Nuovo numero di Anime Cult, la rivista che analizza la storia italiana dei fenomeni anime/manga giapponesi.
Con questo settimo appuntamento ci immergiamo anche nelle tantissime proposte editoriali della Sprea, che oltre al magazine e agli speciali Bim Bum Bam Story, Retrogamer e Enciclopedia (dei robot giapponesi, nel primo volume) è pronta a invadere (soprattutto) le edicole con tantissimi nuovi prodotti!
L'editoriale, filo diretto tra editore e lettori, oltre a uno spunto su come sia cambiata la percezione di anime/manga (e di conseguenza anche i fan degli stessi), presenta le novità della casa editrice, puntando l'attenzione sul fatto che ancora una volta sia stata privilegiata l'edicola (ovviamente tali novità si troveranno anche in libreria, fumetteria e online).
L'edicola, un mio luogo del cuore, roccaforte culturale di resistenza e di scambio, che la Sprea invade con piacere.
Vi lascio come sempre il sommario di questo numero:
Si inizia con una esaustiva retrospettiva su Sampei, ragazzo pescatore.
Tra anime e manga, Fabrizio Ponciroli analizza l'opera, parlando di pesci, episodi particolari, misteri.
Questo numero di Anime Cult sfrutta meglio lo spazio del sommario (ridotto a una sola pagina) e delle recensioni finali (anch'esse ridotte: e secondo me ci si potrebbe lavorare ulteriormente per rendere un servizio ancora migliore).
In ogni caso, alcune pagine sono giustamente dedicate ai 4 manga che arriveranno a breve: Pollyanna, Piccole Donne (Una per tutte, tutte per una), Step Jun (Juny peperina inventatutto) e I 5 Samurai.
Questi pubbliredazionali sono comunque dei veri e propri articoli che parlano in modo concreto delle opere e di ciò che gravita attorno ad esse, e non mere pubblicità.
Se ne occupa Nino Giordano, anche curatore dei relativi fumetti presto in edicola.
Vengono comunque forniti i dati e le informazioni dell'edizione italiana degli stessi: si tratta di serie brevi, manga ancora mai pubblicati nonostante siano titoli cult (che provengono da serie animate molto famose e apprezzate).
Stesso approccio pubbliredazionale per introdurre lo speciale su Sailor Moon (in vendita dal primo giugno) e per l'Enciclopedia dei Robot, con due articoli (rispettivamente di Giordano e Castellazzi) che sono anche in questo caso molto più che banali segnalazioni di ciò che si trova in edicola.
Susanna Schimperna intervista Roberto Chevalier (doppiatore di Kyashan); Davide Castellazzi ripercorre la storia dei prodotti nipponici (manga, anime comics...) del Corriere dei Piccoli.
Una vera e propria parabola che si interseca con la percezione dell'animazione giapponese in Italia, in quegli anni. Molto interessante.
Silvio Andrei continua a parlarci di erotismo nei manga, con una parentesi stavolta particolare, che analizza anche dei casi di fumetti italiani (tra cui Diabolik): c'è spazio per capire come cambiano le cose, non solo da noi, ma anche in Giappone.
Maggio è il compleanno di Madoka (aka Sabrina), co-protagonista di Orange Road.
TokyoTiger propone un tour nei luoghi dell'opera, con foto e tante particolarità (italiane e non): cibo, videocassette, locali, ispirazioni.
Come sempre interessantissime per chiunque ami l'editoria (dal passato fino a oggi) le interviste esclusive ai protagonisti del settore. La seconda e penultima parte della chiacchierata con Federico Colpi (by Luca Raffaelli) arriva agli inizi degli anni 2000, raccontando il periodo d'oro della Dynamic Italia.
Ma in questo numero c'è spazio anche per mister Marco Marcello Lupoi della Panini, che racconta a Enrico Fornaroli la storia della divisione Planet Manga.
Giorgio Messina esplora il mondo del robottone Bryger, ma ci parla anche dei giocattoli di Voltron distribuiti dalla Mattel; lo spazio musicale è dedicato a Elisabetta Viviani con un'intervista a cura di Emmanuel Grossi.
L'opera analizzata da Luca Raffaelli stavolta è un film, molto noto e molto amato: Voglio mangiare il tuo pancreas.
Veniamo al dossier di questo settimo numero, dedicato a Lupin e Monkey Punch.
Dall'intervista al maestro, datata 2016 e proposta da Alessandro Bottero, al toccante e sentito ricordo dei Kappa Boys, che raccontano in prima persona il loro legame con il grandioso autore, ripercorrendo anche le iniziative italiane legate a Lupin.
Da leggere assolutamente.
Lo special continua con Andrea Mortati che ripercorre la vita e le opere di Monkey Punch, e Castellazzi che analizza il suo capolavoro, Lupin III, tra influenze e particolarità.
Giorgio Messina ci parla dell'episodio pilota della serie televisiva,e della storia che c'è dietro la sua produzione.
Io? Stavolta ricostruisco proprio la storia televisiva (e non solo!) italiana di Lupin e le sue serie, ma anche l'arrivo dei film al cinema e in Tv, gli special e le nuovissime serie proposte in prima visione anche in questi mesi.
Dunque come sempre un numero ricchissimo, un nuovo viaggio che permette di (ri)scoprire nuovi tasselli della storia di anime e manga nel nostro Paese.
Mi è piaciuto come sono stati rimodulati sommario e recensioni, e immagino che si possa ricalibrare ancora meglio il tutto, per rendere tale magazine sempre più funzionale e imperdibile.
