Quando la nostra vita è scandita da momenti prestabiliti - e lo era ancora di più mentre eravano giovani, frequentando le scuole di vario grado - sembra sempre che determinate cose accadano per esempio lontane dal Natale o dalla Pasqua, dalle ferie di agosto o dalle follie del carnevale.
Per questo, quando penso a un tempo sospeso e indefinito, in cui comunque alcune cose (mi) sono successe, immagino che ciò sia avvenuto in un ipotetico tredicesimo mese.
Chiamiamolo come vogliamo, tipo lugliembre. Un mese che non è estate ma nemmeno inverno, o se fa caldo sicuramente comunque si lavora (o si va a scuola) e se fa freddo non ci sono le Feste.
È un periodo ipotetico, ideale, standard; una sensazione: giornate che iniziano svegliandosi presto la mattina, per andare a svolgere i quotidiani impieghi; la luce è quella autunnale o primaverile, tiepida e opaca. Le lancette sembrano non passare mai, poi tutto è regolare come nelle altre giornate. Ma non è sabato, non è domenica, forse nemmeno lunedì (perché si porterebbe dietro i ricordi del weekend).
È un banale giorno di mezzo, un giorno di routine ancora lontano da tutto ciò che può costituire un evento (Halloween, San Martino, vacanze invernali, carnevale, Pasqua, comunioni/cresime, vacanze estive, back to school). Giornate dove nemmeno attendi che arrivi qualcosa, tanto è lontana questa cosa (come parimenti è lontano l'ultimo avvenimento avvenuto). Così, semplicemente: un periodo di vita normale dove fare solo cose cadenzate, che però succedono tutte intorno. Cose minori, coe regolari, eppure belle nella loro normalità.
Con tutte le feste che ci sono in effetti sono pochi i periodi "sospesi"... Direi tra fine settembre e inizio ottobre e gennaio post feste natalizie.
RispondiEliminaMi ricordo questi periodi in quarta elementare e quinta elementare tra televisione e scuola calcio nella routine quotidiana.