[LIBRI] L'architettura nei fumetti, di M. Nataloni (e quattro chiacchiere con l'autore)




L'architettura nei fumetti: un libro "orizzontale", 110 pagine dedicate a chi ama l'arte dei comics e dell'animazione, e in più vuole soffermarsi su un elemento poco dibattuto: l'architettura.
Elementi urbani nel fumetto americano, negli anime; città e luoghi reali, città e luoghi inventati.
L'opera di Maurizio Maui Nataloni è una lettura consigliata se vi piace approfondire e sviscerare certi argomenti.
E no, non è un testo carico di tecnicismi, anzi.
Ma ho chiesto a Maurizio stesso di parlarcene, e di parlarci di lui.
Per darvi anche appuntamento a un evento (Maurizio organizza panel alle più grandi fiere del fumetto italiane)...


Miki - Maurizio, sei molto noto tra gli appassionati otaku e i frequentatori delle fiere del fumetto.
Ma... chi sei nella vita di tutti i giorni?
Maurizio - lo sai che questa domanda mi mette sempre un po' in difficoltà?
Lavorativamente parlando mi occupo di comunicazione digitale. Nasco come grafico pubblicitario ma poi con l'avvento del web ho preso un master in web design per poi negli anni acquisire altre competenze.
Passo la ma giornata tra realizzazioni grafiche, siti web ed e-commerce, gestioni social network, campagne pubblicitarie, ecc... Ed è un lavoro che ho sempre amato perché ritengo arte sia la creatività sia la comunicazione visiva.
Nel quotidiano, gioco a pallavolo e beachvolley agonisticamente da oltre 30 anni. Un impegno che mi ha dato tantissimo a livello umano e che mi ha fatto capire il senso di appartenzenza ad un "gruppo", la sinergia che nasce dal gioco di squadra e dalla fiducia reciproca.
A questo si aggiunge il ballo. Ho iniziato a ballare breaking negli anni 80 ai tempi dei Break Machine per poi approdare all'area latina a metà negli anni 90 fino a diventare un insegnante di salsa cubana e bachata.
E poi ancora la musica, suono le tastiere con un gruppo anche se siamo in pausa dalla pandemia, disegno, dipingo...







Miki - ma c'è anche spazio per passioni che ci accomunano...
Maurizio esatto, c'è poi quella grande fiamma che arde e che condividiamo in tanti, ovvero una passione verso tutto quello che è il mondo "nerd" e gli anni 80, dalla musica alla filmografia, dai giocattoli alla TV.
Ho sempre amato i fumetti (di tutti i tipi) e i cartoni animati e ancora oggi questo amore è vivo e anzi, lo è più di quando ero bambino. Forse perché con la maturità si ha una maggiore consapevolezza e comprensione di quello che si legge o si guarda e si ha un giudizio critico maggiore che ci permette di salvare e di bocciare. O forse perchè questa passione ci lega a dei momenti di infanzia spensierata...
Devo però essere onesto: questa passione ha avuto un momento di pausa. Che coincide con l'adolescenza e con la scoperta di "altre forme di intrattenimento".






Miki - ma questo amore covava sotto la cenere.
Maurizio - esatto, fino a che non mi sono imbattuto in edicola nel n.35 dell'Uomo Ragno Classic, scoprendo che non solo i fumetti erano ancora vivi e vegeti ma che addirittura esistevano delle fumetterie. E all'improvviso si (ri)apre un mondo. Quelli che erano i fumetti su cui ho imparato a leggere stavano aspettando me. Ed ecco che si rimette in moto una macchina che non si è più fermata.
Una passione che mi portava a passare le giornate in fumetteria, leggendo di tutto, facendo ricerche, cercando di recuperare materiale che potesse ampliare i miei ricordi, e via dicendo. Fu nella fumetteria Infinity Shop che conobbi Claudio Curcio, oggi direttore del Napoli Comicon, con cui nacque un'amicizia prima e una serie di collaborazioni poi, come ad esempio la rivista MEGA per cui coloravo le strisce di Stefano Mandolese che fu anche il realizzatore del logo del Comicon.
Ed è proprio dal Comicon che nacquero i primi panel sui fumetti e sull'animazione che si rivolgevano ad un pubblico che come me aveva messo da parte quei ricordi ma che, in quelle occasioni, aveva la possibilità di rispolverare la memoria su quello che era stato l'intrattenimento televisivo e fumettistico degli anni 80.






