare l’impegno di chi ancora ne parla e pubblica materiale al riguardo sulla rete, contribuendo così a tenere vivo il nostro passato, emozionandoci.
Mirco T.
Grazie a Mirco e alla sua testimonianza, che in realtà è molto di più: mi ci sono ritrovato, e non solo per l'Almanacco: ho rivisto nei suoi ricordi molte delle cose che ho fatto anche io.
E ancora una volta mi chiedo: perché questa trasmissione faceva paura? Qual è il vero motivo?
Ma soprattutto: la televisione di un tempo era davvero più spaventosa? Perché?
Dite la vostra!
Ho letto la testimonianza di Mirco. Le sue parole ci fanno comprendere come la mente di un bambino possa percepire determinate immagini, soprattutto se accompagnate da musiche insolite. E non posso che pensare al bombardamento di immagini a cui è sottoposto un bambino oggigiorno quando lo si lascia con in mano il cellulare mentre la mamma fa la spesa, fa i mestieri, fa... Terribile.
RispondiEliminaE più terribile è il fatto che per molti genitori il cellulare è diventato una tata a buon mercato. Buona giornata Miki.
sinforosa
Oggi almeno ci sono dei "filtri famiglia" applicabili sui dispositivi... All'epoca no, e questi messaggi subliminali (per me onirico-satanisti) ce li siamo dovuti digerire tutti, venivano a violare il senso di sicurezza del nostro focolare domestico...
EliminaLa questione è molto particolare. Anche noi venivamo lasciati davanti alla TV, che spesso trasmetteva cose improprie nelle fasce orarie per bambini; internet ha comunque dei filtri ma qui la questione è di paure per cose veramente irrazionali.
EliminaPerché un programma del genere, una semplice rubrica quotidiana da calendario, ha terrorizzato la gente?
Non era quello il suo scopo (infatti, non concordo con Gas, se per messaggi onirici-satanisti si riferisce all'Almanacco).
Ma qualcosa avevano e forse ho proprio capito cosa... 💪😃❤️🔥
Moz-
Non mi riferisco alla trasmissione (che a me interessava e incuriosiva sebbene fossi piccolo) ma alla sua sigla, che è l'oggetto del post.
EliminaSì, ma secondo me è tutto un contesto...
EliminaMoz-
anche la sigla del carosello ha quel che di pertubante. E l'omino di super classifica show
RispondiEliminaEsatto. Tutti elementi strani e particolari. Ma io l'ho sempre detto: la TV di un tempo era più spaventosa! 😎😨🎯
EliminaMoz-
che salto nel passato
RispondiEliminaE nel terrore! 😨🤩
EliminaMoz-
Ringrazio Mirco per questo ottimo articolo/testimonianza!
RispondiEliminaA me l'Almanacco piaceva come trasmissione, era un appuntamento che mi incuriosiva, ma anticipato da quella sigla inquietante e grottesca, fatta di immagini mostruose fuori dal tempo accompagnate da una musica ossessiva/ostinata dalla quale spiccava quel "fischio" disturbante! Giuro che solo certe scene di "Twin Peaks" mi hanno inquietato maggiormente guardando la televisione! Quella sigla non era qualcosa da trasmettere a un orario con dei bambini potenzialmente davanti all'apparecchio, è stata l'origine di alcuni miei incubi ricorrenti, nei quali ero in auto coi miei genitori e guardavo dal finestrino, vedendo scorrere tra le campagne quegli storpi figuri della sigla, ma con smorfie degne dell'inferno dantesco, e accompagnate dallo stridio di numerosi e imprecisati uccelli, simili a metallo che strisciava su metallo... Quanti risvegli col panico in corpo!
Secondo me Mitelli nonché l'autore della musica di sottofondo erano satanisti o qualcosa del genere, e oggi mi fa strano che il primo canale Rai, notoriamente di matrice cattolica, abbia per tanti anni ospitato quell'obbrobrio multimediale, evidentemente nella redazione Rai dell'epoca c'era qualche seguace di Lucifero, e volendo avrei anche un nome da fare... Trasmettere spassionatamente quella sigla "per tutti" e poi magari consigliare la visione de "Il nome della rosa" a un solo pubblico adulto...
Anche io ho scaricato le incisioni di Mitelli, pensavo di costruirci un racconto dell'orrore...
Oggi una trasmissione come l'Almanacco sarebbe molto interessante, ho un'app che ogni giorno ne offre un surrogato testuale (un proverbio, un santo, una vignetta, i nati del giorno...), ma per cortesia senza riportare in auge quella sigla demoniaca.
Ecco, tu tocchi il punto e presto ne parlerò in un post apposito. Forse ho la chiave della questione.
EliminaNon mi addentrerò in questioni subliminali (penso che anche altre stampe avrebbero inquietato) o sataniche (la musica non è più o meno inquietante rispetto a tante altre televisive, da quelle dei Rondò Veneziano a Mixer...).
Era proprio un mondo diverso, nessuno pensava che quelle cose potessero inquietante i più piccoli, perché erano pensate per gente grande e già formata.
