[SIGLE] Il magico mondo di Gigi (I Sorrisi, 1983): chi la canta?


 

Incredibile come dietro tutte le sigle cartoon italiane più misteriose ci siano dietro praticamente sempre gli stessi artisti e imprenditori.
Il magico mondo di Gigi è una di queste, e dopo quarant'anni in molti si chiedono ancora di chi sia la voce che ne intonava le parole.
Una storia particolare, perché peraltro la sigla di Gigi è la pietra dello scandalo che fece interrompere ogni rapporto lavorativo tra Frank Agrama e Levy/Saban...



Mahō no purinsesu Minkī Momo, ossia La principessa della magia Minky Momo è una serie che conta 63 episodi ma da noi ne furono importati (e adattati/tradotti) solo 52.
I restanti arriveranno solo anni dopo (Il magico mondo di Gigì fa parte della schiera di anime che in Italia hanno un adattamento discontinuo, vedi QUI) e ciò ha significato anche che la stessa opera abbia nel nostro Paese due distinte sigle.
Ma a compiere quarant'anni è la prima, storica opening; quella "misteriosa". Riascoltiamola:





               

GIGI O GIGÌ? IL MISTERO DEL NOME
L'anime debuttò il 21 novembre 1983, su una Retequattro non ancora di proprietà berlusconiana (QUI la storia della rete) ma era importato e prodotto -per il mercato occidentale- proprio da un caro amico di Silvio Berlusconi, ossia il Frank Agrama presidente della Harmony Gold, azienda nota per la saga di Robotech (vedi QUI).
Ho recuperato il palinsesto del 21 novembre '83 dal sito Radiocorriere TV, montandoci per comodità il box con la presentazione del cartone, che in realtà appariva nella pagina del 23 novembre.
Il magico mondo di Gigi era in onda il pomeriggio alle 17.20.





Ma il nome della protagonista è Gigi o Gigì? Sia il titolo che appare in sovrimpressione, sia quello riportato dai giornali, è Il magico mondo di Gigi, senza accento.
E questo perché il nome stesso della protagonista è legato all'interprete della sigla.
Jehan Agrama, infatti, figlia di Frank, era affettuosamente chiamata Gigi, che con accento francese diventa appunto gigì (da pronunciarsi con la g dolce).
A mettere il punto sull'identità dell'interprete è il sito Anisong.fr, che inizialmente aveva attribuito la voce delle sigle italiane Superbook (QUI), Arrivano i piccoli e Il magico mondo di Gigi alla cantante Dominique Mancinelli, salvo poi correggersi nel 2022, specificando che 

In una prima versione di questa intervista [a Dominique Mancinelli, nel 2021, n.d.r.], alcuni credits italiani sono stati attribuiti a Dominique Mancinelli-Merrill, in particolare quelli di Gigi o Superbook. Si è scoperto che non è così, dato che Gigi è cantata da Jehan "Gigi" Agrama.

Come staranno le cose?





LA SIGLA DEL LITIGIO
Se si leggono bene i credits italiani, sembra proprio che il disco con la sigla era pronto per essere pubblicato, stampato su etichetta Baby Records, per conto della Saban Records e dell'etichetta (oggi Warner) CGD.
Dell'incisione destinata alla vendita della sigla di Gigi non v'è traccia in Italia: il disco non è mai uscito. E questo perché la Harmony Gold denunciò proprio Haim Saban e l'oggetto della contesa era proprio la sigla de Il magico mondo di Gigi!
Scopriamo infatti dal Los Angeles Times che

La Harmony Gold, la società di produzione di Hollywood dietro la serie d'animazione Robotech, fece causa a Saban e ai suoi soci nel 1984 per aver presumibilmente rinnegato un accordo di pagamento di 53.000 dollari per il diritto di distribuzione della sigla del cartoon Gigi in Francia e Italia.
Saban ha ribattuto, sostenendo che la Harmony ha infranto l'accordo consentendo a un'altra società di scrivere una nuova musica per la sigla.