Alla fine, dopo anni di incontri, mio zio (lo stesso da cui leggevo i fumetti dell'Uomo Ragno) mi disse che dovevo mettere insieme tutto il materiale che stavo producendo in queste conferenze e nacque quindi l'idea di Vite da Peter Pan.
La fortuna ha voluto che negli anni abbia avuto modo di conoscere moltissimi artisti sia del fumetto che della TV, dai doppiatori agli interpreti delle sigle e questo mi ha dato la possibilità di conoscere tante storie e aneddoti direttamente da chi quegli anni li ha vissuti e li ha resi indimenticabili.
E ci tengo a precisare VITE, perché credo sempre nel fatto che ognuno di noi vive vite diverse ma tutte accomunate da passioni che girano attorno all'aspetto ludico/intrattenitivo.
C'è chi legge solo comics e chi solo manga, c'è chi tifa per l'animazione e chi per i videogame, chi colleziona chogokin e chi i funko pop. E via così. Tante VITE e tutte, se vogliamo da Peter Pan perché in fondo, siamo tutti un po' bambini
.






Miki - hai davvero unito studi (architettura) e passioni (fumetto): da dove nascono queste due anime che sei riuscito a far convergere?
Maurizio - quando mi sono diplomato in realtà avrei voluto fare l'accademia di Belle Arti.
La scelta di iscrivermi alla facoltà di Architettura è stata quella più logica in base alle scuole superiori ma non riusciva ad appagarmi totalmente. Mancava qualcosa in quel percorso che desse spazio alla creatività, all'originalità.
Tutte le tesi che vedevo erano tutte uguali e io non volevo fare il classico plastico o una tesi storica che non mi avrebbe dato nulla.
Fu così che mi venne in mente l'idea di affrontare l'Architettura da un altro punto di vista: il fumetto.
Da quel momento leggevo le storie concentrandomi sulle location, sugli elementi urbani ricorrenti, sulle similitudini con la realtà, sulle ispirazioni che la vita reale dava a quella di fantasia.
Batman per me non era più l'uomo pipistrello ma Gotham; Spider-Man non era più l'amichevole uomo ragno di quartiere ma Manhattan.
Fortuna volle che trovai un professore interessato a questa tesi e mi diede carta bianca.







Miki - effettivamente non dev'essere stato semplice portare un tema "nerd" in un ambiente accademico.
Maurizio - ti racconto un aneddoto divertente: si era sparsa la voce tra amici e compagni di università che avrei fatto una tesi che parlava di fumetti e cartoni animati e quindi alla seduta di laurea c'era così tanta gente che la commissione si meravigliò ignara del motivo.
Io presentai invece del classico Power Point un file in Flash (all'epoca realizzavo siti animati con quella tecnologia) e quindi sullo schermo c'erano animazioni dinamiche, menu dei contenuti stile dvd, suoni, immagini con effetti...
Insomma, una cosa che, e questo è quello che amo ricordare, fece commuovere i miei genitori che onestamente non avevano mai dato peso a quella mia passione.
Alla fine la tesi ebbe un grande successo.



