[LIBRI] Gli svegli dell'asilo, di Nino Baldan: recensione e riflessione sul tema


Nino Baldan, che è stato ospite qui un paio di volte (l'ultima pochi giorni fa, con la sigla erotica di Junior Tv) è anche un autore di saggi.
E quando non scrive del suo amato wrestling, diventa introspettivo.
Gli svegli dell'asilo (tagline: Perché i bambini brillanti degli anni '80 hanno fallito) è un concetto che Nino ha associato a quello della descrizione del mio profilo: Bambino Indaco.

È un concetto che comunque, credo, riguardi molti di noi, anni '80 o meno.
Parliamone un attimo.


Sulla questione dei Bambini Indaco io ci scherzo su: si tratta di una nozione legata alla cultura New Age, a me estranea. Indica una generazione di bambini dotati di capacità superiori, che guideranno l'umanità nella prossima tappa evolutiva.

Torniamo sul pianeta Terra.
E scusate già da ora se in questo post si sarà un pochino immodesti.
Nino Baldan, in una sessantina di pagine e dieci paragrafi, compie un percorso non dissimile dal pensiero che, spesso, condivido con certi miei coetanei. Un pensiero che parla della nostra infanzia brillante, anche economicamente; una magia di consumismo e benessere, positività, voglia di esserci, apparire e diventare. Siamo stati fortunati, ma poi tutto è crollato rovinosamente.
E oggi ci troviamo con un cazzo nelle mani e i frantumi di quel sogno di gloria chiamato Anni '80.

Nino Baldan però va oltre.
Quello che io ho iniziato a pensare di me -immodestamente- alla scuola elementare, lui lo ha vissuto già nell'asilo del titolo.
Tre classi, tre aule caratterizzate da un colore diverso: Azzurro, giallo, verde.
Azzurra era la sezione dei bambini con genitori ricchi, professionisti; gialla era la classe dei bambini problematici, quindi i futuri bulli e/o criminali; verde era quella "nella media", ma con bambini accomunati dal fatto di essere "svegli".


Cosa sono gli svegli dell'asilo?
Sono quei bambini che aguzzano l'ingegno più di altri e sanno di essere (e sentirsi) superiori.
Lo so, può suonare davvero antipatica questa cosa.
Anche perché anche io spesso mi sono domandato se non fossi così.
Ha ragione l'anonimo che mi attacca nei commenti, dicendo che sono un megalomane che si autocelebra.
In mia discolpa, e in discolpa della mia generazione (la Generazione Y), posso dire che la maggiorparte di noi ha fallito. Me compreso. Non siamo nessuno e lo yuppismo d'intenti si è accartocciato su noi stessi.
Ecco, dai, assolvetemi.

L'autore continua nel presente, indicando cosa siano oggi quei bambini dell'asilo.
Ci si ritrova a non essere più così speciali.
Ci si ritrova sorpassati dagli ex bambini delle altre classi.
Ci si ritrova in un mondo piatto, ignorante, disilluso, che vive di social e reality.
E va bene.


Io condivido alcune cose con Nino Baldan: l'aver imparato a leggere e scrivere a tre anni; l'essermi sentito "speciale", un po' perché sono effettivamente pieno di me, un po' perché mi ci hanno fatto sentire; ma altre cose non combaciano: io ho effettivamente fatto la "primina", all'asilo ci sono andato pochissimo, ho una propensione a legare maggiomente con la gente delle classi azzurre e gialle, piuttosto che con quella della sezione verde.
Ma forse, semplicemente, non sono uno sveglio dell'asilo. Sono un bambino da classe azzurra o gialla. O indaco?

Però ecco, anche io -che spesso ho pensato il mondo ruotasse attorno a me, come quando alle medie un professore cambiò modalità di valutazione a tutta la classe pur di non mettermi un voto basso (e il bello è che NON ci sarei rimasto male comunque!)- alla fine non ho nulla di concreto.
Baldan si chiede se gli svegli della Generazione Y siano repressi e insoddisfatti.
Questo non so dirlo, di certo non siamo quello che immaginavamo saremmo diventati, nel 1988 o nel 1992.


