[FUMETTI] Berserk n. 81, la recensione (no spoiler)


 

Sono passati più di tre anni dall'ultima volta (QUI) che abbiamo potuto acquistare, tenere in mano, sfogliare avidamente un nuovo volumetto di Berserk.
Nel frattempo, purtroppo, l'autore ci ha lasciati, ma ci ha donato anche una grande eredità che ora i suoi amici e assistenti stanno portando avanti.
Ma questo ottantunesimo albo è come un sogno, un ritornare indietro prima della prematura scomparsa di Miura: continuiamo a godere della sua arte.



Ovviamente si tratta del n. 81 della prima edizione, la "sottiletta" (QUI la guida alle versioni italiane e QUI la guida a Berserk in Italia), dunque è la prima parte del volume originale.
Avevamo lasciato i protagonisti finalmente al sicuro sull'Isola degli Elfi, con Casca tornata alla normalità grazie a una pericolosa pratica intrapresa da Farnese e Schierke.
Il tutto, mentre i Falchi hanno affrontato alcuni giganti liberando terre lontane e riuscendo a ripristinare anche un antico sito di pietra, attraverso cui potersi spostare in velocità.
In queste nuove pagine (quattro corposi capitoli) abbiamo una varietà di luoghi e storie, con vignette emozionanti.
Entriamo in una riunione politica, che permette al lettore di comprendere la condizione attuale del mondo, delle Midlands e di Falconia: Miura tratteggia l'umanità con il solito realismo (dissidi di religione, tumulti, profughi, orfani...).






Tornati a Skellig, veniamo catapultati in avventure tra magia e ricordi, tra scene che fanno male a grosse sorprese.
C'è di tutto, in questo volumetto, e non manca la sottile ironia di Miura che fa dire a Puck quanti anni sono passati davvero da quando disegnò certi avvenimenti a cui si fa riferimento.
Vengono citati personaggi importanti e situazioni del passato; tornano in scena comprimari carichi come sempre di sorprese.
Iniziano le prime rivelazioni: il lettore sarà rapito ancora una volta dalla coinvolgente narrazione di Miura.





L'edizione italiana di questo albo è particolare: abbiamo un ritorno a titoli come "lord" e "lady" usati nei primi volumi e poi sostituiti con "messer" e "madamigella".
C'è una imprecisione quando si cita la terra santa, che passa in italiano come fosse la Terra Santa ma in realtà era un riferimento a un semplice territorio consacrato (la chiesa di Sant'Albione, nello specifico).
I daimon vengono (giustamente) tradotti come demoni: un termine fuorviante nella nostra lingua, forse era necessario lasciarlo in originale (che è greco) oppure spiegare a margine che non si tratta di cose negative.






Stranamente, quel che finora hanno reso con "flusso del karma" (e che tale è sbadatamente rimasto anche nella costosa edizione Deluxe...), ora è reso col migliore "causalità", finalmente.
In ogni caso, lode alla versione italiana, che fa uso di un registro linguistico molto appropriato per la traduzione di un'opera come Berserk, con termini ricercati e -quando occorre- particolari e di settore.
Un ottantunesimo albo che vi darà tante nuove piccole informazioni, tutte pronte a connettersi a quel grande mosaico che è il capolavoro di Kentaro Miura.
Vi ricordo che questo mese anche io ho scritto qualcosa su Berserk: su Nippon Shock Magazine 3 trovate un mio articolo inedito sull'influenza che l'Italia ha avuto sul manga.

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2 commenti:

  1. Non avrei mai pensato che fossero già passati più di tre anni. Giuro!
    Bene, non vedo l'ora di leggerlo.

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    Risposte
    1. Infatti, sono rimasto anche io stupito dalla cosa 😅💪

      Moz-

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