[LIBRI] Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam di Nino Baldan: quattro chiacchiere con l'autore


Ciò che mi ha colpito, leggendo Topolini, Kombatini, Bim Bum Bam è l'approccio dell'autore, ossia Nino Baldan che avete sicuramente incrociato qui tante volte.
Un approccio identico al mio, per quanto riguarda il ricordo e la cultura nerd.
Sapete cosa ho sempre dichiarato riguardo al blog che state leggendo: è la cristallizzazione dei miei ricordi, prima che si perdano.
Ecco, Nino ha fatto lo stesso, ma su carta. Anzi, in un libro che ha strutturato come una serie di articoli del suo blog (QUI).
E io ho voluto fare quattro chiacchiere con lui: come nasce questa idea, come si è sviluppata e cosa deve aspettarsi il lettore.
Nino ha risposto alle mie domande, peraltro rivelando a cosa ha dovuto rinunciare e come gli sia cambiata la vita: spero possa essere un grande spunto di riflessione per tutti...


Con Nino condivido l'anno di nascita: pertanto leggere le sue avventure è stato come ricordare le mie. Certo, lo sfondo cambia e la sua Venezia la fa da padrona, ma vi assicuro non essere una presenza che preclude la comprensibilità a chi non vive nei paraggi; così come gli argomenti trattati, che tutti conosciamo, risultano sempre inclusivi. Questo proprio per aver affrontato il tutto da un punto di vista personale: vi ci ritroverete, ve lo assicuro.

Miki - ciao Nino, cosa c'è in questo tuo lavoro?Nino - un saluto a tutti i Clockers e un ringraziamento a te, Miki, per lo spazio che stai dedicando al libro! "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam" è un compendio della cultura infantile degli anni '80 e '90 che si distacca dalla struttura antologico-oggettiva per lasciar spazio a sensazioni, aneddoti e ricordi di quell'epoca pre-internet in cui siamo cresciuti.
I 24 capitoli sono 24 racconti intitolati come icone del periodo: dai Puffi al Game Boy, dalle sorprese Kinder ai Power Rangers; tra le descrizioni dei prodotti troviamo la vecchietta che mi comprava il "Topolino", mio nonno che costruiva playset col compensato, le pubblicità che "capivo male", le interminabili sfide a "Holly e Benji" all'oratorio.
Nelle prime pagine l’io narrante frequenta l’asilo, per poi passare alle elementari e infine alle medie; la gioiosa incoscienza dell'infanzia è gradualmente sostituita dai primi dubbi dell'adolescenza, uniti alla consapevolezza che quel mondo colorato stava ormai per sciogliersi come neve al sole.


Miki - com'è nato il libro?
Nino - i post del mio blog hanno sempre contenuto aneddoti della mia infanzia, ma ultimamente ho notato come la mia memoria si stesse affievolendo, e ho così pensato di "preservare" su carta quanti più ricordi possibili: annotazione dopo annotazione mi son reso conto che ne avrei avute abbastanza per scrivere un libro. Lavorando full time, però, il tempo era tiranno.
Inizialmente avevo deciso di inibire questi input e dedicarmi a ciò che davvero mi dava da mangiare: il mio lavoro nel turismo, dedicandogli ogni sforzo e iniziativa.

Ma passavano i mesi, gli anni, e il mio inquadramento non cambiava, anzi, non mi
riconobbero neanche lo scatto d'anzianità pattuito. Al contrario, vedevo arrivare personaggi giovanissimi, alla prima esperienza di lavoro, subito insigniti di cariche importanti solo per motivi parentali o perché usciti da questo o quell'ateneo. Ho anche cambiato azienda, ma la sostanza non cambiava. Così, ho deciso di intraprendere la più coraggiosa delle decisioni: lasciare completamente il mondo del turismo e dedicarmi anima e corpo a quello che mi riesce meglio: scrivere, raccontare.
Così, a seguito del mio ritrovato impegno con il blog, nel giro di pochi giorni 1) è uscito un pezzo su di me su "La Nuova Venezia", 2) ho incontrato Paolo Pradolin che mi ha tirato a bordo nella redazione de "La Voce di Venezia", con un riscontro di visite del tutto inaspettato.

E se nella mia vita avessi sempre sbagliato tutto? E se tutte le persone che mi dicevano "smettila di folleggiare" avessero avuto torto? E se mi fossi messo a scrivere dieci, quindici anni fa anziché fare il commesso, il cameriere e il bancarellaro, cosa sarebbe successo? Così, forte del sostegno della mia attuale ragazza, ho cambiato vita: di giorno svolgevo il mio "praticantato giornalistico" e di sera aggiornavo il blog oltre a dedicarmi, finalmente, al progetto che sarebbe poi diventato "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam".


Miki - nell'opera, la tua città gioca un ruolo fondamentale: come mai questa scelta?
Nino - Venezia è il luogo dove sono nato e cresciuto: vien da sé che non avrei potuto scindere la narrazione della mia infanzia con il suo naturale palcoscenico! Quindi, alla cultura pop e al mio percorso personale si aggiunge un terzo filo conduttore: quello della mia città, un tempo composta da famiglie, scuole e negozi, dove tutti si conoscevano e i bambini giocavano nei campi, che non esiste più e che vorrei in qualche modo preservare, almeno nella memoria.

Perché noi bambini veneziani degli anni '80 e '90 eravamo davvero fortunati: andavamo a scuola da soli, ci fermavamo in cartoleria a vedere i giochi del Game Boy, che all'epoca erano venduti un po' dappertutto; c'erano le pasticcerie con gli espositori Kinder, le edicole con il "Topolino", i negozi di giocattoli con il Subbuteo, le Tartarughe Ninja e le Micro Machines. Poi, anno dopo anno, la monocultura turistica si è fatta sempre più invasiva: le case sono diventate b&b, gli alimentari bazar, le scuole hanno chiuso.



Miki - cultura pop: cosa significa per te?
Nino - per "cultura pop" intendo l'immaginario che gravita attorno ai diversi periodi storici. E di riferimenti alla "cultura pop" degli anni '80 e '90, nel mio libro, se ne trovano a bizzeffe, dal cibo alle abitudini, dalla musica alla pubblicità. Si tratta a mio avviso dell'idea "mainstream" di ogni epoca: se trent'anni fa avevamo Invicta, Walkman e Karaoke, adesso ci sono Gucci, iPhone e trap. Ma allora la "cultura pop" dei decenni passati era effettivamente migliore, complice la situazione economica, o eravamo noi ad averla a cuore perché ci siamo cresciuti?
È un quesito che mi sono posto decine di volte, ma che più passa il tempo e più mi fa propendere per la prima ipotesi. Ho però voluto evitare il nostalgismo: sarà il lettore a valutare se è meglio, come oggi "sapere" oppure "non sapere", "immaginare" e in qualche modo "sognare".