Cosa che infatti fu: in Francia, la sigla di Gigi era inizialmente identica a quella italiana (tranne ovviamente che per la lingua). Cantata da Dominique Mancinelli, come si è scoperto da poco.
Dopo questa faccenda, Agrama e Saban si accordarono in qualche modo, ma non ebbero più nulla da spartire in ambito lavorativo, cessando ogni rapporto.





TRE REFUSI NEI CREDITS
Ma chi sono i Somrisi e chi è Ciro D'Amico, nomi riportati nei credits?
Siamo di fronte a delle sviste: si tratta ovviamente dei Sorrisi e di Ciro Dammicco, di cui tanto si è parlato sia per la sigla di Lamù (QUI la ricostruzione) e quella di Ulysse 31 (QUI).
Anche il nome Shuki Levy è scritto in modo impreciso, guadagnando una y.


anche nelle altre lingue è Gigi, senza accento



VERSIONE D'AVENA
Quando la serie passa alla Fininvest si avverte la necessità (probabilmente, stavolta, anche legale) di avere una nuova sigla italiana.
E così Il magico mondo di Gigi, nel 1991, diventa Benvenuta Gigì.
Canta D'Avena, su testi di Alessandra Valeri Manera e musiche di Ninni Carucci.




La Fininvest doppia per l'occasione anche gli episodi mancanti, ovviamente con un cast vocale diverso (la versione Polvision utilizzava peraltro solo pochissimi doppiatori a coprire tanti personaggi), e come si può vedere dal titolo in sovrimpressione, sembra proprio che sia stata l'azienda milanese a dare il nome Gigì (con la i accentata) alla protagonista.
Anche la serie sequel arriva su Italia 1, nell'estate del 1995, col titolo Tanto tempo fa... Gigì (e quindi sempre con questa grafia del nome).



31 commenti:

  1. Incredibile cosa ci sia dietro la sigla di un cartone animato che racconta buoni propositi per riavvicinare l'umanità ad avere fantasia!
    Diciamo che stavolta la sigla di Cristina è stata necessaria, anche se preferisco per ragioni affettive e di ricordi quella vecchia.
    Bel cartone animato che vidi forse alla prima o alla seconda trasmissione, e di cui devo ancora recuperare il finale... Quando ne parlavo in periodi diversi da quando andava in onda, tutti lo scambiavano con "Gigi la trottola". Uguale proprio! 😅

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    1. Ma sai che forse, proprio perché in Italia Gigi è un nome maschile (diminutivo di Luigi, perlopiù) e considerando che la pronuncia del nome della protagonista era sempre stata la francese... Avranno optato (da un certo anno in poi, ossia con la Fininvest) per cambiare grafia in Gigì?
      Secondo me ci sta 🤩💪✨

      Moz-

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    2. Certo che ci sta, ma io ai compagni di scuola pronunciavo "Gigì" come nei dialoghi, erano loro che non conoscevano proprio questo cartone animato e pensavano che pronunciassi male io il nome della "Trottola". 😅

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    3. @Gas: perché ovviamente questa serie è molto molto molto meno famosa e ricordata rispetto a Gigi la trottola, nonostante il passaggio sulla Fininvest in versione completa, e nonostante il sequel...
      @Gravo: la Harmony è una multinazionale che deve portare ovunque, e quanto più possibile in modo chiaro e semplice, i prodotti: ecco perché hanno cambiato i nomi (col benestare del Giappone, ovviamente). Nel caso specifico, hanno omaggiato la figlia del presidente.
      Per inciso, noi in Italia non abbiamo nemmeno utilizzato tutti i nomi nuovi... Ma comunque non ti stupire di questo, la storia di Fujiko insegna: i giapponesi stessi cambiavano i nomi per vendere di più i loro prodotti in un mercato molto diverso dal loro^^

      Moz-

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    4. Ma capisci che i nomi giapponesi spesso sono semplicissimi? Go, Kato, Yu, Yui, Tomomi, Minami, Madoka, Kaoru, Yahiko, Aki ecc ecc per molto aspetti sono più semplici dei nomi italiani dove ti trovi il Fabrizio di turno più complicato di tanti nomi giapponesi... I giapponesi cambiavano i nomi in pochi casi mentre in tanti casi d decidevano di propria volontà le alte cariche degli studi d'animazione inebriate dal fruscio delle banconote mentre tanti altri erano contrari...Ma che siano Harmony, Rai, Fininvest chiunque la modifica dei nomi e luoghi rimane una delle peggiori oscenità nella storia del mondo dell'intrattenimento.