Gli svegli dell'asilo si legge in pochissimo tempo, scorrevole e ben scritto.
Riporta fonti e si chiude con una sorta di speranza battagliera, anche se la colpa di tutto quel che ci è successo non è solo, per me, della crisi dei valori culturali.
La colpa è nostra.
E infatti io, nel saggio, ho parteggiato per la bambina piccola che, incapace ancora di parlare correttamente, veniva dileggiata in un finto quiz televisivo (appunto) messo su proprio dagli "svegli".
La colpa è nostra, sì.

CLICCATE QUI per seguire Nino sul suo blog e scoprire come leggere Gli svegli dell'asilo (in formato cartaceo o e-book)!

48 commenti:

  1. Ecco, questo post è un manifesto perfetto. Noi non siamo i nerd, siamo gli ex svegli dell'asilo, siamo quelli della generazione Y.

    All'asilo ingegnosi e brillanti, anche io ero il boss dei boss :D. Poi almeno per me, nell'adolescenza, il primo vero fallimento. Ed ecco che sono finito in quella categoria dei nerd (cioè i bruttini che se ne stavano da soli o in compagnia dei propri simili a giocare con il computer ad esempio :D).

    L'errore è infatti quello di sentirci speciali, da aver avuto da bambini tante attenzioni, ma - diversamente da altre valide e interessanti riflessioni lette sulla blogosfera - anche tante aspettative.

    Perché eravamo bambini ingegnosi, creativi, stimolati, al di là delle tante schifezze ingurgitate che probabilmente ci hanno inquinato il cervello o del tempo trascorso davanti alla tv (ma ad esempio mia madre mi dava comunque degli orari).

    Da ragazzi poi non sempre 2+2 fa 4 e allora le aspettative non corrisposte ci mandano in crisi. Chi è vicino ci vuole bene, ma sotto sotto non ha accettato i nostri fallimenti o i risultati al di sotto delle attese.

    Al contrario molti "non svegli dell'asilo" hanno fatto brillantissimi percorsi di studi e avviato brillantissime carriere di lavoro. Potrei fare un sacco di esempi.

    Certo non toglie che arrivati a questo punto della vita non ci siano momenti felici, momenti in cui ti senti comunque realizzato e sorridente, anche senza dover aprire il libro dei ricordi o aggrapparti all'altrimenti fatale nostalgismo.

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    1. Sì, le aspettative ci han fregati.
      Ci hanno caricato di aspettative e ci hanno fatto sentire speciali.
      Io, forse, un po' lo ero: come tanti che conosco. Curiosi, sembrava dovessimo strafare.
      Poi dopo, al liceo il primo muro.
      Però penso una cosa: stiamo solo riposando, e presto le cose torneranno come prima... :)

      Moz-

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    2. Ma forse è già così. Nella vita odierna si fanno cose buone e meritevoli

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    3. Sì, quello senza dubbio. Infatti comunque non mi lamento :)

      Moz-

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    4. Che 2+2 non faccia sempre 4 lo dice qualcuno anche in "Twin Peaks", eh?

      Non credo sia stato il cibo ingurgitato o la televisione ad averci rovinati (oggi per contro abbiamo la Monsanto/Bayer coi suoi OGM e i reality...), quanto più il non essere potuti stare con chi aveva l'anima nostra, un po' come cantava Marco Conidi nel 1993...

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    5. Siamo stati rovinati dal troppo, dalle troppe aspettative e da chi ci ha permesso di gasarci XD
      La canzone non la conoscevo, nemmeno il cantante.
      Domani cambiamo, ma oggi no... E in fondo ci sta bene così :)

      Moz-

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    6. Quella canzone, a mio modestissimo parere, è una delle migliori portate a Sanremo dal 1990 a oggi. Mi ci riconosco molto.

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    7. Ho visto, ho visto... ha partecipato al Sanremo del '93!