Miki - come si è svolta la lavorazione del tuo libro?
Nino - è iniziato tutto, come dicevo, con un blocco di appunti inizialmente cartaceo. La mia testa era indecisa tra la formula "anno per anno" e quella dei “capitoli tematici”; alla fine ho optato per la seconda.
E dopo aver scritto di getto le prime quaranta pagine, ho realizzato quanto il mio progetto si stesse avvicinando a una versione fisica del mio blog: storie esaurienti, autoconclusive, con le informazioni che si alternano ai ricordi.
Ciò che mi ha portato via più tempo non è stata la stesura in sé, ma la verifica di ogni nome e di ogni data presente nel testo, oltre a una revisione riga per riga atta a equilibrare le tre "anime" del libro: gli anni '80/'90, la mia infanzia e Venezia.

Ma mancava ancora qualcosa che in qualche modo "avallasse" il mio lavoro: ecco che mi è balenato in testa un nome, quello di Alessandro "DocManhattan" Apreda, che nel 2015 aveva recensito il mio “Io e il wrestling italiano". E così gli ho inoltrato la bozza di “Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam”; già che c'ero, gli ho esternato un mio grande desiderio: quello che fosse lui a introdurlo. Non solo ha espresso il suo apprezzamento, ma mi ha anche la sua prefazione! I passi successivi sono stati un'ulteriore rilettura a caccia degli ultimi refusi e la creazione della copertina. Lì ci ho speso due settimane: volevo qualcosa che riunisse le tre già citate anime del libro (anni '80/'90, la mia infanzia, Venezia) e alla fine ho optato per la soluzione che avete visto, giocando con i colori primari.
Infine l'ebook, che ho convertito personalmente per renderlo compatibile con ogni dispositivo: dimensioni, carattere, interlinea e colore dello sfondo sono modificabili a vostro piacimento!



Miki - cosa deve aspettarsi il lettore dal tuo saggio?
Nino - "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam" è un viaggio in un'epoca passata tra giocattoli, sigle e pubblicità, strutturato come fossero post (inediti) del mio blog.
I capitoli si susseguono in maniera più cronologica possibile, permettendone la lettura indipendente ma con una serie di sfumature che possono essere percepite solo affrontandolo dall'inizio alla fine: è la storia di un bambino del 1983, della sua crescita, delle sue insicurezze che si fanno più forti man mano che si approssimano l'adolescenza, la fine di un'epoca e la disgregazione della sua città. Che, per ironia della sorte, avvengono contemporaneamente.
Il tutto in un'infinità di ricordi che mi auguro possano rievocare nel lettore le stesse sensazioni che ho rivissuto io scrivendoli.
Grazie ancora Miki e grazie a tutti voi!

Miki - ti assicuro che io le ho rivissute, e non perché siamo coetanei: sono sensazioni che chiunque può ritrovare, perché si tratta di momenti di vita che si legano a un prodotto, che può essere un prodotto qualsiasi a seconda della persona. Ma, le sensazioni, restano quelle.

Dunque, cari Clockers, non mi resta che consigliarvi quest'opera, specie se siete appassionati lettori retromaniaci: in Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam ritroverete tantissime cose che amiamo e che -vi assicuro- vi faranno ricordare, sorridere e anche rivedere i passaggi agrodolci della vita.
Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam lo trovate qui:

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87 commenti:

  1. L'unico nostalgismo che ho percepito in Nino, in questo libro, è quello per il cambiamento della sua Venezia.
    In effetti è difficile non pensare a quanto siano cambiati in peggio, secondo la nostra prospettiva, i luoghi in cui siamo cresciuti. Nel mio caso non tanto il mio paese, ma la mia "seconda città", cioé Pesaro.
    I giovani d'oggi invece vedono le nostre città così come sono ora e magari tra trent'anni saranno nostalgisti di questo, perché non ci saranno più negozi e si faranno solo acquisti online.

    Provo a rispondere alla domanda: "Ma allora la "cultura pop" dei decenni passati era effettivamente migliore, complice la situazione economica, o eravamo noi ad averla a cuore perché ci siamo cresciuti?".

    Secondo me è un mix di entrambe le cose. Nel senso che inevitabilmente la cultura pop che abbiamo vissuto è la migliore, perché è l'unica; così per i ragazzi di oggi la loro sarà la migliore e tra vent'anni diranno ciò che diciamo noi oggi.
    Però oggettivamente bisogna analizzare ogni periodo storico e la nostra epoca è stata quello dello splendore di questa cultura pop: la generazione precedente infatti non navigava nell'opulenza di giocattoli e cose varie come è accaduto a noi.
    Uscendo dall'ambito "pop", pensa al Guerin Sportivo.
    Quello degli anni '70 e dei primi anni '80 è un giornale cult: in quegli anni ad esempio ci fu l'introduzione del "Film del campionato", il racconto settimanale della giornata di campionato in un fascicolo centrale. Ma i migliori Guerin Sportivo sono stati quelli da fine anni '80 a fine anni '90, ricchissimi di fotografie.
    Poi con il proliferare del web, questa forza si è persa.

    Quindi, oggettivamente, il Guerin Sportivo di oggi è una roba indecente rispetto a quello che usciva quando eravamo noi bambini e ragazzini.

    Diciamo che in questo c'è un parametro oggettivo: bisogna sempre contestualizzare tutto al periodo storico vissuto.

    (I nomi dei Kombattini, ahah, addirittura Lo Brutto che sarebbe l'arbitro Lo Bello, il saccheggiatore, infatti saccheggiò il Milan di uno scudetto ahahha)

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    1. La Venezia di Nino è come ogni nostro paesino o città che sia; io per esempio sono due anni che sto raccogliendo insegne e ricordi (e foto!) di locali storici della mia cittadina. Lo capisco, quindi.
      Perché i cambiamenti "morfologici" urbani (e delle attività, che mutano o purtroppo chiudono) sono anche ogni volta la fine di vere e proprie epoche.

      Vero che la cultura pop è come dici, e i ragazzini di oggi tra 20 anni rimpiangeranno quella di oggi.
      Solo che noi abbiamo vissuto anche quella anni '60 e '70, grazie alla tv. Diciamo che abbiamo dato molto spazio anche al vintage, al passato.
      E oggettivamente, non solo il Guerin, ma penso il 99% delle cose, era meglio prima...

      Moz-

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    2. Io rivoglio Squadra Mia XD

      Moz-

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    3. Sì, Riccardo: ho evitato ogni richiamo al "si stava meglio una volta" - perché, a detta di molti, è opinabile - ma ammetto il velo di nostalgismo per la mia Venezia: lì il declino è constatabile e oggettivo. Gli anni '80 e '90 erano il periodo dell'iniziativa privata, dell'export, e nel 1986 l'Italia godeva del QUINTO PIL più alto del mondo: in Laguna si stava bene, e sebbene lo spopolamento fosse già avviato, c'era un buon equilibrio tra residenti e visitatori. Ma soprattutto: chi lavorava a Venezia riusciva a viverci, a mandarci a scuola i figli, a farci gli acquisti.