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    5. Certo, ma fidati che se tanti cartoon hanno fatto successo da noi, è anche per la localizzazione. Dopotutto come vedi è pratica comune (americana, europea...) e gli stessi giapponesi non la ostacolavano anzi in certi casi la promuovevano loro stessi (Rayearth ti dice nulla?).
      Ora ovviamente i tempi sono cambiati e non ce n'è più bisogno.
      Per fortuna non abbiamo chiamato Utena per come voleva venderlo la Enoki, eh... avremmo avuto Ursula! 🤣💪

      Moz-

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    6. Concordo con Gravo (ma sono 2?), io che sono cresciuto con Alcor/Ryo/Koji, notando le somiglianze e venendo preso in giro quando esprimevo i miei sospetti che fosse sempre lo stesso.

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    7. Lì siamo stati noi i fessi, nel non capire che era lo stesso personaggio.
      Comunque ragazzi, vi ricordo che pure Mickey è un nome facile (no?), eppure lo abbiamo chiamato Topolino... Il perché è palese 💪

      Moz-

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    8. "Certo, ma fidati che se tanti cartoon hanno fatto successo da noi, è anche per la localizzazione."

      Ma su quali basi oggettive puoi dire questo? Se rimanevano i nomi originali di persone e luoghi non avrebbe cambiato nulla ma almeno si rispettava il materiale originale.
      Era pratica comune della FOLLE e MALATA mentalità occidentale applicata da gente che si crede tuttora la migliore espressione del genere umano 😅 nel 99% dei casi altro non erano che decisioni imbarazzanti.... I giapponesi erano favorevoli? Come già scritto erano perlopiù le alte cariche degli studi d'animazione inebriati dai soldi... Ma se andiamo nel mondo dei manga già negli anni '90 i diktat erano MOLTO più severi! Molti mangaka non volevano il ribaltamento delle tavole per dirne una.

      Ma noi siamo occidentali quindi ci crediamo migliori 😅 i nomi giapponesi erano considerati strani quelli inglesi in molti casi ben più complessi da pronunciare andavano bene 😅
      Ma tu immagina un libro di Stephen King con dentro nomi e luoghi italianizzati per andare incontro al pubblico nostrano 😅 cosa sarebbe successo?

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    9. @Gas75

      Come ho già spiegato diverse volte quando sono a casa dai miei genitori utilizzo il secondo account 😁

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    10. Ragazzi, che piaccia o meno è così.
      E sì, a volte abbiamo cambiato anche i nomi americani, pure nei romanzi e nei film.
      Succede, per tanti motivi.
      Il Giappone era una terra lontana, strana, non arrivava a tutti. La cultura americana/anglosassone era molto più pratica.
      E sì, che piaccia o meno, se gli studi italiani perdevano tempo e energie a riadattare -localizzandole- le opere che invece sarebbe bastato tradurre, è proprio perché rendevano molto molto di più.
      Secondo voi Gigi la trottola sarebbe ricordato egualmente se fosse stato Dash Kappei?
      Per dire un titolo non da tv primaria.
      Pensiamo a tutti i titoli Fininvest/Mediaset da milioni di telespettatori... poi per fortuna le cose sono cambiate, con in mezzo ibridi e casi strambi, ritorni graduali al giapponese e infine zero localizzazioni. È un processo, un percorso ben preciso che serviva a far "arrivare" maggiormente un'opera a un'altra audiece, un'altra cultura.
      E appunto, spesso gli stessi giapponesi cambiavano i nomi, magari traducendoli, ma penso sia normale.
      Non guardiamo solo ai samurai: pure Paperino e Topolino, Isidoro, il doppiaggio di una stagione di He-Man e tanti altri sono annoverabili tra gli esempi.