      Moz-

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    8. Le tante merendine e la televisione fanno parte di quel 'mondo' di attenzioni che ci venivano garantite. Forse, almeno nel mio caso, un po' di pane e acqua poteva produrre effetti migliori ahha

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    9. Eh, forse sì: viziati (ma non dai genitori: dal sistema stesso) abbiamo avuto tutto e perdio ora ce lo riprendiamo^^

      Moz-

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  2. Lo sai già chi sono15 giu 2018, 13:49:00

    mi sento estranea a questa cosa, essendo nata 10 anni dopo di te (.......però...aspetta...ho scritto questa cosa...e mi sono stupita....perché con te non sento la differenza di età....quindi sì), tuttavia:
    "Azzurra era la classe dei bambini con genitori ricchi, professionisti; gialla era la classe dei bambini problematici, quindi i futuri bulli e/o criminali; verde era quella "nella media", ma con bambini accomunati dal fatto di essere "svegli"."
    mio padre alle medie andò nella sezione di francese, situata in un altro edificio, perché le sezioni di inglese erano piene dei peggiori ragazzini della sua città (con famiglie sbandate alle spalle). E il risultato sono stati tre ottimi anni di medie, ma erano negli anni '70.

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    1. Eh, esatto... il mondo è comunque cambiato, al di là della differenza di età percepita -o meno-.
      Negli anni '80 eravamo in un momento ad altissimo bombardamento di stimoli.
      C'era gente ricettiva, gente fantasiosa, e poveri cretini ottusi.
      I primi hanno fallito, i secondi si sono riscattati.
      Ma la ruota, probabilmente, tornerà a girare...

      Moz-

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    2. Lo sai già chi sono15 giu 2018, 20:24:00

      se solo esistessero le macchine del tempo...andrei negli anni '80. Comunque sì erano anni di colori fosforescenti, mode pazze, trend, pubblicità, erano anni molto creativi ma a quanto pare (almeno mi dicono i miei) anche un bel po' superficiali. Credo che però sì, nella storia umana non ci sia un momento di stabilità completa, si va a generazioni- momenti belli e momenti di buio si susseguono. Io intanto voglio rimanere ottimista :D

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    3. In molti frangenti erano superficiali, disimpegnati... Ed era quello il bello!! 😂😂😂

      Moz-

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  3. Sì, però tu stai facendo anche un po' un pastrocchio... Stai mescolando il discorso dei bambini indaco con quanto ha scritto l'autore, che divide invece in personalità giallo/azzurro/verde.

    Vedi qui per il discorso indigokinder:
    http://arcaniearcani.blogspot.com/2017/07/i-colori-della-personalita-parte-i.html

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    1. Noooo, ahaha! La mia era una battuta, sui Bambini Indaco: come ho premesso, non credo a queste cagate new age.
      L'autore non distingue per personalità, ma per classi (aule!) differenti :)

      Moz-

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    2. OK, da come scrivevi, sembrava che dicessi che l'autore parlava dei bambini indaco, mentre invece fa solo un discorso simile.

      Se mi permetti di cogliere la palla al balzo, tu però ti riferisci agli indigokinder così come se ne parlava negli anni '60, dove si diceva che avessero capacità paranormali e cavolate del genere. In anni più recenti questa cosa è stata rivista in maniera più psicosofica e meno campata per aria. Io l'ho trovata interessante, quel post che ti ho linkato fa riferimento a questa seconda visione.

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    3. Ti spiego:
      il saggio non ha nulla a che vedere con questioni pseudoscientifiche o altro; è un saggio concreto, sul passato di chi lo ha scritto.
      Nino una volta ha associato il concetto di Bambino Indaco (presente nella mia descrizione) al suo concetto di "sveglio dell'asilo", ma lo ha fatto parlando di me, della mia descrizione... e da lì io sono partito per introdurre la recensione di oggi :)

      Io ho semplicemente poi spiegato in tre righe cosa sono i bambini indaco: so che le cose sono cambiate nel tempo, perché comunque quella trasformazione nell'età dell'Acquario non è mai avvenuta, e anche i new agers si sono dovuti aggiornare e portare avanti... comunque appunto, restava una breve introduzione giusto per chiudere la parentesi, non era mia intenzione (né di Nino) parlare di argomenti similari :)

      Moz-

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    4. Confermo: quando parlai con a Miki e accostai il suo “bambino indaco” con i miei “svegli dell’asilo”, non intendevo parlare di colori legati alle caratteristiche personali ma semplicemente trovare analogie tra i due concetti, presentandogli così il tema del libro :)

      Le classi verde/azzurra/gialla esistevano davvero, e chiaramente non erano state costruite in quel modo in base ad una volontà ben precisa degli educatori, ma alla fine ce le ricordavamo così anche a causa di una serie di coincidenze, che avevano portato certi elementi a sedere in determinate aule.