      Poi sono cadute le frontiere, si sono aperti i mercati, abbiamo adottato una valuta "forte"; e l'aumento dei turisti non è equivalso ad un aumento della ricchezza, anzi. C'è stato un proliferare di aziende che hanno fatto del "low cost" il loro cavallo di battaglia grazie a manodopera sottopagata e prodotti d'importazione: per i proprietari dei "fondi" non è cambiato nulla, ma per la classe media ciò ha rappresentato la fine. Un tempo avevamo gli Europei, gli Americani, i Giapponesi; ora Venezia si è aperta al mondo, compresi i Paesi dove la paga mensile non va oltre i 300/500 euro: potranno pagare 150 euro per una notte in hotel? 100 euro per una maschera? 500 euro per un vaso di vetro? Certo che no. Molti Veneziani hanno chiuso e se ne sono andati, innescando un terribile meccanismo che ha portato alla scomparsa di scuole, negozi, servizi.

      I giovani che ora popolano il Centro Storico sono i figli degli ultimi "fortunati" che ancora riescono a viverci, ma come mi ha detto un negoziante, spesso vivono "nella bambagia" tra vacanze all'estero e vestiti di lusso, del tutto inconsapevoli di ciò che li circonda. Anche loro, tra 20/25 anni saranno affetti dalla "nostalgia", ma cosa ricorderanno? Le loro festicciole al chiuso con i soldi di mamma e papà mentre fuori non c'è un solo negozio senza paccottiglia, un solo scalino non occupato da bivacchi, una sola famiglia "normale" che viva tra affittacamere e b&b? Che cosa si dirà? "Che bello quando c'era TikTok"? "Quanta nostalgia di Fortnite"? "Ridateci Sfera Ebbasta e la Ferragni"?

      Ai nostri tempi vivevamo il presente, oggi i giovani "tirano avanti" con gli ultimi soldi della generazione che li ha preceduti, sfoggiando un'opulenza anche maggiore di "quando le cose andavano bene", senza fantasia, senza curiosità, senza ideali...ma che cosa costruiranno? Ma soprattutto: cosa faranno quando anche quei "fondi" saranno finiti?

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    4. Nino, quello me lo chiedo anche io: vedo una MAREA di persone fino alla mia età che vivono vita natural durante a non fare un cazzo al bar.
      Eppure hanno il cellulare da 1000 carte, l'auto figa e vestiti di marca che se resti nudo perdi migliaia di euro. DOVE LI PRENDONO QUESTI CAZZO DI SOLDI?
      Boh. Sarà che sono io a sbagliare tutto, non so.
      Vero anche quel che dici sulla nostaglia tra 20 anni: sarà un ricordo molto povero... ma sono pronto a scommettere che presto rifaremo il giro, e si tornerà a una vita almeno più semplice. Anche senza negozi e miti, ma almeno per strada...

      Moz-

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    5. NOI ricorderemo le grandi produzioni televisive, i corpi di ballo, l'Italia al centro dell'attenzione mondiale, e LORO? :D dei manichini chiamati "influencer" ed elevati a "miti" solo perché indossano qualcosa? I salotti della D'Urso? Le varie "challenge" sui social tipo lanciare una bottiglia e farla cadere dritta? :D

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    6. @A.J.: ho sbagliato a usare l'aggettivo indecente (che è il mio parere personale), ma resto convinto della bontà del mio ragionamento.
      Il Guerin Sportivo di una volta era un prodotto cult perché, in un'epoca in cui la televisione non aveva ancora lo strapotere attuale (benché fosse un fenomeno sociale in ascesa) e il web non esisteva, il Guerin Sportivo forniva qualcosa di unico. Foto, disegni dei gol. Contenuti da collezione.
      Quanto valore ha (al di là del valore economico) il film del campionato 1989-90? Quanto valore ha il film del campionato 2014-15? Ah giusto, quest'ultimo non esiste, perché il web tiene memoria di tutto..
      Ecco perché quel Guerin Sportivo ha valore.
      L'attuale Guerin Sportivo però, perdonami, non ha più nulla del Guerin Sportivo: è un inserto del Corriere dello Sport. Ho smesso anche di recensirlo perché mi ammorbava il solo fatto di recensirlo.
      Alla fine secondo me il numero più venduto è quello di Calcioitalia: perché su internet rose e foto dei giocatori li reperisci facilmente, ma su Calcioitalia trovi tutto in un volumetto!
      Poi certo bisogna tutto rapportare alla società in cui si vive.
      Oggi ai giovani calciofili non interessa più avere in libreria i volumi con il Film del Campionato. Per loro il calcio è più un fenomeno "usa e getta". In fondo si gioca ogni tre giorni, non fai tempo a finire una partita che ne inizia un'altra.
      Si è evoluto, il calcio, ed ecco che dire "il calcio di una volta era migliore" è un luogo comune. E' semplicemente cambiato.
      Ma che il Guerin Sportivo sia peggiorato e non abbia più quel valore che aveva una volta, questo è un dato secondo me innegabile.

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    7. NOI ricorderemo le grandi produzioni televisive, i corpi di ballo, l'Italia al centro dell'attenzione mondiale, e LORO? :D dei manichini chiamati "influencer" ed elevati a "miti" solo perché indossano qualcosa? I salotti della D'Urso? Le varie "challenge" sui social tipo lanciare una bottiglia e farla cadere dritta? :D

      Esattamente nino..cambiano i tempi!

      Che cosa si dirà? "Che bello quando c'era TikTok"? "Quanta nostalgia di Fortnite"? "Ridateci Sfera Ebbasta e la Ferragni"?

      Esattamente Nino, questo è...saranno i nostalgisti del domani!

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    8. Diciamo che non dobbiamo nemmeno demonizzare tutte le cose attuali, c'è del bello assolutamente anche oggi.
      Però sicuramente ci sono meno cose rispetto al nostro passato, specie come fantasia...

      Moz-

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  2. Caro Miki, il tuo blog e quello di Nino, sono un vero tributo agli anni '80, che peraltro meritano, visto che hanno rivoluzionato la nostra vita con la nascita dei primi personal computer, che appunto oggi ci permettono di rievocarli. 😃

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    1. Vero, diciamo che noi siamo quel che siamo anche grazie al pop e al geek del nostro recente passato^^

      Moz-

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    2. Grazie Gennaro per il tuo sostegno! :) Per quanto mi riguarda, gli anni '80 e '90 rimangono l'ultimo periodo della nostra storia/cultura che ancora valga la pena di essere (ri)vissuto e analizzato :) e credo che anche Miki sia d'accordo con me ;)

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    3. Sì, lo penso anche io. Alcuni strascichi (belli) sono stati portati avanti anche nei primi anni 2000 ma poi davvero l'oblio, mentale in primis.

      Moz-

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  3. In primis complimenti per l'interessante intervista. Concordo con lui, la cultura pop anni ottanta era assolutamente migliore per molti aspetti di quella di oggi.

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    1. Sì, questo lo penso anche io, e lo penso anche di buona parte degli anni '90.
      Perché ero giovane? Forse sì, ma effettivamente c'era molto più fermento e molta più fantasia...