Miki - e infatti sappiamo com'è andata a finire: oggi il tuo lavoro è diventato un libro.
L’architettura nei fumetti è un tema particolare: quanto tempo hai passato a catalogare, visionare e stilare liste di titoli, con relativi fotogrammi e immagini?
Maurizio - non tantissimo, circa 3 mesi. Ma è anche vero che erano gli anni in cui in mente avevo tantissime correlazioni tra personaggi e ambiente urbano. La vera difficoltà è stata il reperimento di materiale visivo di qualità perchè a parte i fumetti spillati che era facile scansionare, alcuni erano albi brossurati che non erano semplici da trattare. Questo ovviamente per quanto riguarda la tesi.
Il taglio era più tecnico perché ovviamente si rivolgeva a dei docenti che oltre a non conoscere il mondo del fumetto e dell'animazione, non erano interessati se non nei limiti della correlazione con l'architettura, e ci sta.
Per il libro il discorso è diverso: nel 2013 la casa editrice La Torre mi chiese di scrivere un capitolo per il n. 6 della collana Manga Academica, dedicandolo proprio all'architettura ma nello specifico solo nell'animazione.
A seguito di questa pubblicazione iniziai a pensare che questo argomento potesse avere una vita propria in una veste editoriale dedicata. Ed è un'idea che voleva portare avanti anche il mio relatore della tesi il quale mi chiese i file per realizzare un volume che però sarebbe uscito a nome suo e io avrei avuto una menzione.
Ovviamente invece dei file gli mostrai il dito medio e quindi il libro non vide mai la luce.
Quindi dal 2013 ad oggi ho iniziato a pensare come rendere questo argomento più interessante e ho quindi deciso di rivolgermi ad un pubblico totalmente diverso. Motivo per cui tutta una serie di tecnicismi sono stati eliminati per lasciare spazio a tutto quello che riguarda l'evoluzione del fumetto nel mondo e l'utilizzo dell'architettura come elemento di corredo alla narrazione. Questo per far si che il libro possa essere letto da chiunque, anche e specialmente, da chi di fumetto e architettura (insieme o da soli) non ne sa molto. E questa scelta mi ha permesso di usare immagini che era più semplice reperire in rete e parallelamente di usare foto scattate da me, come nel capitolo dedicato al Giappone, così da mostrare non solo immagini tratte dai fumetti ma anche le corrispondenze nella vita reale. In questa ottica allora posso dire che l'idea di trasformazione del testo è durata oltre 10 anni ma la raccolta del nuovo materiale si riduce a un anno circa.






Miki - ecco, il Giappone: grande spazio è dedicato all’architettura nei manga e negli anime. Cosa hanno rappresentato per te questi setting e fondali così particolari?
Maurizio - ricordi quando guardavamo i robottoni? A parte quelle trasformazioni che ci facevano impazzire, io ricordo che durante le battaglie pensavo a quelle città che venivano distrutte, a come sarebbe stato difficile ricostruirle, a quanto lavoro ci sarebbe stato per rimettere tutto a posto.
Quando sono andato per la prima volta in Giappone, vedere dal vivo alcune ambientazioni che avevo visto nei manga o negli anime è stato come entrare in una di quelle storie.
Chi è stato in Giappone sa di cosa parlo.
Il mio primo viaggio in Giappone lo feci in autunno, quando le scuole erano iniziate. Per puro caso mi sono trovato davanti ad una di queste proprio durante l'uscita degli alunni e, credimi, ho avuto la sensazione di trovarmi in una scena di Lamù o di qualsiasi anime che aveva scene scolastiche. Le divise dei ragazzi e delle ragazze identiche a quelle viste nei manga e negli anime, la struttura dell'edificio scolastico, le aree sportive all'aperto, i gradoni dove spesso si siedono gli alunni... tutto era identico a quello che avevo letto o visto.
E questo mi ha fatto capire come la cura nella rappresentazione degli spazi urbani in cui si muovono i personaggi è un aspetto fondamentale perché rende tutto più realistico.
Quel realismo diventa un punto di contatto in cui la realtà si fonde con la fantasia, andando ad azzerare quelle differenze. E questo è un aspetto molto importante.
Che sia la scuola, il ryokan, i quartieri di Tokyo o di altre città famose, tutto concorre nella rappresentazione visiva.
Ed è quella somiglianza che rende credibile le storie di fantasia, perché se è vero che non comparirà un mostro, girando per strade e stradine è facile trovare similitudini.
Poi ovviamente ci sono anche setting e fondali particolari, come quelli di Miyazaki che secondo me rientrano in un discorso differente perché creano una sorta di magia difficilmente riscontrabile nella realtà se non in rari casi. Pensa a Kiki, oppure a Si alza il vento. Città che non esistono ma che sono la fusione di tanti piccoli elementi urbani esistenti (come Visby e alle città nord europee usate proprio per Kiki) e che creano quella magia a mio avviso unica.
Quindi la risposta alla tua domanda è che le ambientazioni sono per me fondamentali.