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    5. Certamente, erano tre sezioni che al posto di avere le lettere, avevano i colori...
      Ci sta che si ricordi una sezione come "quella degli scapestrati" e via dicendo... in fondo ogni classe ha un'impronta :)

      Moz-

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  4. Lo leggerò. Ciao, ciao.
    sinforosa

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    1. Grazie! :) È un breve saggio che scrissi di getto più o meno due anni fa, ma che per motivi di tempo non riuscii nè a promuovere nè a pubblicizzare... Ma sono felicissimo che le tematiche da me allora sollevate siano oggi riprese e discusse anche grazie a Miki che l’ha recuperato!
      Quando l’hai finito facci sapere cosa ne pensi! :)
      Ciao!

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    2. Per me è una figata aver trattato questo argomento, che tocco sempre spesso in privato^^

      Moz-

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  5. Questo articolo mi ha sorpreso, per tematica ed esposizione. Qua si passa dalla Blanchard a Berserk, dai gelati Algida a Street Fighter, e nel mezzo ci mettiamo la bella recensione al libro impegnato!

    Diciamo che dei bambini indaco avevo già sentito parlare (da un pediatra, ma non riferendosi al sottoscritto), e la definizione l'ho subito associata ai newtype dell'universo di Gundam: questi ragazzini nati/cresciuti sulle colonie spaziali che rappresentano la normale evoluzione del genere umano e che si rivelano i veri protagonisti della guerra di un anno.

    Anche io come te ho imparato a leggere e scrivere in età prescolare (grazie ai fumetti), ho fatto pochi giorni di asilo, forse perché nel mio caso non c'erano le classi colorate ma promiscue, e il primo approccio col coetaneo bulletto non l'ho mai ben digerito... E anche io ho fatto la "primina", entrando poi direttamente in seconda elementare in una classe dove tutti già si conoscevano. Problemi a socializzare che forse hanno influito sulla mia crescita, ma in bene o in male? Anche io, non per vantarmi ma per cronaca documentata, fino alle scuole medie incluse sono sempre risultato tra i migliori della classe, tanto che certi pomeriggi potevo anche non studiare e godermi ore e ore di cartoni animati prima e di tennis dopo in tv. Come sarei stato se avessi avuto un approccio meno "diverso" dai miei compagni? Sarei un po' ugualmente imploso nella mia creatività o mi sarei fatto trascinare dal resto della classe, come una sorta di battaglione militare che marciano tutti allo stesso passo (come degli idioti privi di personalità, concedimi la confidenza)?
    Non so, fatto sta che per me iniziare ad andare a scuola è stato il primo trauma della mia vita: a casa scrivevo tante storie di tanti personaggi seriali, costruivo coi Lego tutti i personaggi di interi cartoni animati di mia invenzione (soprattutto comici e robotici) e svolgevo anche le varie puntate! A scuola nulla di tutto ciò, materie istituzionalizzate e basta, a parte un po' di ginnastica tenuta da un maestro che arrivai a odiare, e l'ora di religione che era un'interrogazione su cosa detto all'ultima Messa della domenica!

    Non so di che colore fossero i vari coetanei che ho incrociato nei miei anni da giovane studente, ho però il sospetto che il mio colore originale sia stato ridipinto dalla società. Ma sotto la crosta c'è ancora.

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    1. Sai che ci sono concetti similari ai Bambini Indaco, ossia Cristallo oppure ancora Star Kids o Starchild? Ebbene, in He-Man della Filmation c'è Starchild XD

      In ogni caso, anche io ho sempre pensato che la scuola mi abbia frenato.
      Tranne le medie: alle medie davvero sono legatissimo, ero al 100% e mi hanno lasciato espimere in modo prorompente. Ecco perché il Moz O'Clock è il blog di chi, con la mente, è sempre alla scuola media XD
      A parte questo, sì, comunque la società ci ha appiattiti e non poco!

      Io ho sempre avuto classi miste, diciamo che mi trovo a mio agio con gente che mi compensa e che sa creare... ma deve esserlo in modo diverso da me altrimenti ci si annullerebbe... :)

      Moz-

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    2. X Gas75: potresti rievocare i momenti creativi della tua infanzia in un guest post nel mio Blog... quando vuoi :) sarebbe interessante tirar fuori questi attimi da “sveglio” e farne un confronto!