      Moz-

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    2. Eh sì, Daniele... ho provato anch'io più volte a chiedermi "ma siamo nostalgici di quegli anni perché eravamo piccoli oppure perché erano davvero migliori?", e un buon 60-70% lo lego alla seconda ipotesi :)

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    3. Penso anche io che sia così, infatti per farvi capire che non sono un nostalgista, ritengo che anche gli anni '60 e '70 siano stati meglio, sotto certi punti di vista :) E non li ho vissuti!

      Moz-

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  4. Grazie Miki per aver trattato il mio libro e per avergli dato tutto questo spazio :)

    Sì, è vero: siamo coetanei, e anche se non siamo cresciuti nella stessa città, molte esperienze le abbiamo vissute nello stesso modo: l'aspettativa vs realtà di ogni prodotto visto in tv, la fantasia che accompagnava i nostri giochi, i nostri dubbi, le nostre domande alle quali nessuno avrebbe potuto rispondere.

    E sono sicuro che in "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam" possano riconoscersi tutti i nati tra il 1980 e il 1990: l'ultima generazione pre-internet, pre-smartphone, pre-social. Un'epoca affascinante, ma anche molto malinconica se vista a posteriori: si credeva di essere "arrivati", che la storia si fosse conclusa, che avremmo esportato il 'benessere' in tutto il globo. Ma le cose, come sappiamo, sono andate diversamente.

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    1. Grazie a te per le risposte e per uno spunto di riflessione non da poco: lasciare un'occupazione e fare quello che ci piace e fa star bene :)
      Vero anche quello che dici della nostra epoca: era il futuro, l'ultimo e definitivo, eppure non è stato così e ci siamo ritrovati con niente.

      Moz-

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  5. Presto li tratterò in modo approfondito: pensa, è un post che ho in bozza dal 2012! :o

    Moz-

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  6. Grande Nino, veramente un bel libro! E ha fatto bene a intraprendere il lavoro di giornalista, visto che scrive veramente bene!

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    1. Grazie Fabrizio!!! Nella speranza che la mia scelta riesca a darmi tutte le soddisfazioni che non ho trovato nel settore turistico ;)

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    2. Sicuramente te le darà. Ma poi, oh... se sei esperto anche del settore turistico, puoi unire le due cose XD

      Moz-

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    3. Ma proprio l'aver una sala giochi in casa (giochi masterizzati: 10mila lire) ha contribuito allo svuotarsi di luoghi di aggregazione. Per fortuna vedo che la moda delle sale giochi/bar arcade sta tornando...

      Moz-

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  7. Ciao Cassidy! I Kombattini li ho inseriti nel titolo del libro proprio perché "iconici" di quel periodo :) se avrai modo di leggerlo, sono sicuro che in quel capitolo ti ritroverai anche tu, tra bustine, barattoli, piramidi e "battaglie" effettuate in modo confuso - visto che nel nostro Paese nessuno ha mai parlato della divisione in eserciti :P

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  8. Io li amavo per il pungiglione glitterato: il mio lato gay.

    Moz-

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  9. Ahahah "l'ampolla della forza" :D
    Non sei l'unico ad aver amato il glitter sui Kombattini: io andai letteralmente fuori di testa quando iniziarono a spuntare proprio i personaggi trasparenti e coi brillantini :D

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  10. Era il bello di quegli anni: i giocattoli non si ponevano problemi di gender! :)

    Moz-

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  11. Vero che internet ci ha dato grande libertà, ma ha anche creato una visione masturbatoria (solitaria) e triste.
    Si è perso il concetto dell'attesa. Non c'è più quel senso di aspettare le ore 16 per non perdere -più che vedere- l'episodio del serial.
    Anche il binge watching o i canali tematici hanno contribuito.
    Nel mio piccolo, anche quando guardo le cose di Netflix (es. Stranger Things) cerco di organizzare serate con amici. Visioni collettive.
    Altrimenti è alienante.
    È come per i videogames: con la Play sono sparite le sale giochi, e il gioco è rimasto solo in modo solitario, non più aggregante.

    Moz-

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  12. Ordinato!
    Domani dovrebbe arrivarmi con Prime.
    Se farà cagare però te lo posso scrivere?
    A parte gli scherzi...mi intriga molto la parte dove scrivi di quella Venezia che andata a sparire.
    Per età non posso avere nostalgia dei Kombattini.
    Topolino non è mai stata la mia lettura preferita ...salvo Bim bum bam!!!
    Quello che potrei chiederti è se mai deciderai un domani di renderlo disponibile on -line sul tuo blog.
    O per contratto non puoi farlo.
    Stessa cosa per il tuo primo romanzo sul wrestling.
    Ciaooooo

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    1. Ciao Max e grazie per la fiducia :)
      Se non ti piacerà scrivilo pure :P anzi non indugiare con le critiche: mi aiuteranno a migliorare :)

      Riguardo una futura pubblicazione di "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam" sul blog: non ci sono contratti che mi vietino di farlo, ma semplicemente... non sarebbe giusto nei confronti di quelli che l'hanno, seppur poco, ma sempre pagato :) farò post simili su altri argomenti, ma tranquillo: quello che è nel libro rimarrà nel libro :)

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    2. A questo punto aspetto il pollice dritto o il pollice verso di Max, ma comunque un grande per aver sostenuto il progetto^^

      Moz-

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    3. È piccolo (smilzo)!
      Pensavo che razza di tomo mi sarei trovato ahaha!
      Comunque non vuol dire niente...come si dice è nella botte piccola che ci sta il buon vino!!!
      Prima di tutto voglio ringraziarti per la tua risposta.
      Che non è così scontata: non tutti hanno il coraggio di mettersi in gioco accettando il giudizio di chi ti legge il libro .
      Penso sia un gesto che denota in te una grande maturità e la volontà di mettersi in gioco.
      Cosa questa a mio avviso che dovrebbe essere insita a tutti quei blogger che scrivono
      libri ...poi c’è ne sarebbe da dire ma mi fermo qua.

      Leggendo tutti i commenti, anzi posso dirti che se tutti quelli che hanno commentato ti comprassero il libro renderebbero giusto peso ad ogni loro intervento?
      Nel senso che sei riuscito a intavolare una interessante discussione partendo dal tuo libro che il minimo alla fine sarebbe veramente quasi obbligatorio leggerlo.

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    4. Per fortuna io conosco blogger scrittori tutti così, come Nino.
      Altri... non pervenuti.

      Moz-

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    5. Grazie Max :)
      Io sono fatto così...parlo e rispondo volentieri a tutti :) perchè mi piace avere feedback, sapere cosa ne pensano gli altri, andare a fondo delle cose... E sono contento che la discussione sia stata di tuo gradimento... sperando che lo stesso avvenga per il libro :)

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  13. L'avevo già visto segnalato su Nocturnia con intervista, e avevo commentato riguardo Venezia, di cui avevo già parlato sul mio blog per il concerto/evento/disastro dei Pink Floyd nel 1989.
    La cosa che è molto cambiata da quando eravamo ragazzini è il concetto di attesa dell'intrattenimento: ora possiamo avere tutto e subito, mentre un tempo avevi tutto col contagocce e dovevi attendere con pazienza. E la cosa strana è che chi era di quel periodo oggi vede quell'attesa con un senso di nostalgia, come se facesse parte di quel film, telefilm o programma che si attendeva di vedere.