      Moz-

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    11. Resta un fatto: almeno avessero dato nomi italiani... Gundam: Amuro diventa Peter, Fraw diventa Mirka, Mirai diventa Flanneth, Char diventa Scìa (chimica?)... L'accondiscendenza giapponese verso i nomi inglesi anche per prodotti doppiati in Italia, quella nom me la spiego.

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    12. @Gravo ma io mica difendo quella pratica, semplicemente cerco di capirla e comprenderla... è storia della comunicazione.
      A me piace vedere l'evoluzione della cosa, che va di pari passo al Giappone sdoganato sempre più.
      Non sono pro o contro, io provo a capire come stavano le cose, e sono consapevole che senza degiapponesizzazioni molti titoli che hanno generato miliardi sarebbero, all'epoca, arrivati con molta meno forza (vedi Sailor Moon).
      Oggi non occorre più.
      @Gas: perché comunque la cultura dominante era quella americana. Fino ai primi anni 2000 era ancora così, USA Is cool, e Satoshi diventa Ash, per i Pokémon.
      Niente di strano, è questione storica.
      Poi ok, ci stanno anche le italianizzazioni, tipo Lucia, Marta ecc... che possono essere anche giapponesi (Luce, Marina e Anemone docet).

      Moz-

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    13. Ma dove hai visto che giustifico queste cose? 🤣 Ripeto: io sono formalmente uno studioso di televisione e comunicazione, e mi piace capire queste cose. Gli anime in Italia, e i loro adattamenti, raccontano anche le evoluzioni della società, a modo loro.
      Vero che guadagno con cose nostalgiche, ma per diciassette anni l'ho fatto gratis trattando le medesime cose: semplicemente, soldi o meno, mi interessano molto.
      A volte, più che l'anime in sé, mi interessano più gli intrecci che ci sono dietro (vedi Lamù, mai troppo piaciuto, o appunto Gigi).
      Che sia da dimostrare, la cosa che hai detto, è già dimostrata: non avrebbero perso tempo a cambiare nomi e location, altrimenti. Era parte della formula vincente...

      Moz-

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    14. Guarda infatti la differenza tra Digimon e Pokémon... Questo ultimi riadattati dalla Nintendo stessa che ha appunto occidentalizzato tutto... C'è proprio tutto un percorso specifico negli adattamenti, verso il Giappone... Nei prossimi mesi ne parlerò proprio su Anime Cult 😁🤩💪

      Moz-

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    15. Guarda, a questo punto cosa posso dirti... Fai quello che ti senti. Io non so spiegarmi meglio di così, evidentemente.
      Non giustifico i cambiamenti, parlavo di edizioni italiane e censure da molti anni prima di guadagnare, ho una laurea in storia della televisione e questo argomento mi ha sempre interessato perché riflette i cambiamenti della società.
      Non so come dirtelo. Se tu in questo ci leggi che io appoggio quelle scelte, non so come farti capire il contrario.
      Non mi interessa appoggiarle o meno, mi interessa invece comprenderle.
      E la questione è semplice: la de-giapponesizzazione serviva per arrivare molto molto di più (ma altrimenti chi glielo faceva fare ad alterare nomi e dialoghi?); era una pratica che gli stessi giapponesi (sapendo di non avere una cultura vicina e forte come quella americana) avevano compreso, non solo permettendo i cambiamenti, ma anche proponendone loro stessi.
      Poi il Giappone è diventato di moda, sushi e sashimi hanno iniziato a mangiarli tutti, i nomi non erano così assurdi e difficili e poco a poco si è tornati a non alterare.
      Esempio: le due tranche di episodi di Rossana. Nella prima tutti i nomi sono cambiati, nella seconda (con gli episodi acquisiti in un secondo momento) alcuni nomi giapponesi sono rimasti (Nakao, Sengoku...).
      Ecco cosa mi interessa. Il fenomeno in sé, non le opere (non di tutte sono fan).
      Pensavo, dopo diciassette anni di blog e uno di riviste, che fosse chiaro cosa mi piaceva trattare (e ripeto: non significa affatto celebrare la Mediaset, l'occidente e tutto il resto che dici). 😅💪

