Non si può mai star tranquilli nel mondo di Berserk, questo è risaputo.
Anche adesso che tutti sembrano potersi riposare (da "catturati", ma trattati coi guanti bianchi) presso la capitale dell'Impero Kushan, c'è qualcosa che turba gli equilibri.
Più di una cosa, a dire il vero, ma è la presenza inattesa di un Apostolo a gettare tutto nel caos...
Avevamo lasciato la compagnia di Guts (priva di Casca, lei rapita da Griffith) assalita da alcune navi kushan: il Cavallo del Mare di Roderick era finito nelle loro acque, ma è stato soprattutto un consiglio di Daiba a spingere Shilat verso la cattura dell'equipaggio, evitando inoltre spargimenti di sangue.
Ora Guts, giudicato pericoloso, è chiuso in cella; tutti gli altri sono liberi di muoversi per la capitale (QUI per l'episodio precedente). Ma l'impero Kushan si prepara alla guerra contro Griffith...
Questo capitolo è davvero molto dialogato, espande il mondo di Berserk introducendo nuovi personaggi e tematiche, proprio come avrebbe fatto Miura. Ma è anche uno di quegli episodi di spiegazione, dove le cose si riannodano e convergono.
Veniamo così a scoprire che un nuovo imperatore ha sostituito Ganishka, reo di aver perso contro Griffith a causa della sua tirannia. Ora invece viene convocato un consiglio supremo che mette nero su bianco la struttura del grande impero orientale: tante sono le razze e tribù che ne fanno parte, spesso in contrasto tra loro, ma per vincere bisogna rincorrere l'unità.
L'inizio dell'assemblea permette anche di rivivere gli avvenimenti recenti, riannodando il passato, con Shilat che rischia di essere estromesso (alcuni non vedono di buon occhio i bakilaka, perché assassini) e Daiba che racconta cosa è davvero successo nelle Midlands e in tutto il mondo (ma omettendo furbescamente le sue malefatte: daka, pishaka e l'utero demoniaco. Shilat si rende conto di ciò che il mago preferisce non riferire...)
C'è anche una sorta di mistero, una domanda che per ora non trova risposta: anche l'impero Kushan sembra essere un luogo sicuro, come Falconia, ma da dove traggono questa forza i suoi abitanti?
Il capitolo inoltre punta l'accento sulle differenze e uguaglianze tra etnie, con incomprensioni arcaiche e accoglienza.
Schierke è ancora perduta nel mondo astrale, quando qualcosa all'assemblea va storto: il capoclan della Tribù del Nord, messo a tacere dal nuovo imperatore, inizia a scomporsi... in modo disumano.
Farnese, a distanza, avverte qualcosa; Guts lo stesso, e ovviamente anche Daiba, che grida a tutti di stare lontani dall'uomo.
Alcuni aculei squarciano da dentro il capoclan, che viene divelto. Appare così Rakshas, nella sua forma mostruosa a drappo, con le due maschere (sia quella spaccata a metà da Shilat nel vol. 39, sia quella sostitutiva che fu comunque danneggiata). Cosa vorrà un reietto dei kushan da quella assemblea?
L'episodio termina in questo inaspettato modo gore, per darci appuntamento tra due settimane.
Finalmente possiamo dirlo: Kouji Mori e lo Studio Gaga hanno in mano Berserk, che ovviamente non è il Berserk di Miura ma la strada intrapresa segue fedelmente il modus operandi del Maestro.
I disegni si fanno sempre più dettagliati, certo mai quanto quelli di Miura, ma ci si prova a riempire le vignette (gli interni ma anche gli esterni) di tutte quelle minuzie tipiche del compianto sensei.
Rakshas è apparso, assetato di sangue: enigmatico come sempre (vorrebbe uccidere Griffith, ma è anche uno dei suoi uomini; apparve nascosto sotto l'ala di Zodd al momento dell'esplosione di Ganishka; non si sa chi lo assoldò per uccidere Rickert: Rocks? Griffith stesso? O fu una sua iniziativa?) riappare a sorpresa ma potrebbe portare anche tante sorprese.
Io rilancio: e se fosse l'Apostolo che durante l'Eclisse uccise Gaston?
Nuovi scontri si profilano all'orizzonte, forse la guerra contro Falconia e il regno di Fantasia non è così lontana...
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