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    1. Ciao Marco e bentrovato :)
      Sì, sono perfettamente d'accordo con te: ASPETTARE il mercoledì per l'uscita di Topolino, ASPETTARE un giorno per una nuova puntata di Holly & Benji, ASPETTARE il Natale, ASPETTARE l'estate. Da un certo punto di vista l'attesa era straziante, ma da un altro era parte del piacere stesso :) E mentre aspettavamo immaginavamo, fantasticavamo, sognavamo: questo è il tema di "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam".
      Oggi è tutto più facile, ma dov'è finita la magia? Che cosa ricorderanno della loro infanzia i bambini d'oggi, abituati ad avere tutto "a portata di clic"?

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    2. Ho letto anche altre tue risposte ad altri commenti, e secondo me commetti un errore di fondo, cioè quello di far passare il messaggio che la nostra generazione sia meglio di quella attuale. I nostri genitori dicevano lo stesso della nostra e i nostri nonni della loro.
      Se fosse così dovrebbe esserci un peggioramento continuo inarrestabile a ogni generazione.
      Il discorso che fai dell' "a portata di clic", i nostri genitori lo facevano già a noi: ai loro tempi carosello e poi a letto, mica come noi che cartoni tutto il pomeriggio...
      Il fatto che a te (e anche a me, non lo nego) non piaccia o che non si capisca ciò che piace alla generazione Z, non vuol dire che debba essere stigmatizzato.
      Per noi l'attesa e il poco (o meglio l'abbastanza) che si aveva a quei tempi era un valore. Ricordo anch'io con nostalgia quando d'estate si attendeva Notte Horror ogni settimana oppure che MTV passasse la canzone che piaceva.
      D'altra parte fantasticavo su brani dei Pink Floyd di cui avevo letto su libri specializzati, che all'epoca erano introvabili, e ho potuto ascoltare su Youtube o trovare in rete. E che oggi posso ascoltare quando mi pare.
      Le cose cambiano, e cambia anche il modo di approcciarsi a esse. Forse anche certi valori si adattano al contesto attuale. Tutto sta nel come si guardano le cose e a come le si utilizza.
      Ovvero se si dà a esse un valore, se ti danno un'emozione che ti porti dietro, oppure sono solo un usa-e-getta. Allora in quel caso sì, che hai perduto qualcosa.

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    3. @Marco: vero, l'attesa LETTERALMENTE aumentava il piacere, faceva sembrare una conquista quel che poi avremmo visto-sentito-letto.
      Oggi questa cosa manca. Di conseguenza manca anche il fantasticare, l'immaginare. Nino ha ragione su questo.
      Vero che anche i nostri padri e i nostri nonni hanno tuonato contro il presente di allora, quindi anche il nostro. Ed è vero che si percepisce sempre come "peggio" la cosa che viene dopo.
      Non è ovviamente sempre vero. Nel senso: non è vero che il "futuro" sia peggio... però, posso dire una cosa? Anche io ritengo (per altri motivi: ne discutevo ieri con un amico molto più giovane) che la nostra generazione sia stata non dico meglio, ma più fortunata.
      E che la nuova sia molto inquadrata, paradossalmente.

      Moz-

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    4. Per me nella tua analisi non consideri una variabile importante: quella dei diversi periodi storici (della serie: e se fosse vero che le ultime tre generazioni fossero state "in scendendo" dal pdv culturale?).

      Nel 2015 scrissi un libretto, "Gli Svegli dell'Asilo", nel quale cercavo di far luce su questo: riportavo la teoria di William Strauss e Neil Howe secondo i quali la storia sarebbe un susseguirsi di "cicli", di 20/30 anni ognuno.
      Dopo il "picco" (autorità governativa ai massimi) c'è il "risveglio", che nell'ultimo secolo è andato dal dopoguerra agli anni '70. Noi siamo nati nella fase successiva, quella della "distensione", che è agli antipodi del "picco" e che ha visto il proliferare di attività private. Oggi viviamo la "crisi", in attesa di un nuovo "picco" che avverrà in questo decennio. Lo trovi anche recensito da Moz qui:

      Potremmo aprire un dibattito su chi è d'accordo e chi no :) ma in "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam" ho cercato di evitare tutto questo, limitandomi a narrare e comparare i fatti. In fin dei conti, il "saggio" l'avevo già scritto e volevo pubblicare un libro godibile, ironico, scorrevole... :)

      Oggi possiamo trovare film, video e brani in pochi secondi...ma se fossimo negli anni '80 e '90 vivremmo nei ricordi sbiaditi della nostra infanzia, come facevano i nostri genitori che ci raccontavano di Caroselli che mai erano riusciti a rivedere.

      Quindi stiamo meglio o stiamo peggio? In "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam non lo dico, lasciando che sia il lettore a farsi la sua idea leggendo di un bambino che si rifugiava in cameretta per parlare con la ricetrasmittente di Topolino, convinto che la Disney avesse attivato una rete globale di ripetitori; o che Pordenone fosse una città hi-tech in puro stile Tokyo. :)

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    5. Io posso solo dire che un ragazzino attuale, che deve scrivere il suo Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam (che sarà tipo Topolini, Fortnitini, Youtubers) per me avrà molto meno da raccontare.

      Moz-

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    6. Ahahahah :)))
      Secondo me dipende da quello che avverrà "dopo", nella prossima fase di "picco" :P
      Magari la ricostituita autorità centrale impianterà dei chip direttanente nel cervello XD e leggere degli "smartphone", degli "youtuber" e dei "free-to-play" sarà un romantico e nostalgico tuffo nel passato anche per noi che saremo vecchi :P

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    7. Ma infatti io non demonizzo mica tutto ciò che esiste oggi. Trovo del bello (e dell'utile) nelle modernità.
      Ma sono consapevole che io riesco a guardarle in un modo, mentre i giovanissimi no. Perché io ho vissuto anche altro, i giovanissimi no.
      E loro NON vogliono capire il passato.
      Però, per esperienza personale, posso dire che se correttamente stimolati, anche i giovanissimi sanno divertirsi con poco :)

      Moz-

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    8. Io non posso dire di cosa hai scritto nel tuo libro (non avendolo letto), ma ho visionato le tue risposte ai commenti. Ed emerge più volte il pensiero che ai nostri tempi fosse meglio.
      Non so se questo sia vero, certo però che è un giudizio da "vecchio" (perdonami il termine, tanto abbiamo circa la stessa età), dire che chi è venuto dopo è peggiore. La ritrovo in quella sufficienza con cui persone dell'età dei nostri genitori parlano di fenomeni come gli youtuber. Accalcandosi però poi sui social e facendone un uso alle volte miserevole.
      Io sono più cauto. Ogni generazione ha le sue caratteristiche positive e negative, e soprattutto ha possibilità diverse. Alcune in più, alcune in meno. Però sostenere quali siano le migliori... è opinabile.
      E un domani quelli della generazione Z si sentiranno probabilmente superiori a quelli della generazione alfa, i quali non si sentiranno capiti dai più vecchi... in un ciclo continuo.