      X Miki: per me invece le medie rappresentarono la piattezza più assoluta, un periodo nel quale non riuscii a comunicare i miei stimoli, le mie idee...e iniziai a realizzare che forse avrei dovuto inibirmi per vivere nella società che mi circondava

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    3. Argh, ecco allora un'altra diversità tra noi :)
      Per me le elementari furono in parte noiose, nozionistiche... alle medie dieti davvero tutto... ma anche nella vita, nelle passioni^^

      Moz-

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  6. Comunque secondo me non è il singolo ad aver fallito, ma la società in quanto tale e chi abbiamo preposto a "leader".
    Poi per me questo discorso di colori lascia un po' il tempo che trova.

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    1. Non so, probabilmente non mi sono spiegato io bene nell'articolo: i colori sono i colori delle aule, e ogni aula raccoglieva dei ragazzi. Come dire, sezione A, B e C. Nella A c'erano i figli di papà, bella B i più turbolenti, nella C gli altri tra cui gli svegli.
      Possono essere colori come qualsiasi altra cosa, non ha nulla di metafisico... succede davvero che si compongano classi in questo modo :)

      Moz-

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  7. Succede nel libro del tuo amico forse !
    Nella mia esperienza ho sempre frequentato classi miste con compagni di tutti i colori (inteso nel modo che spieghi te , non per etnia).
    Forse una ulteriore classificazione che si potrebbe fare , ma non so se esistono ancora,sarebbe con scuole serali e diurne?
    Ai miei tempi c'erano anche quelle.
    Per studenti che di giorno lavoravano e non potevano frequentare i corsi normali.
    Però la cosa che volevo chiederti da un pezzo che son ritornato a leggerti è : ma che fine han fatto il sessista e il razzista che orgogliosamente sbandieravi sul tuo profilo..ho visto che son stati sostituiti da ..sto bimbo minch.;)...scusami indaco?
    Perche? Cosa mi sono perso?

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    1. Anche io classi miste, ma c'era sempre qualche "andazzo" particolare, tipo sapevi che in quella sezione c'erano tutti figli di, in quell'altra figli da, e via dicendo XD
      Quanto al profilo, essendo stato su altri blog non legati a me medesimo, l'ho cambiato: ho preso la palla al balzo per quel che volevo fare da un po' (dopotutto in 12 anni l'ho cambiato già altre volte). Bambino Indaco però c'era anche prima :)

      Moz-

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  8. Grazie Miki della profonda recensione del mio saggio, che (messaggio promozionale :P) è disponibile per pochi euro su Amazon, anche in formato ebook.
    Anche io mi sono chiesto “e se non fossi così?”, maledicendo talvolta la mia curiosità e il mio modo di pensare, invocando magari la pillola “Italiano Medio” resa celebre da Maccio Capatonda, che mi avrebbe creato sicuramente meno problemi, meno aspettative, facendomi apprezzare quello che fa divertire “tutti” ma che al sottoscritto risulta noioso, banale, scontato.
    Dici che la colpa sia nostra?...come avremmo dovuto comportarci a tuo avviso con il nostro bagaglio personale/culturale sulle nostre spalle?

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    1. Grazie a te per aver ispirato una riflessione che, seppur toccata mille altre volte, ho concretizzato solamente in questo post^^

      Bella domanda la tua: a volte anche io dico... "ma non potevo essere normale?" XD
      Non saprei rispondere, ma sì, credo che la brillantezza abbia nascosto anche una (malcelata) superiorità.
      Oggi starei dalla parte della bambina "alo" "iso" (hai capito a cosa mi riferisco), ma guarderei con ammirazione i conduttori dello show.
      Ecco, forse una via di mezzo...

