[MUSICA] Litfiba Road to 40 (parte 6) - 17 re + 12-05-87 Aprite i vostri occhi


Insomma, il titolo di questo articolo è cabalismo allo stato puro, con tutti questi numeri.
Il 1986 è l'anno in cui i Litfiba compongono 17 re, un album ricco e maestoso.
Probabilmente l'apice artistico della band, sicuramente una pietra miliare nella discografia italiana.
Ma prima di 17 re, ci sono altri appuntamenti a cui il gruppo non manca...

Vi lascio il link coi primi cinque articoli della storia completa dei Litfiba:

 

LA MUSICA CONTRO IL SILENZIO

Le registrazioni di 17 re si svolgono d'estate, tra la G.A.S. e lo Studio M di Calenzano.
A fine lavori, in attesa della post-produzione, la band non si riposa: è settembre quando Palermo ospita la manifestazione La musica contro il silenzio, voluta e organizzata da Pelù.
Oltre ai Litfiba, a cantare sul palco contro la mafia, Diaframma, Neon, Denovo, Gaznevada e molti altri gruppi.



EUROROCK 86, AUSTRALIA, MARSIGLIA

Lo stesso mese vede impegnati i Litfiba in Belgio, all'Eurorock 86.
A novembre, la band vola invece a Melbourne per un festival musicale, e nei primi giorni di dicembre è la Francia, che li ama particolarmente, a garantir loro due date marsigliesi sold-out.


DOVE LA LUCE GENERA I MOSTRI

Inizialmente non si pensava a un doppio album. Ma tutti quei brani erano così perfetti che sarebbe stato un peccato dimezzarli di numero.
Tantissime idee dove convergono le diverse anime di ogni membro della band: questo è 17 re, un lavoro complesso che esprime al meglio la potenzialità dei Litfiba, liberi e creativi oltre ogni misura.
Diciassette re sono diciassette brani, ma il pubblico potrà ascoltarne solo sedici e leggere almeno il testo dell'ultimo. Che, paradossalmente, è proprio la title-track.



La passione di Piero per l'esoterismo, per i tarocchi e per la magia danno il nome al brano e quindi all'album, che viene arrangiato da Gianni Maroccolo, con Alberto Pirelli e l'aggiunta preziosa di Daniele Trambusti.
Presentare sedici brani non è semplice, ma si studia una "griglia" di quattro facciate per raggruppare quasi musicalmente i lavori: e così, il primo blocco è dedicato a un rock ruvido; il secondo al post new-wave; il terzo alle ballate e il quarto alle sperimentazioni.
Il tutto, al prezzo di 18.000 lire.

17 RE

L'idea del Sacro Cuore fu del produttore Pirelli, con l'accostamento 17 re / Cristo Re.
Tagliò dal giornale L'Espresso una immagine sacra e sciolse i contorni con la trielina, rivolgendosi a qualcuno che potesse realizzare un disegno così.
Ma l'effetto desiderato non si riusciva a replicare, e allora fu usata proprio la foto originale.

Il disco si apre con la veloce Resta, guidata dalla ruvida chitarra di Ghigo Renzulli: è ispirata ai fatti di Chernobyl, raccontando di metamorfosi violente e nichiliste.

Re del silenzio è invece il racconto della fine di una storia d'amore, quella di Piero, e la relativa sofferenza: il brano è condotto dalle tastiere di Aiazzi e dalle chitarre di Ghigo.

Cafè, Mexcal e Rosita è un brano funky e molto aperto, parla ancora d'amore ma anche di alcool: il mezcal, appunto, che Pelù aveva incontrato in Messico.

Vendette (riportato Vendetta nei credits) è una canzone vagamente figlia di flamenco gitani, con al centro della scena l'impietosa descrizione di umanità e divinità.

Pierrot e la luna è ispirato al Pierrot Lunaire di Schönberg (che arriva in coda al brano) e alle atmosfere di sognante silenzio della campagna notturna.


Tango è un manifesto contro la guerra, con le tastiere di Aiazzi suonate come una fisarmonica in una struttura similare appunto a un tango.

Come un dio (in seguito conosciuta semplicemente solo come Dio) è segnata da un cantato tra il malinconico e il reazionario, e da un'amosfera musicale oscura. La smitizzazione della religione è al centro del testo.

Più sofferto è il cantato in Febbre, brano cupo che aprendosi con tastiere melodiche e lontani echi, lascia spazio alla ritmica di de Palma che conduce fino al finale non del tutto liberatorio. Sofferenza, alterazione e reclusione sono alla base del testo.

Apapaia, uno dei primi veri inni della band, si spoglia della cupezza e diventa rabbioso e deciso nei testi quanto aperto e fresco nelle musiche.



Univers è un viaggio forse interstellare, sicuramente psichedelico. Dominano tutti gli strumenti: dal synth di Aiazzi, al tappeto di Maroccolo; dalle chitarre melodiche di Ghigo fino alla decisa batteria.