      Infine tieni sempre a mente che negli anni '80-'90 non avresti potuto pubblicare il libro in self publishing con Youcanprint "Tex, biglie e caroselli. 24 fenomeni degli anni '60 e '70 nei ricordi di un bambino veneziano".

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    9. "Meglio", forse, dal punto di vista culturale, essendo stati in piena "distensione": iniziativa privata ai massimi, allegria, ottimismo e quella costante illusione di "vivere al massimo". Se è per questo, il "risveglio" che hanno vissuto i nostri genitori era ancora più affascinante: la società proveniva da retaggi fascisti e si aveva la consapevolezza di cambiare il mondo con mille stimoli intellettuali (i 60 e 70 sono stati molto più profondi degli 80 e 90). Oggi viviamo nella crisi, oltre che dei valori, anche economica: è meglio per un bimbo crescere in una culla di rivoluzioni (come i nostri genitori), di consolidamento (come noi) o di incertezze (come ora), dove quello che si ha sembra vacillare?

      Ma indubbiamente "peggio" dal pdv tecnologico e delle possibilità: se hai letto i miei commenti l'ho ripetuto più volte che senza il web non saremmo qui a fare i nostalgici, a pubblicare spot degli anni '80 e i ritagli delle riviste :) mw saremmo come i nostri genitori, che quand'eravamo piccoli ricordavano a malapena le canzoni dei Caroselli, sbagliando anche le parole, perché dove sarebbero andati a riprenderseli? :)

      Sì, ammetto che ci sarà sempre un gap tra le generazioni, e come ho già detto nel libro ho evitato di perdermi in analisi, teorie e opinioni perchè non sarebbe più finita - e il mio obiettivo era scrivere un libro spensierato :) Ma una cosa bisogna dirla: mio nonno stava meglio del mio bisnonno, mio padre stava meglio di mio nonno...noi siamo i primi a stare peggio di chi ci ha preceduti.

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    10. Ovviamente intendo come prospettive di vita...e la classe media è quella che ne ha pagato di più le conseguenze.

      Ad ogni modo, non mi permetterei MAI di dire che "chi è venuto dopo è peggiore", ma, forse che chi è venuto dopo ha dovuto fare i conti con condizioni peggiori.

      Anche perchè noi avremmo, sì, vissuto un'infanzia da sogno, ma poi cosa ci è rimasto in mano? Siamo realizzati come i nostri nonni? Come i nostri genitori?
      O gli anni '80 e 90 ci hanno semplicemente illusi?
      Secondo Strauss e Howe ogni individuo vive tutte e 4 le fasi in momenti diversi della sua vita...e paradossalmente i nati durante la "crisi" avranno una vita migliore della nostra: vivranno la gioventú in pieno "risveglio" e la maturità nella "distensione".

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    11. Ma in sostanza, riusciremo noi a goderci un nuovo risveglio?

      Moz-

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  14. Finalmente qualcuno che conosco....TOPOLINO!!! Lo adoro!

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    1. Chi - delle "vecchie generazioni" - non è cresciuto con Topolino? :)
      Era il nostro appuntamento fisso del mercoledì, la nostra finestra aperta sul mondo; e tra le sue pagine immaginavamo, sognavamo, fantasticavamo...

      E i bimbi di oggi con lo smartphone in mano? Avranno ancora tempo per la fantasia?

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    2. Forse Topolino è ancora uno dei baluardi che resiste...

      Moz-

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  15. Ovviamente bisogna anche prendere l'aspetto positivo del web:
    io stesso posso su Youtube rivedere le sintesi di tantissime partite del passato. Ed è bellissimo rivedere i gol alla moviola e poi confrontarli con le azioni nei video 😁

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  16. Esatto Riccardo, questa è l'altra faccia della medaglia :) e il motivo per il quale ho evitato il nostalgismo ;)
    Se ora siamo qui a parlare di quegli anni, a raccogliere dati e ricostruire la storia lo dobbiamo proprio al web :D se ci pensiamo è paradossale, ma è un ulteriore elemento che rende speciali le nostre infanzie: poterle analizzare e rivivere grazie a video, immagini e testimonianze condivise in rete. E nella storia dell'uomo, siamo i primi ad avere questo privilegio ;)

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  17. Grazie A. J. per condividere il mio pensiero... Il dato più evidente è proprio il declino della tv: abbiamo accesso in ogni momento a qualsiasi contenuto vogliamo...che senso ha investire ancora nella "televisione dei ragazzi", nei cartoni animati, nel "varietà serale" se poi ognuno si chiude nella sua visione privata "masturbatoria" (per dirla alla Miki) di ciò che più gli aggrada?
    Certo, ora possiamo riguardarci le puntate dell'Uomo Tigre, recuperarci i gol di USA94, i trailer di tutti i film quando e come vogliamo, ma a farne le spese è stata la tv.

    Senza contare che una volta a "parlare" erano due, massimo tre gruppi televisivi; oggi ci sono migliaia, milioni di soggetti online, che per attirare l'attenzione "gridano": provocazioni, nudo, volgarità. E l'unica cosa che può fare la tv per "stare al passo" con i social è rincorrerli, facendo più rumore di loro.

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  18. A proposito dei Kombattini, essendo io già grandicello quando uscirono nei negozi, non immaginavo avessero dei nomi così satireggianti, diciamo, dei personaggi in voga in quel momento. Lo Brutto, peraltro (e lo dico con simpatia ma credendo fermamente in ciò che affermo 😁) è un caso di evidente falso storico, riferito all'arbitro Lo Bello. Per farla breve, come recentemente anche ha detto Van Basten, la vulgata è che il milan fu scippato di quello scudetto, la realtá è che torti e favori si bilanciarono (il goal di Marronaro non visto, dentro di un buon mezzo metro, in Bologna milan..., e la monetina di Alemao), e il Napoli vinse quello scudetto perché arrivato più fresco a fine stagione rispetto a un Milan stanco, impegnato su tre fronti (di lì a poco avrebbe vinto la seconda coppa campioni consecutiva e perso la finale di coppa Italia).