😉❌️
Moz-
Di Rondò Veneziano ho già sentito varie speculazioni a riguardo ma ho una musicassetta con i loro successi e non mi ha mai fatto quell'effetto, come non me l'ha fatto vederli esibire in televisione, anzi trovavo la loro musica rilassante e in buona risonanza con me.
EliminaLa sigla di Mixer che ricordo io sembrava una musica da "Spazio 1999", per me era futuristica, fantascientifica, intrigante, tutt'altro che inquietante/disturbante come quella dell'Almanacco; un po' sospette forse le immagini, ma non erano fuori dal tempo come i disegni di Mitelli.
Attendo comunque l'approfondimento. 😉
Vedi, forse dipende proprio dalle diverse sensibilità di ognuno di noi. C'era chi trovava inquietante la sigla di Twin Peaks, che non ha effettivamente niente di strano, diversamente da quella di X Files, fatta per inquietare...
EliminaMoz-
La sigla di X-Files a me trasmette inquietudine, ma è un telefilm di fantascienza-thriller, ci sta... Cosa ben diversa di una rubrica di erboristica, cucina, storia, com'era l'Almanacco. Anche la sigla di Chi l'ha visto? non scherza, con quel cambio di registro che sembra copiato dalla sigla dell'Ispettore Derrick, ma che riesce a confondere e disorientare.
EliminaA me, ad dire la verità, fa più paura la TV di oggi. A tal punto che l'ho spenta definitivamente. Decisione presa durante la pandemia. Ora mi sto interessando per evitare di continuare a pagare il canone.
RispondiEliminaDella TV del passato mi ricordo ben poco. Semplicemente non l'avevamo, non c'erano soldi per comprarla ma, a quanto leggo, non ho perso molto anzi potrei dire che mi sono salvata mentalmente. 🤣🤣🤣💚👋
Ahaha in un certo senso sì, ti sei risparmiata tutta una serie di inquietudini che arrivavano per i motivi più disparati... Guarda, meglio così 📺💥
EliminaMoz-
Io da bambina rimasi traumatizzata dal film di kink Kong. I miei genitori erano usciti e io ero da sola con mia sorella e mia zia. Noi eravamo ad un certo punto da sole in salone con la TV accesa
RispondiEliminaMia sorella prese il telecomando e iniziò a schiacciare i tasti a caso perchè era molto piccola ma ad un certo punto spuntò sullo schermo quello scimmione urlante e aggressivo e io rimasi veramente spaventata. Ancora oggi se una persona si arrabbia mi dà fastidio perchè mi ricorda quella scena. 😔
Quindi ti ha proprio segnata! 🦍
EliminaMa comunque ci sta: immagino che potesse far paura, come scena. Penso fosse una cosa voluta, almeno all'epoca della creazione del film!
Moz-
Mah, io ero abbastanza piccolo all'epoca e lo guardavo spesso insieme a mia zia. Non mi metteva alcuna paura, anzi, lo trovavo interessante perché apprendevo tante cose. Poteva capitare che sul singolo servizio, tipo anniversario della nascita di un'artista, parlando di lui mostrassero anche opere che oggi forse non vedrebbero lo schermo a quell'ora della sera. Ricordo in particolare una scultura che mostrava tanti scheletri, simboleggiava un'epidemia, ovviamente mi turbò, ma fu specifico per quel servizio. La sigla non mi ha mai dato disagio e lo seguivo sempre con interesse e senza alcuna sensazione negativa.
RispondiEliminaAssolutamente oggi la Tv ha molta più sensibilità (anche coatta) verso i più piccoli. Non mostrerebbe mai cose come un tempo.
EliminaSull'Almacanno, secondo me il mondo si divide in chi ne aveva terrore e chi no :)
Moz-
Come un altro ha detto è per questo motivetto che anche se simpatico e felice a certi può sembrare strano e inquietante ma mi chiedo come mai a noi altri no 😆, più che altro come di nuovo detto sono le immagini il loro stile grafico vedete le facce delle persone sono disegnate grossolanamente abbastanza rozze con lo sguardo molto cupo che sembrano rabbiose molto cattive è questo ci sta che spaventava i bambini.
RispondiEliminaDa piccola piccola a me spavento` tantissimo il vampiro del film Dracula di Bram Stocker del 1992 mi rimase impressa la sua faccia maligna e la pettinatura a cuore entrambe bianchissime, piansi molto.
E sempre da piccola ma un po' più grande quella pubblicità in tv di non so quale prodotto con in sottofondo la canzone Breathe di Midge Ure con la scena in bianco e nero di una coppia etero uomo e donna che fanno sesso e rotolano nudi nel letto e si sente il respiro sospirato della canzone che nella pubblicità sembra lei che orgasma piano mi metteva tantissimo imbarazzo e sgomento perché a quell'età percepivo come molto sbagliato il sesso.
Era lo spot della Swatch, peraltro bellissimo.
EliminaEcco, secondo me i bambini non riescono a contestualizzare le cose normali per gli adulti.
Diverso il caso di Dracula: lì DEVE spaventare.
Moz-