      Moz-

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    16. Vedi, tu hai ragione sotto questo profilo ma non si sta parlando di questo, nello specifico. Proviamo a capire il perché: si trattava il pubblico da deficienti? Non proprio, anche se a una prima occhiata può sembrare così.
      La questione è che alcuni nomi e concetti, cibi, luoghi ecc erano ostici. Per cosa? Non che un bambino non possa capirli o impararli, ma è per una immediatezza.
      Partiamo dal presupposto che le opere animate sono sì arte, ma soprattutto commercio. Non si mettono a realizzarle perché spinti dal fuoco dell'arte, anzi. È un lusso quando al commercio ci si riesce ad abbinare l'arte. Ma il senso è vendere, farle vedere a tutti.
      E allora ecco, vale anche per le televisioni che le acquisiscono: credi che solo in Italia cambiano nomi? Guarda in Spagna, Francia, America... è normale. La cultura dominante è quella occidentale (Americana in primis), ovvio che siano ri-localizzate così. Per arrivare a tutti, davvero, e fare un mucchio di soldi.
      Sono gli stessi giapponesi a permetterlo e anzi a volte a operare in tal senso (Lupin, Rayearth, Pokémon...). È normale, o forse meglio dire... era normale.
      Oggi il Giappone è alla portata di tutti, non è più così strano o difficile. I nomi possono restare. Ma il processo che ha portato a questo è complesso, e ne abbiamo visto gli step proprio in Italia... Ecco, questo è l'aspetto che mi interessa, non l'opera in sé (che, se amo, conosco in entrambi le versioni) 💪😎

      Moz-

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    17. Su Naruto in Italia: se fosse stato un titolo sul quale volevano puntare tutto (come fu per altri) avremmo visto il finale da tempo. È stato un buon successo iniziale, poi evidentemente non ha più risposto alle esigenze di rete. Oggi lo portano a termine perché sono altri ad avere altre esigenze, ma per la TV di allora (che doveva basarsi su pubblicità, merchandising ecc) evidentemente ha funzionato solo fino a un certo punto.

      Moz-

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    18. Io non ci vedo dei "favoritismi" dal parte del Moz verso Mediaset: è naturale che il circuito televisivo più pop sia stato quello, per cui molta roba approfondita qui è passata su quelle emittenti, soprattutto su "ItaGlia 1". 😅
      Che poi abbiano apportato tagli, trasmissioni incomplete, modifiche, cambi di nomi, serie in continuity trasmesse senza ordine (fu così l'ultima volta che vidi Goldrake su Italia 7!) è oramai una realtà che non può essere cancellata ma che in alcuni casi ha visto metterci delle più che decenti "toppe" (anche se a cominciare le trasmissioni integrali e fedeli agli originali giapponesi mi pare fu MTV). Per contro non dimentichiamo che la Rai spesso e volentieri tagliava delle dirette sportive, dalla Coppa Davis alla cerimonia di inizio giochi olimpici, ed erano eventi acquistati in esclusiva per essere negati al pubblico italiano!

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    19. Provo a rispondere a tutti e due:
      Gas, esatto. Non sono cose che possiamo ignorare, e pensa... sono gli aspetti che più amo di questo mondo. La Tv, l'editoria... la storia italiana che si intreccia a queste cose.
      Ecco perché non mi importa più di demonizzare Mediaset o Rai o altri... ma capire, sapere perché certe cose avvenivano, comprendere quali erano le motivazioni socio-culturali (e sì, che piaccia o meno, anche economiche).
      Gravo: la televisione ha ovviamente avuto un calo d'ascolti e Naruto è una di quelle opere che si è trovata nel mezzo. Intendo solo dire che, se avesse continuato a generare profitto continuativo, non ci avremmo messo tutti questi anni per vedere il finale (agosto 2024)... ovviamente bisogna ragionare su un modello televisivo cambiato, vero, ma secondo me è proprio come dici tu: all'epoca era proprio una moda che si era sgonfiata.
      Digimon è stato censurato poco (anche lì hanno cambiato i nomi, eh): perché credi che i protagonisti si chiamino Izzy, Joe, Matt, T.K.?
      Semplice: pur avendo cognomi giapponesi, il loro nome è stato reso molto più immediato e facile da ricordare. Vedi che nomi come Sora, Mimi sono rimasti? Perché erano semplici di loro.
      C'è poco da fare... oggi non serve più, ma all'epoca sì.