      Moz-

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  9. Anche da svegli si sogna, e le aspettative non sono altro che sogni. Difficilmente si avverano. :-)

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    1. Eh, peccato averci caricato di tali sogni, in passato...! :)

      Moz-

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  10. Ciao Moz, arrivo adesso dal blog di Nino Baldan; Ho letto il tuo post e poi sono andata a leggere il suo ... io sinceramente, avevo un unica classe, forse perchè il paese era piccolo e i babini pochi; ma ricordo che su 20/25 marmocchi ognuno aveva un simbolo (tipo quadrifoglio, mela, pera,girasole ecc.) per contraddistinguerci in qualche modo; e quando leggevo il tuo post, mella mia mente riaffiorivano immagini di quell'epoca (purtroppo per me ho buona memoria ) e ti dico che io non avevo nessun simbolo ah ah ah ... non ne ricordo bene il perchè! Sarà che ieri come oggi sono un grande punto interrogativo sopratutto per me stessa ah ah ah ... vabbè comunque la battuta sui bimbi indaco mi ha divertita! Ad ogni modo leggerò il libro appena mi è possibile, aggiungo solo, dolentemente, che non ci si può aspettare di meglio da noi oggi dato che già da piccoli ci piegavano con distinzioni e sciocchezze simili. Passi un bimbo problematico serio che ha bisogno di assistenza speciale, ma tutti gli altri, ricchi o poveri non avrebbero dovuto avere trattamenti diversi ... poi ci lamentiamo dei figli di papà o di quelli che non si sono mai dovuti confrontare. L'istruzione è una cosa buona ma quando è fine a se stessa.

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    1. Era un'altra epoca, vero.
      Derivazioni "classiche" e un futuro brillante di benessere, che non c'è mai stato perché quel futuro era il presente, e ce lo siamo goduto...
      Ahaha, mi ha fatto ridere il fatto che tu non avessi alcun simbolo, ma forse questa cosa ti rende ancora più particolare rispetto agli altri^^

      Moz-

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  11. Che bel post. Io penso che siamo tutti un po' speciali e svegli solo che restiamo incastrati in una vita che ci inculcano e non è mica facile poi tirare fuori le nostre qualità - Qualche tempo fa ho letto un libro sui bambini indaco, ma non mi ha preso più di tanto

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    1. Ai bambini indaco e cagate simili non ci ho mai creduto... mi definisco tale per scherzare sulla mia condizione, che finalmente tramite il saggio di Nino, ho potuto spiegare^^

      Vero, gli speciali siamo tutti e ognuno è rimasto incastrato. Chi non è rimasto incastrato? Chi non era speciale, e oggi ha avuto la sua rivalsa^^

      Moz-

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  12. Gli anni 80 mi sono estranei e non avendo letto il libro di questo autore non posso esprimere la mia opinione ma ho trovato interessante il tuo post.
    Amanda!

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    1. Sicuramente è un concetto che prende molto la Generazone Y, ossia i nati nei primi anni '80, però credo che il concetto di sentirsi speciali sia al di là delle generazioni^^
      Thanks!!

      Moz-

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  13. Penso sia bene riflettere sulle proprie sconfitte, sui sogni, sulle aspirazioni tradite. Ogni generazione, ha la sua, anche se non credo sia inevitabile.

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    1. Infatti è inevitabile, però ecco... c'è sempre tempo per riscattarsi :)

      Moz-

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  14. Forse le aspettative sono stai disattese perché non rispondevano a quelle dei bambini su cui erano riposte. Che poi molto spesso sono aspettativa "standardizzate" basate su apparente successo/benessere economico, di solito.

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    1. Esatto, è tutto lì.
      Gli anni '80 avevano bambini brillanti mixati col benessere dei genitori... dinamite esplosiva :D

      Moz-

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  15. Non amo i saggi (tranne quelli della montagna) ma questo sembra interessante... oppure sei bravo tu a venderlo.
    Io ero predisposto più per le materie ingegnose, la lettura, nonostante la passione per i fumetti, mi ha sempre stancato. Così all'asilo facevo costruzioni Lego o disegni come nessun altro coetaneo o anche più grande.
    Non so se abbiamo fallito, di certo i social sono circa 1000 punti di demerito ma ci stanno dentro le generazioni più grandi e quelle più piccole sono messe decisamente peggio.

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    1. Sicuramente la brillantezza che abbiamo avuto noi, totalmente a metà tra vintage e futurismo, non l'hanno avuta le altre generazioni.
      Noi siamo stati il top, abbiamo avuto il top, e oggi siamo crollati rovinosamente... Ma stiamo solo riposando... :)

      Moz-

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