Miki - nel tuo libro si passa dalle città reali (ad esempio la Londra di Dylan Dog) a quelle immaginarie (Gotham City): quali tra questi generi hai preferito trattare?

Maurizio - sicuramente quelle che ho avuto modo di vedere in prima persona. Dal Giappone (che ho visitato in più occasioni) a quelle americane. Le città immaginarie hanno il loro fascino quando riescono a farti immergere in una urbanistica che non esiste ma che sembra reale, quando eventuali elementi futuristici sono così credibili da immaginare che possano essere replicati un giorno. Diversamente, almeno io, resto poco affascinato.



Miki - torniamo all'inizio: ti occupi attivamente di organizzare eventi a tematica nerd/otaku, con collaborazioni importanti: che progetti hai per il futuro?
Maurizio - al momento sto organizzando un evento totalmenente mio in collaborazione con Domenico Alfieri, noto illustratore che sul web è conosciuto con il nome di Handesigner. L'evento si chiama Anime in Fiera (www.animeinfiera.it) ed è un piccolo evento gratuito e senza scopo di lucro che ha come obbiettivo quello di far conoscere il mondo del fumetto su un terrirorio che non ha mai visto eventi simili. Nello specifico è a Saviano, a circa 25 minuti da Napoli.
Ci saranno 6 conferenze a tema fumetti, anime e sigle, 5 mostre (tra cui una mia pittorica dedicata ai parallelismi tra icone reali e di fantasia), due concerti a tema, uno spazio per associazioni ed espositori.
Una sfida davvero impegnativa ma molto stimolante.
Con il Comicon invece ancora non abbiamo avuto modo di pianificare quelli che saranno gli incontri del 2023 ma da gennaio inizieremo a parlarne anche perché sono in essere alcuni cambiamenti che potrebbero aprire nuovi spazi ad altre idee.
Ci sono poi altri due possibili eventi, di cui uno con l'Associazione Cartoon Cover Land con cui collaboro da anni, ma per ora sono ancora in fase iniziale quindi è prematuro sbilanciarsi.
Incrociamo le dita.






Miki
- bene! Allora, invito chiunque ne abbia la possibilità a recarsi a Anime in Fiera, e poi -se la chiacchierata vi ha incuriosito- a leggere il libro di Maurizio.
Un'opera sull'architettura ma davvero alla portata di tutti, dove ritrovare tanto tra fumetti e cartoons di ogni nazionalità.
Il libro è ordinabile dal sito diretto www.architetturaneifumetti.it o dal sito dell'editore https://douglasedizioni.com/architettura-nel-fumetto/
Ottimo anche come regalo, se siete fan di fumetto e animazione sarà uno sguardo su dettagli particolari del mondo che amiamo.

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29 commenti:

  1. A me piacciono l'architettura e il paesaggio di Paperopoli e Topolinia che anche se sono in stile anglosassone americanizzato sono anche molto italiani hanno anche le nostre caratteristiche i sanpietrini e altre particolarità nostrane è un mescolamento ben riuscito.
    E quello giapponese un misto tra passato con le le case e gli edifici secolari in mezzo alla natura solitamente i boschi e il mare delle isole e il futuristico dei grattacieli e i negozi tecnologissimi.

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    1. Vero, Paperopoli e Topolinia hanno molto di europeo, potrebbero essere due città createsi con la colonizzazione americana :D
      L'ambientazione giapponese è poetica, tra passato e futuro.

      Moz-

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  2. Ehehe, il nostro Mau è un settantiano :)
    Il suo libro è davvero fighissimo, lontano da ogni tecnicismo fastidioso, anzi... è comprensibile a chiunque, ti spiega bene tutto.

    Moz-

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  3. Complimenti a Maurizio, mi ha decisamente colpito la sua creatività originale. Mi ha colpito l’argomento della sua tesi, qualcosa di unico. Bella anche l’idea di svilupparne un libro che stimola l’interesse di chi come me non ne sa molto di architettura e fumetti, soprattutto di architettura.Bellissima intervista!