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    1. A quell'epoca avevo sei anni, e il mio "essere rossonero" equivaleva ad un astratto amore per dei colori e per delle facce che vedevo - fatalità - sulle emittenti che seguivo (e ciò può aver contribuito non poco al nascere della mia passione, vero, Riccardo? ;))

      Quindi sapevo ben poco di partite, gol, dispute arbitrali... Al massimo guardicchiavo qualche partita di Coppa con il nonno, ma dopo un po', non vedendo i supertiri a cui mi ero assuefatto con "Holly & Benji", iniziavo ad annoiarmi :)
      (e anche di questo ho parlato nel libro)

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    2. Francesco ciao e benvenuto! :)
      Sì, i Kombattini avevao adottato il metodo Sgorbions: fare satira sui nomi, storpiando nomi propri o situazioni della cultura pop attuale (dell'epoca)^^
      Sul calcio non dico niente, c'è gente molto più titolata^^

      Moz-

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  19. Complimenti al coraggio e alla dedizione di Nino, sono sicuro che il libro sarà un gran leggere (già messo in lista :-) ). Mi piace l’idea della cristallizzazione dei ricordi e del racconto di un’epoca che, permettetemi la digressione senile, non ha avuto precedenti e non è riuscita a ripetersi. Ecco perchè frequentare blog come questo o leggere libri del genere è un atto di difesa dei propri ricordi prima che la dittatura della velocità li faccia sparire.

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    1. Grazie Mick per la fiducia nel mio progetto :)

      Ora che il libro è ultimato, posso finalmente guardarlo e tirare un sospiro di sollievo: certi ricordi, certe sensazioni, certe emozioni sono definitivamente nero su bianco... Hai detto bene, "dittatura della velocità"...che rischia di cancellare le memorie dell'ultima generazione pre-digitale della Storia...

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    2. Siamo partigiani di quella generazione

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    3. Gli ultimi non-nativi digitali della storia dell'uomo :)

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    4. Vero, ed è giusto preservare quei ricordi, che certamente grazie a internet (usato bene) potranno sopravvivere.
      Siamo partigiani, vero, ci tocca un bel lavoro da fare...

      Moz-

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  20. Intanto, un articolo davvero interessante. Grazie MikiMoz per questa intervista.

    Sono contento che, come me e tanti altri, anche Nino Baldan abbia pubblicato con Youcanprint e quindi mi farà ancor più piacere condividere questo post.

    Penso che la domanda
    « Ma allora la "cultura pop" dei decenni passati era effettivamente migliore, complice la situazione economica, o eravamo noi ad averla a cuore perché ci siamo cresciuti? » sia quella cardine e sono d'accordo con la risposta data da Nino non perché anche io abbia vissuto gli anni 90 (sono dell' 86) ma perché ho sentito, con le mie orecchie, diversi ragazzi di dieci e più anni meno di me dire, con una leggera simil nostalgia
    « Mi sarebbe piaciuto vivere gli anni 90 ».

    Bella le discussioni sopra dove vi siete chiesti cosa ricorderà la nuova generazione di questi anni rispetto a quello che abbiamo vissuto noi.
    Ci sono tanti ragazzini che usano lo smartphone, ma immaginano un mondo senza, che usano internet, ma pensano a come sarebbe non avercelo 24 ore su 24 tra le mani, sempre a disposizione.

    È innegabile l' utilità di internet e dello smartphone così come è innegabile il deterioramento della società per causa loro. Sono d' accordo con la risposta di Nino alla domanda di cui sopra: la cultura pop di quegli anni era migliore. Non solo quella.

    Nonostante le diversità da un paese all' altro, o da una regione all' altra, abbiamo più o meno vissuto tutti degli anni con un loro valore, forse a volte utilizzati male, ma ricordati con bella nostalgia.

    Eppure potremmo farli rivivere con modernità: basterebbe iniziare a usare lo smartphone solo per telefonare. Che dite, è troppo?? :°D

    Buon proseguo a voi!

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    1. Ciao Daniele e grazie! :)
      Con Youcanprint è il terzo libro che pubblico, e devo dire che mi son sempre trovato bene: gentili, professionali, disponibili.

      Per quanto riguarda i decenni passati...dubito che chi è cresciuto con smartphone e social riuscirebbe ad "adattarsi" a come abbiamo vissuto noi...lo metto tra virgolette perchè quelli che per loro sarebbero "momenti morti" per noi erano fantasia e immaginazione: il collante che teneva in piedi la nostra infanzia. Il "non sapere", il "non avere a disposizione" ci faceva pensare, aguzzare l'ingegno, sognare...

      Ma come ho già detto, queste cose le possiamo scrivere e condividere proprio perchè esiste il web, e io stesso avrei difficoltà a soddisfare la mia curiosità quotidiana senza Youtube, Wikipedia, Quora ecc. Una volta che facevo? Andavo a cercarmi un libro, fidandomi di quello che trovavo in libreria, senza ricerche, senza database, senza nulla. Oppure...mi tenevo il dubbio, che mi cresceva sempre più dentro la testa. Ed è un po'questo il leitmotiv di tutto il libro: il contrasto tra "allora", quando "non sapevamo" ma immaginavamo e ora, che "sappiamo" ma non sognamo più.

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    2. Vero! Esattamente così.
      Mi hai fatto venire un flash mentre mi recavo in biblioteca per cercare più informazioni sugli aztechi per una ricerca a scuola.
      E mi hai anche ricordato quando mi costruivo di tutto con i cartoncini delle merendine perché, quando non hai lo smartphone, e sei a casa, la fantasia la scateni in ogni modo.

      Infatti è il sognare che probabilmente manca a questa generazione. La realtà virtuale fa tutto lei, di film e telefilm ormai ne sono usciti di tutti i gusti e sembra che, qualsiasi cosa si sogni, ci sia già.

      Forse i ragazzi dell' ultima generazione non riuscirebbero ad adattarsi, o forse sì? Sottrarre questa tecnologia e invitare i giovani ad alzare lo sguardo, e vedere cosa c'è là fuori.

      In che anno sei nato?

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    3. Sono del 1983 :)

      Per non parlare dei videogiochi di oggi, con la grafica iperrealistica che non lascia spazio all'immaginazione...noi guardavamo 4 pixel e ci convincevamo fossero gli alberi, le strade, le persone! Anche lì mettevamo in moto la fantasia :)

      Comunque penso che in pochi "alzerebbero lo sguardo", cosa che per molti sarebbe vista come "retrograda" e "non alla moda", con questa paura di non piacere agli altri che li accompagna già da bambini (e su cui tantissime aziende mangiano)... ma qui si aprirebbe un altro dibattito :D

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    4. Vero! Anche per i videogame.