Sulla terra è gia la new wave che diventa sempre più rock classico: anche qui si raccontano frammenti di umanità, tra vittime, poteri e conflitti.

Ballata è la prima vera ballad della band, un pezzo acustico e malinconico nato dall'esigenza di avere un brano che non necessitasse del gruppo al completo per essere eseguito.
Dominano Ghigo e Maroccolo, che accompagnano le derise ali di cera di Piero.



Gira nel mio cerchio, che già dal titolo strizza l'occhio a qualcosa di esoterico, è una traccia rock sotto alta gradazione alcolica. Mutazioni animalesche e pericolose sono raccontate in questo brano infernale.

Cane, dall'assetto acido e punk, dove a guidare questo episodio sono Piero e Ghigo. L'ispirazione per il testo viene dal Cuore di cane di Bulgakov.

Oro Nero riprende il filone "mediorientale" già esplorato dai Litfiba. L'incomunicabilità tra diverse correnti, dove a dominare saranno solo morte e denaro, è raccontata in questa canzone che nel cantato s'ispira a Demetrio Stratos.


Chiude Ferito, manifesto antimilitarista e ossessivo, con una parte parlata che proviene dalle prime influenze rap americane. La batteria tuonante è come un tamburo che, battuto l'ultimo colpo, libera l'ascoltatore dall'incantesimo di 17 re.

IL DICIASSETTESIMO RE

Manca, come detto, proprio un'ultima canzone: 17 re.
Il brano -unico giudicato non all'altezza- resta fuori dal lotto, mentre il testo è trascritto in seconda di copertina:
diciassette re chiusi in un quadro / dove la luce genera i mostri / lo scettro una spada che vuole sangue per conquistare / la corona un imbuto di colore / un solo colore
Non so perché, ma queste parole (il quadro, l'imbuto come corona...) mi hanno sempre fatto pensare alle opere di Bosch, uno dei miei artisti preferiti: compare infatti, nei suoi quadri, qualche personaggio che indossa un imbuto come copricapo. Questo è un dettaglio del Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio, ma ovviamente il tutto è solo una mia idea:


IL TOUR

Già dal dicembre 1986, a pochissimo dall'uscita di 17 re, i Litfiba intraprendono la prima parte del tour, declinando persino un invito al Sanremo Rock dell'anno successivo, dove era imposta l'esecuzione in playback.
Per qualche data, Ringo de Palma, impegnato col servizio civile a Bologna, viene sostituito proprio da Daniele Trambusti.
Queste sono Resta e Ferito registrate alla discoteca Q'Bo di Bologna, il 20 dicembre 1986:



APRITE I VOSTRI OCCHI

Il lungo tour del 1987 viene cristallizzato nella data del 12 maggio, quando i Litfiba si esibirono allo storico Tenax di Firenze.
Giocano in casa, e proprio qui si decide di registrare il loro primo live (se si esclude il precedente bootleg semi-ufficiale).



L'album, che uscirà a quasi un anno di distanza da 17 re, fotografa il tour in undici momenti: c'è tanto del recente disco, ma anche tre recuperi storici: Luna, La preda e Tziganata.
12-05-87 (aprite i vostri occhi) è una semplice registrazione del live, senza artifici postumi: una semplice testimonianza di un concerto dei Litfiba, che il pubblico può già scoprire a caccia di arrangiamenti sempre nuovi anche per i brani recentissimi.
Ecco ad esempio Come un Dio:



Di questo live esiste anche una versione video, ma non fissata su alcun supporto ufficiale.
È un modo per scoprire come sono fisicamente i Litfiba sul palco, con l'eclettismo di Pelù a incantare il pubblico, e una musicalità che si allontana sempre più dalla new wave di stampo classico per divenire, presto, altro...
Questa è Luna, con intermezzi dialogati e una performance quasi recitata:



17 RE TRENTENNALE


Nel 2016, in occasione dei trent'anni del disco, Ghigo Renzulli promuove un progetto con sedici band indie, che eseguono i brani del disco.


E ANCORA, IL ROCK DI LITFIBA 3! (QUI)


Fonti consultate

F. Guglielmi, A denti stretti - La vera storia dei Litfiba, Giunti, 2000
P. Pelù (con M. Cotto), Perfetto difettoso, Mondadori, 2000
E. Assante, G. Castaldo, Litfiba Collection vol. 1 - Gli anni Ottanta, Gruppo L'Espresso, 2010
P. Pelù (con M. Cotto), Identikit di un ribelle, Rizzoli, 2014

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22 commenti:

  1. Non sei l'unico a ritenere 17re il capolavoro dei Litfiba. Mancano le mie (poche) hit, ma da qui in poi credo sia tutto un crescendo di successi e la band conquista spessore nel panorama musicale. 👍

    Per la cronaca, "Apapaia" è citata in un episodio de "Il polpo" di Toti e Tata. 😁

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    1. Sì, perché è davvero un album super artistico e ispirato, come probabilmente non succederà mai più.
      È l'apice artistico della band. Comunque qui ci sono già delle hit: Gira nel mio cerchio e Come un dio, seguite da Resta, Cane, Re del silenzio riscoperte e proposte specie nell'ultima decade.
      Pierrot e la luna è invece sicuramene nella top 10 (ma anche top 5) dei brani più belli in assoluto^^

      Moz-

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  2. 17 Re CAPOLAVORO ASSOLUTO! Fosse stato un album di un gruppo in lingua inglese, sarebbe stato osannato da tutti. Oggi, se lo nomino anche a gente della mia età, vengo guardato con sospetto...