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    1. Vero, l'idea è super!
      Io sono rimasto piacevolmente colpito dal libro, che ho letto sul finire dell'estate... Veramente bello 🤓💪

      Moz-

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    2. Grazie mille Caterina. E' stata una bella sfida e il risultato è stato decisamente gratificante!

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  4. Il link non c'è... 😱
    Comunque, sì... Poche cose come film americani e anime giapponesi sanno rendere a pieno l'estetica 💓

    Moz-

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  5. Quello che si vede quando parlano di riso e cipollotti... non è così diverso dall'Italia.
    Devo dire che anche la scuola interna, tolte le cose prettamente giapponesi, non è lontana da una qualsiasi scuola italiana semi-moderna (magari anni '70-'90)
    Da 6.19 a 6.32, quando mostra ciò che si vede dalla finestra, potrebbe benissimo essere qui dove vivo io, giuro! :O
    La parte dell'orto tipico abbandono italiano XD
    Insomma, si percepisce in qualcosa che si tratta dell'estero, ma non è così differente.

    Moz-

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  6. Qui avrei da imparare senz'altro, i miei fumetti sono poveri di architetture...😮‍💨

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    1. Non che siano fondamentali, ci sono storie che non ne hanno bisogno...

      Moz-

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    2. Vero 🙂 ...si può fare anche fumetti alla Sio... 😁

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    3. L'architettura è come un personaggio della storia. Ci sono storie che necessitano di personaggi e altre che possono vivere da sole anche senza. Dipende da cosa vuoi raccontare. E' stato citato Sio come valido esempio della non obbligatorietà della contestualizzazione architettonica. Sta a noi poi decidere se leggere qualcosa che possa affascinarci di più grazie alle mille sfumature dei personaggi, degli ambienti, dei dialoghi, ecc, oppure scegliere qualcosa di più leggero e meno impegnativo da un punto di vista visivo.

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  7. Tra i raggi del sole top.
    Ma sai, a me piacciono proprio queste ambientazioni non eccessivamente metropolitane.
    Infatti amo manga come Che meraviglia! (che ti consiglio) per un Giappone più quotidiano, semplice, non lontano da noi...

    Moz-

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  8. Tranne l'alberghiero, che non ha niente di particolare rispetto alle solite scuole, le altre due mi piacciono molto.

    Moz-

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  9. A me le metropoli piacciono quando gli autori danno un senso quasi americano, vedi City Hunter... *___*

    Moz-

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  10. Le scuole unite, a meno che non siano istituti particolari, non piacciono nemmeno a me.
    Le scuole urbane hanno il loro fascino, quelle senza cortile ecc... :)


    Moz-

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  11. Già le asettiche senz'anima giapponesi non danno emozioni e voglia di viverci.

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  12. Non direi proprio che siano asettiche, anzi... specie quelle più caratteristiche...

    Moz-

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  13. Ma sono tutte uguali senza particolarità evidenti quelle statunitensi per quanto più arretrate e molto meno tecnologiche sono esteticamente più belle sono decisamente più differenziate e danno molte più sensazioni, pure forti.

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  14. Per te che non sei tanto normale, ok, è così.
    Gli altri hanno un'altra opinone.

    Moz-

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  15. Pe voi subnormali sono super ma dopo che le vivi cambi idea.
    Vivi i film mike'.

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  16. Brava bimba, ora torna a cuccia.

    Moz-

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  17. Vlrlalvla vimva, ora torna a kuvvia.
    Brava bimba, ora torna a cuccia.

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  18. Tu pensa quanto stai frecata di mente e che vita meschina conduci se il sabato notte devi stare a scrivere cagate sul Moz O'Clock... 😯🤦🏻‍♂️

    Moz-

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  19. Grazie Valeria! Mi fa piacere che questo volume susciti interesse ed entusiasmo! :-)

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  20. Oppss... ovviamente sopra ero io :-P

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  21. Ciao Gravo. Grazie a te per averla letta!

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