Nel prossimo numero arrivano gli spokon, ma io sarò doppiamente impegnato sul altri fronti sulle stesse pagine... come rivelano le anticipazioni nell'ultima pagina.
Invece, per quanti avessero perso i primi due numeri (ormai esauriti), la Sprea lancia Anime Cult Collection: a 9.90€ un volumone (doppio) che raccoglie l'inizio di questa avventura editoriale!
LEGGI ANCHE
Gli chiedono anche di Hisoka ma non ricorda molto 😅💪
RispondiEliminaLe pagine su Orange Road sono come te le aspettavi, con qualcosa anche oltre i luoghi in sé.
Lupoi è comunque un grande, la Panini ha una grande storia ma lui è un ottimo conoscitore di personaggi Marvel, ci lavorava anche pre-Panini. Storia dell'editoria, imprescindibile 💪🤓
Moz-
Lo so che mi vuoi bene lo stesso 🤣💪
RispondiEliminaA parte gli scherzi, se c'è da bastonare sai che non mi tiro indietro. Ho criticato io stesso l'edizione di Berserk. Ma penso che per tutto ci voglia misura.
Io riconosco in primis il buono, poi il migliorabile.
Così come per Mediaset 🤓
Però chiedo a Lupoi non altri 27 anni di Gatsu e Pak, vediamo se mi accontenta prima o poi 🧡💙
Moz-
a quando un articolo su Lady Lovely? per noi ragazze degli anni 80 era un mito ben più di tante maghette giapponesi
RispondiEliminaCiao Sara, Lady Lovely è un prodotto americano, della DiC con Mattel, dunque non è un anime: impossibile che vada su una rivista che si occupa in modo specifico di fumetti e animazione giapponese... 💪
EliminaMoz-
Ciao miki, si però il cartone era una co produzione francese e giapponesi, gli stessi di Rainbow Brite(iridella) e Jem
EliminaSe parliamo di co-produzioni e appalti, allora il discorso è diverso e un articolo così potrebbe pure essere già in lista 🤓💪
EliminaMa non basato solamente su Lady Lovely Locks, però... 💪
Moz-
Yes, singolo volume opera intera.
RispondiEliminaI nomi tra parentesi è per far comprendere chi siano i personaggi e i loro nomi reali, visto che in Italia davvero nessuno conosce quelli originali...
Moz-
Yes! Anche se non mi sarei strappato certo i capelli, per una volta, se avessero lasciato almeno Floppy e Flappy invece dei due nomi reali impronunciabili XD
RispondiEliminaA parte gli scherzi, i nomi sono tutti originali.
Moz-
Ti ricordo che i Kappa, per le prime due saghe del manga Sailor Moon, usarono un adattamento ibrido: niente Usagi Tsukino ma Bunny Tsukino, Ami e Rei restarono uguali vista l'assonanza immediata, ma Minako, Makoto e Mamoru divennero Marta, Morea e Marzio. Anche per i nomi dei nemici usarono l'adattamento televisivo... Insomma, c'è caso e caso e a decidere è il mercato 💪
RispondiEliminaMoz-
Eh appunto ti dicevo: è il mercato che detta legge. Sailor Moon andava fatto (passami la frase) in quel modo, per richiamo verso il cartoon.
RispondiEliminaLa questione di Luffy non l'ho capita, oggi comunque su Italia2 lo chiamano col nome vero, solo la Star Comics deve ancora ritoccare i disegni originali per cambiargli nome sui manifesti 😅😅😅
Rufy non è tanto lontano da Gatsu...
Moz-
Diciamo che spesso gli adattamenti italiani lasciavano a desiderare. Brand New, un personaggio di One Piece, venne chiamato Brunnew.
RispondiEliminaRas Al Ghul Gorgon, colpo di un nemico dei Cavalieri dello Zodiaco, venne chiamato Las Argool Gorgon (e pensare che Ras Al Ghul è un popolare personaggio di Batman!).
Insomma, ci sono diversi esempi. Il nome Luffy non apparve all'epoca dell'acquisizione dei diritti, quindi cercarono di adattarlo (Rufy secondo loro si addiceva a un pirata perché sembrava "ruffiano"), ma ad esempio c'è anche un errore (con tanto di insegna ridisegnata) nel nome Logue Town...
Sono sempre argomenti spinosi, e non so se Rufy diventerà mai Luffy sul cartaceo...
Moz-
In Family Compo venne fatta la stessa cosa con la sigla di Occhi di Gatto, sostituita con quella italiana.
RispondiEliminaNon lo vedo come un dramma, non sarà una cosa fedelissima ma "arriva" di più (sostanzialmente si tratta di comunicazione, e bisogna fare in modo che al fruitore italiano arrivi lo stesso messaggio nello stesso forte modo che arriva al fruitore giapponese).
In Saint Seiya prima edizione Star Comics, invece, fecero l'opposto e citarono (in italiano, tradotta letteralmente) la sigla Pegasus Fantasy. In pochi capirono cosa cantasse Seiya in quella vignetta.
Moz-
Sì, infatti dipende dal prodotto.
RispondiEliminaSi può ovviare con una nota, con accorgimenti del genere... comunque penso ci sia molto di peggio (nel senso che comprendo anche i motivi per cui è stato fatto).
Moz-
Quello assolutamente. Infatti bisogna anche capire a chi è rivolto il titolo: chi è l'acquirente, il destinatario finale.
RispondiEliminaMoz-