      Eh vabbè ma, visto che anche tu provieni dagli anni 80-90, dovresti esser un po' più sognatore anche verso la nuova generazione, no? :°D
      Siamo fiduciosi! :D
      Certo, a vedere il mondo attuale delle nuove generazioni, ci si sgretola il sognare,... ma siamo forti, noi! Se abbiamo resistito all' uomo nero (non avevamo Google per verificare se esistesse o meno, e se vivesse realmente sotto al letto), alla Ruota della Fortuna, alla tossicità delle manine gommose e del Pongo,... possiamo far tutto!! :D

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    5. Sì, da un certo punto di vista abbiamo una "marcia in più" data dalla nostra immaginazione e dalla nostra creatività... :)
      Nulla ci può fermare :)

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    6. Daniele, contento che tu abbia così tanto apprezzato il post e l'intervista.
      Sono contento anche per tutte queste risposte così corpose, dibattiti molto interessanti.
      Che dire: inutile negarlo. Ho a che fare con i ragazzi, ogni giorno, e vedo che la "qualità" si è abbassata.
      Per esempio, fanno delle ricerche per la scuola (scuole medie) e si limitano a copiare incollare (e farsi stampare) il foglio. Su cui sopravvivono anche i blu dei link, i numerini delle note a margine e via dicendo. Ai professori sta bene così, evidentemente. Coglioni noi che andavamo in biblioteca o perdevamo ore sulle enciclopedie a casa, a selezionare A MENTE quel che poi dovevamo trascrivere?
      Insomma, è un mondo più facilone, non più facile.
      Non possiamo tornare indietro perché comunque è più comodo. Noi siamo fortunati, perché sappiamo ancora fare ricerche: immaginate quando arriverà, per questi ragazzi che ho descritto, il momento di scrivere una tesi. Si impiccheranno. Ammesso, sempre, che le tesi si dovranno scrivere ancora...

      Moz-

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    7. Da noi non potevamo portare fogli stampati, dovevamo per forza scrivere a mano :)

      Ho da poco rivisto "Don Camillo e l'onorevole Peppone" (1955) dove Gino Cervi era impegnato con l'esame di quinta elementare. Gli venne chiesto quanto tempo impiega una vasca semisferica a riempirsi d'acqua avendo a disposizione la quantità di acqua al secondo che esce dal rubinetto e il raggio della stessa vasca. In quinta elementare. :D

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    8. Sì, che il livello si sia gradualmente abbassato è una dato di fatto: anche il liceo Classico frequentato da me non era che (già allora) un pallido riflesso di quello vecchio stile. Oggi è una barzelletta in tutto.

      Moz-

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  21. Intervista e libro interessante, credo gli darò un'occhiata^^

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    1. Grazie Twinkle per la fiducia! :) vedrai che non ti deluderà ;)

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  22. Vero, purtroppo è una catena di cose che si ripercuote sulla qualità generale.
    Il vero peccato è comunque il lato oscuro di internet, che spinge all'isolamento e non alla condivisione di visioni e ascolti.

    Moz-

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  23. Questo è il lato positivo del web.
    Se venisse usato in modo inclusivo, sarebbe perfetto.

    Moz-

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  24. Un libro indubbiamente molto interessante, soprattutto per me che adoro sguazzare tra i ricordi, peccato solo che Kombattini non conosco ;)

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    1. Grazie Pietro e bentrovato :) Per me che sono del 1983 i Kombattini hanno caratterizzato il periodo più bello della mia infanzia... Tu di che anno sei?

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    2. I Kombattini sono stati un prodotto molto particolare: secondo me dovevi essere del 1982-1983-1984 per averli apprezzati^^

      Moz-

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  25. "Bim Bum Bam" teneva compagnia, e questo è un concetto superato: ora che le fonti si sono moltiplicate, non è più possibile concedere "momenti morti": l'utente, preso da un altro stimolo, interromperà la visione...

    Una volta che i media erano meno era conveniente tenere incollati gli spettatori: si poteva proporre loro più spot. Ma bisognava proporre anche dei contenuti, e "Bim Bum Bam" ne è un esempio (ricordi "Batroberto" e le varie parodie?) :)

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  26. Infatti, la questione è che bisognerà idealmente tornare al passato come mentalità (e, anche per moda, vedrete che succederà: le cose fanno il giro).
    Bim Bum Bam (ma anche Solletico e tutto il resto) oggi non è che siano improponibili, bisogna solo trovare il modo giusto per proporli.
    Dopotutto, Bim Bum Bam stesso era DIVERSO dagli anni '80 ai '90. Ed è giusto così! :)

    Moz-

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  27. No ragazzi per quanto riguarda la musica non c'è storia: molta di quella di oggi OGGETTIVAMENTE fa cagare. Non è un caso che in auto collego lo smartphone e metto 105 Dance 90 o altre webradio simili! Grazie a Dio ci sono delle eccezioni ma sono molto poche: ma chi se ne frega: in macchina mi chiudo nel mio mondo!
    Altra cosa oggettivamente peggiorata sono i giocattoli: ad un certo punto negli anni 2000 i genitori non poterono più permettersi di spendere soldi per i figli, e infatti tutti i negozi di giocattoli della mia città chiusero. Adesso per fortuna c'è una piccola ripresa, con l'apertura di un bellissimo Toys Center con vicino una meravigliosa Sala Giochi! Su quest'ultima davvero invidio i bambini di oggi! Altroché... In questa sala giochi non si usano i gettoni ma una tesserina magnetica, simile ad una carta di credito. E puoi festeggiare il tuo compleanno. Da piccolo sarei uscito pazzo per una cosa del genere!

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    1. Mi piace che infatti siano tornati gradualmente sia le sale giochi che i negozi di giocattoli.
      Vero: gli anni 2000 diedero dei colpi di grazia non da poco alla questione, specie per l'avvento dei videogames che monopolizzarono il mercato.
      Oggi sembra esserci un graduale ritorno al giocattolo fisico (oltre che, sempre e ovviamente, quello virtuale) e all'aggregazione fisica da sala giochi.

      Moz-

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    2. Ciao Giauz! Cito di nuovo quella puntata di "South Park" in cui Randy Marsh doveva cantare (nei panni di Lorde) per la prima volta senza autotune: la performance fu terribile e il cantante cercò di "rimediare" con atteggiamenti sconci nel mezzo del palco. L'indomani, quando già si aspettava la notizia di un "flop", ecco la smentita: il pubblico era entusiasta e nei social non si parlava d'altro.
      Morale: da quando non si vendono più i dischi ma si guadagna con i click, la musica in sé ha perso valore; contano i personaggi, le provocazioni, l'abilità di attirare l'attenzione :(

      Per quanto riguarda i giocattoli, i gestori veneziani che hanno chiuso accusano: 1) la grande distribuzione e i loro prezzi fuori concorrenza; 2) l'avvento dell'Euro che ha tolto alle famiglie quel "di più" al mese che di solito veniva speso per la macchinina, il videogioco, il pupazzetto e 3) lo spopolamento del Centro Storico; perché trentasette anni fa c'erano 90.000 residenti e tantissime scuole, oggi siamo meno di 52.000. :(

      E le sale giochi... ce n'è una, storica, al Lido, altrimenti per quelle "grandi" bisogna andare a Jesolo; perché a Venezia le uniche ad essere chiamate così sono le sale slot...

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    3. La questione delle slot è terribile.
      Comunque, vero... la gente forse non ha più quei pochi soldi di straforo per permettersi altro.
      I prezzi della grande distribuzione purtroppo affossano chiunque non ne faccia parte. Devi essere fortunato a operare in una zona dove arrivare alla grande distribuzione non conviene...

      Moz-

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  28. Verissimo, A.J., tanto che il mio blog nasce (anche) proprio da una cosa: la assoluta mancanza di notizie sui Power Rangers in italiano, sulla serie e sul materiale... sembra che nessuno ne ricordasse niente.

    Moz-

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