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    1. Oddio, addirittura con sospetto...!
      Vero, comunque: i Litfiba sono italiani e questo ha circoscritto la loro arte, peccato...

      Moz-

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  3. Disco che è fuori da ogni dubbio l'apice artistico della band, anche se a livello di suoni penso sia invecchiato un po' peggio di Desaparecido.
    Mi permetto di dissentire sulla tua analisi di Re Del Silenzio: dici che è dominato da tastiere e chitarre, ma la cosa su cui poggia tutto è la bassline di Maroccolo: togli quella e il pezzo collassa.
    Sulla Terra penso sia il momento più alto dell'album, la - comunque valida - Cafe, Mexcal e Rosita quello più sacrificabile.
    Dal prossimo articolo arriveranno le prime crepe...

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    1. Sì, ti do ragione sulla bassline di Re del Silenzio, io intendevo non tanto il tappeto musicale (vero: così solido che se lo togli non resta niente), quanto proprio agli "inserti" che riempiono e arricchiscono la melodia.
      Addirittura preferisci Sulla terra a Pierrot?
      Vero per il pezzo sacrificabile, è la più debole delle "diciassei" canzoni^^

      Moz-

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    2. Sì, Moz, Sulla Terra ha una ricchezza di arrangiamento che mi commuove ogni volta: variazioni dinamiche, scelta dei suoni, quel basso fretless struggente, l'interpretazione vocale. Tra i due/tre brani migliori in assoluto dei Litfiba, per il mio gusto.

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    3. Pensa tu... ed è anche uno dei meno valorizzati dai Litfiba, che lo hanno di fatto dimenticato dopo il 1987... non ricordo altre esecuzioni tranne quella del 2018 di Pelù con Maroccolo... :o

      Moz-

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    4. Mi fido di V. E vado ad ascoltarmi Sulla Terra. Ciao Miki!

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    5. Non conoscevo questa versione live, sono andato ad ascoltarla... ma allora Pelù sa ancora cantare senza birignao!
      Mi manca il miagolio del fretless, ma è sempre un pezzo della madonna.
      Ho sempre amato il suono di batteria di Pino, poi.

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    6. Il fatto è che hai assolutamente ragione V. E ti ringrazio!

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    7. Lieto ti sia piaciuto, Pia :)

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    8. Wao vi siete trovati... sulla terra! :)
      Comunque, manco al tour Trilogia del 2014 l'hanno fatta...!
      Ti dirò che, comunque, Sulla Terra era indicata da Gugliemi come futura hit (forse perché ha liriche abbastanza "commerciali" con strofa facile bestie in guerra / sulla terra) e che all'epoca dei miei primi ascolti del disco, era la mia preferita con Ballata e Tango.
      Oggi penso Ballata e Pierrot come migliori...

      Moz-

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  4. Lo so Moz, li andai a vedere a Bologna: mi sarei risparmiato volentieri quella cafonata di Amigo in favore di questa perla! :D

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    1. Ahahah! Ti dirò... amico non ha mai fatto impazzire nemmeno me 🔥🤣

      Moz-

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  5. 17 re è tra i migliori 5 dischi nella storia del rock italiano. bravo Moz, ora vado a riascoltarmelo

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    1. Io riascoltato tutto ieri, era da un po' che non lo sentivo nella sua totalità, completo. Mamma mia che roba 🤩

      Moz-

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  6. Me lo sono appena riascoltato in cuffia facendo dei lavoretti di casa. Caspita non mi ricordavo dei suoni così belli. O saranno le cuffie che li rendono così? Comunque un disco non facile, ancora lontano dalle hit scalaclassifiche degli anni 90, ma con Piero che ha ormai acquisito e stabilizzato quella particolare vocalità che tiene tuttora come marchio.

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    1. Sì, Piero qui raggiunge una vera e propria maturità vocale (sebbene oggi abbia molta più padronanza nel canto), comunque 17re, come apice, segna anche già la via futura :)

      Moz-

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  7. Io sono nata nel 1985 e ci sono tanti album di quegli anni che ho conosciuto dopo o che ho perso del tutto. Di questo qui ho qualche vaga reminiscenza.
    Un abbraccio e auguri di buona pasqua.

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    1. Beh, anche io ovviamente questo non lo ascoltai nel 1986... Però le cose belle vanno riscoperte! 🔥💪
      Grazie, altrettanto!

      Moz-

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