[FUMETTI] Berserk 82, la recensione (no spoiler) e un mio pensiero

 


Con questo volumetto si chiude un ciclo.
Berserk n. 82 contiene le ultime tavole scritte e disegnate da Kentaro Miura.
Qui termina una parte di Berserk, che sì, sta proseguendo, ma per quanto bellissimo e rispettoso non potrà mai essere lo stesso.
Seconda parte del volume 41 giapponese, in queste pagine avremo tantissime rivelazioni, anche del passato remoto...



In soli tre capitoli si vedono e scoprono tante cose, elementi fondamentali per la mitologia berserkiana; ciò rende il quarantunesimo tankobon (QUI la recensione della prima parte) anche uno dei più spettacolari e emozionanti, specie nelle tavole finali, specie sapendo che Miura non c'è più.
Avevamo lasciato Guts con il Cavaliere del Teschio e il fabbro Hanarr, e proprio questo incontro ci permetterà di aprire una finestra sul lontano passato, quando ci fu un evento apocalittico e il precedente proprietario dell'Armatura del Berserk perse la vita.






Miura come sempre è bravo a ri-velare, ossia mostrare qualcosa di importante includendo degli indizi, senza spiegare a chiare lettere quel che vediamo: infatti, al lettore resta l'enigma da risolvere riguardo le scene del passato. Chi è quella gente? Cos'è successo davvero?
E altri interrogativi arriveranno quando il Cavaliere del Teschio incontrerà Danan al mausoleo degli spiriti che troneggia anche in copertina.
Ci si chiederà anche chi sa un certo personaggio ricorrente (ne abbiamo parlato approfonditamente QUI, ma cliccate sul link solo se avete già letto questo volumetto...).






Non mancano tavole più leggere, con Isidro e le sue malefatte, ma anche queste -oltre che per alleggerire la tensione- concorrono a creare una base su cui far riflettere i personaggi, specie se si scopre cosa combinò qualcun altro tempo prima...
Riflessioni su legami, amicizia, famiglia... misteri, segreti, improvvise (doppie) apparizioni.
Il Berserk di Kentaro Miura termina con tavole di pace e l'ineguagliabile poesia di un autore inarrivabile.






L'albo italiano termina con la traduzione della lettera della redazione giapponese, scritta un anno fa; Miura ci ha lasciati prima del tempo ma la Causalità ha voluto che si fermasse, con la sua opera, proprio su una delle sequenze più belle.
L'edizione italiana è ormai sugli standard (alti) degli ultimi volumetti, traducendo i testi in maniera chiara pur usando (giustamente) vari registri linguistici a seconda di personaggi e situazioni.
Era l'estate del 1996 quando in una edicola pugliese incontrai Berserk. Rimanendone folgorato (QUI la storia di Berserk in Italia).






Oggi, anche se Berserk prosegue, quel viaggio termina: l'opera scritta e disegnata dal maestro Miura finisce con questo 82simo volumetto, preso nell'edicola abruzzese dove negli anni ho acquistato gran parte degli albi, tra cui quello dove appariva Mozgus, il personaggio che mi ha dato il nickname.
Grazie Miura e grazie Panini Comics / Planet Manga per questa avventura, che sta continuando, ma che è anche finita qui dopo 26 anni.
Un cerchio si è chiuso.


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4 commenti:

  1. Miura dopo 20 anni si era stufato di Gatsu.
    Sembra quasi l'incarnazione del motto "si nasce incendiario, si muore da pompiere": tutto il nichilismo, la rabbia, il fuoco che ardeva nelle vene dello spadaccino nero è stato spodestato da un ben più rassicurante mondo composto da creature magiche, maghette , incantesimi e fanciulli sorridenti.
    Precisando che fuori dall'isola degli elfi è tutto rimasto l'apocalisse, si nota come a Miura diverta di più questa ambientazione leggera e petalosa, piuttosto che sangue, muscoli e acciaio. Con gli eredi invece si è tornati all'antica con una certa velocità di sceneggiatura.

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    1. Beh, si sarebbe arrivati ugualmente lì, la storia è sempre quella tracciata da Miura... Era scontato, inoltre, che si sarebbe tornati a una certa oscurità 💪💥

      Moz-

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  2. Miura dopo 20 anni si era stufato di Gatsu.
    Sembra quasi l'incarnazione del motto "si nasce incendiario, si muore da pompiere": tutto il nichilismo, la rabbia, il fuoco che ardeva nelle vene dello spadaccino nero è stato spodestato da un ben più rassicurante mondo composto da creature magiche, maghette , incantesimi e fanciulli sorridenti.
    Precisando che fuori dall'isola degli elfi è tutto rimasto l'apocalisse, si nota come a Miura diverta di più questa ambientazione leggera e petalosa, piuttosto che sangue, muscoli e acciaio. Con gli eredi invece si è tornati all'antica con una certa velocità di sceneggiatura.

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