La Stranger Things Mania impazza in tutto il mondo, ma questo articolo non parla di Stranger Things, concentrandosi invece su degli aspetti che questa serie (o meglio, quel che sta accadendo con questa serie) stanno venendo alla luce.
In un mondo così diverso dal passato, in un universo fatto sempre più di costrizioni, ecco perché l'opera dei fratelli Duffer rappresenta un vero e proprio miracolo.
Su più punti.
Ispirandosi al cinema per ragazzi degli anni '80, i due creatori hanno omaggiato quel modello sotto diversi aspetti.
Era un tipo di cinema dove spesso spiccavano personaggi emarginati, sfigati, ma che possedevano delle capacità tali da - magari - salvare il mondo. O il loro quartiere. O loro stessi
Si vedano I Goonies, oppure il protagonista di Stand by me.
La meraviglia di E.T., la malinconia di Breakfast Club e molto altro.
Stranger Things ha riportato alla luce questa retronostalgia (poi ripresa a modello preciso da tantissime opere a seguire) che non è solo un qualcosa di "romantico" e personale, ma generazionale.
La nostalgia (per molti addirittura anemoia, ossia nostalgia per cose mai vissute) prodotta da Stranger Things si innesta in questo doppio binario su cui corre la nostra società.
Se da un lato il mondo è cambiato completamente - e senza possibilità di tornare indietro -, dall'altro c'è questa sorta di vita parallela che pesca da un ideale calderone anni '80-'90 dove andare a prendere mode, mood, titoli, musica e quant'altro.
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| spesso è anche una sensazione umorale estetica ideale |
La questione è particolare perché, se da un lato questa nostalgia sarà durata già come tutto il decennio che l'opera evoca (assurdo, ma è così!), dall'altro ci fa capire come gli anni '80 e '90, richiamati prepotentemente così presto, sono qualcosa che chi li ha vissuti vuole recuperare e prolungare, e chi non li ha vissuti vuole viverli.
Fa riflettere il fatto che proprio questi due decenni erano qualcosa di bello già nel momento stesso in cui li si viveva davvero, senza aver all'epoca bisogno di nostalgie così forti.
L'altro aspetto riguarda proprio il genere di protagonisti della serie: Mike, Will, Dustin e Lucas sono dei perdenti. Ma oggi ciò non assume quel senso circoscritto di perdenti alla IT di Stephen King. No.
Oggi sono fighi.
Stranger Things sta facendo parteggiare il mondo per dei ragazzini sfigati, sempre presi in giro da tutti, e che ora diventano eroi e modelli.
Questo perché, nel frattempo, la società è cambiata. Gli anni '80 non erano certo sempre sfavillanti, mentre adesso anche la nerditudine e la sensibilità sono state sdoganate, assieme alle fragilità che non vanno più nascoste.
Se nel loro mondo i quattro protagonisti di Stranger Things sono ovviamente ancora degli sfigati, il loro modello risulta invece ultrafigo per i ragazzini di oggi.
E qui ci ricolleghiamo a un ulteriore miracolo della serie. La "diversità". Altro argomento sempre più sdoganato nella società, vede qui il mondo fare il tifo per un paio di personaggi che decisamente non sono etero.
Una cosa impensabile fino a qualche anno fa, dove personaggi con queste caratteristiche potevano solo soffrire o andar bene al massimo in racconti dal tono della commedia, o essere loro stessi delle macchiette, oppure ancora - quando andava bene - relegati non si sa perché a ruoli solitamente considerati femminili (es. parrucchieri, commessi...).
Invece no, stavolta si tratta di persone normali (mi sia concesso questo termine: è il più immediato per far comprendere cosa intendo), quotidiane, come tutti. Senza dover ricalcare nessuno stereotipo.
Così come normale è il modo in cui questi personaggi sono stati inseriti: lontano, fortunatamente, da quelle forzature sempre un po' imbarazzanti e sempre molto fastidiose tanto di moda oggigiorno, Stranger Things insegna che si può maneggiare la materia in modo giusto.
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| addirittura torna anche il Gatorade in vetro... |
E veniamo all'ultimo miracolo: mediaticamente la serie è un prodigio perché nell'epoca odierna è impossibile creare un fenomeno di questo tipo.
Che unisce trasversalmente genitori e figli, prodotti, sorpresine, riviste, TV, libri ecc...
Non è semplice, in un mondo dove non esiste più l'appuntamento televisivo aggregante, e dove siamo tutti solitari e anarchici nelle nostre visioni.
Stranger Things è quasi "come una volta", anche solo come momentanea illusione. Ma lo è: i supermercati hanno le raccolte punti, i pupazzetti escono dagli ovetti Kinder, la campagna promozionale è alle stelle... Impossibile sfuggire a Stranger Things che, sotto questo profilo, è davvero la Twin Peaks di questa generazione.
E che ci ricorda non solo quanto sia difficile costruire un fenomeno di questa portata, ma anche come sia complicato replicarne lo schema: cosa ci sarà dopo questa serie, con questa forza?
Chissà, magari non un telefilm... o magari sì, chi può dirlo.
Però, anche fosse solo un miraggio di pochi mesi, sta riunendo intere generazioni in una nuova versione di "mondo avvolgente" che guarda molto al passato ma non può ignorare l'oggi.
Ed è qualcosa da mantenere, in qualche modo.






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