      Moz-

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    20. Magari avevano accordi pubblicitari, non è così semplice la questione purtroppo.
      Ci hanno provato, le televisioni sono cambiate... in modo irreversibile ☹️

      Moz-

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    21. Articolo che avevo già letto qualche tempo fa e con cui concordo quasi del tutto. Perché non so se sia vero che il pubblico rimasto su Italia 1 sia quello cresciuto ai tempi su quella rete, ossia me. È un canale che invece mi sembra aver raccolto la trasformazione di altri spettatori che erano su altri canali.
      Sul resto concordo tantissimo: sia sull'abbandono della crescita della gente (vedi, anche lui parla di sigle, Bim Bum Bam... Ossia il mondo avvolgente), sia sulle potenzialità inespresse, sia sul fatto che ad esempio la Rai ha invece un'identità ben precisa e si è ripresa alla grande anche con qualità.
      Dunque la questione è che Italia 1 (ma Mediaset in generale) NON intendono invertire la rotta, se continuano su questa scia.

      P.s. ma dei nomi cambiati nei Digimon non dici nulla?
      Era la dimostrazione che anche ai tempi si doveva ancora cambiare qualcosa per arrivare di più... pur con la reintroduzione degli elementi nipponici (anche la Mediaset li aveva reintrodotti parzialmente, vedi Sakura o Fancy Lala)

      Moz-

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    22. Primo messaggio: forse non riesco a essere io chiaro, sul merchandise e sul successo. Non intendo che una serie deve produrre e vendere per forza gadget di se stessa. Anzi.
      Ma funzionare come ascolti in una fascia oraria dove piazzare pubblicità generiche, anche di bambole, peluche, cancelleria.
      Anime a parte, la Rai ha riottenuto molta molta più identità, rispetto a Mediaset che l'ha persa del tutto. Sui canali Mediaset non si vede UNA produzione di qualità da tanti anni, mentre i telefilm Rai sono esportati anche all'estero con riconoscimenti altissimi.

      Moz-

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    23. Anche io vorrei si tornasse un minimo agli orari, o comunque non al binge selvaggio.
      Mi sta bene che un'opera sia caricata tutta, disponibile, ma ci vuole una televisione che ancora possa accompagnare.

      Moz-

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    24. Esatto, Digimon è proprio come lo descrivi ma hai ammesso anche tu che c'erano censure, alterazioni (tipo la storia famigliare), nomi cambiati. Perché cambiare i nomi in altri inglesi?
      Non è lo stesso?
      Era quello il mio discorso: arrivare meglio al pubblico. Strano che qui non lo dici, mentre per Sailor Moon lo hai detto... Cosa cambia tra Izzy e Bunny, alla fine? Nulla. Il concetto è proprio il medesimo...

      Moz-

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    25. Ma appunto, è proprio il discorso che facevamo.
      Non si tratta di mentalità provinciale (allora anche i giapponesi la avrebbero, censurando a monte le loro opere o vendendole con nomi riadattati...), ma di mercato.
      Oggi ci sembra assurdo perché tutti sono capaci di ricordare Hiroshi, Tsubasa, Minako e Orochimaru, ma all'epoca non era così scontato... ed è servito un lungo percorso per abituare il pubblico.
      Non potevano farlo subito, di colpo, perché certe opere dovevano VENDERE, e Usagi non avrebbe venduto come Bunny, che piaccia o meno (ma la cosa è così palese che 1- è così per quasi tutti gli altri Paesi non giapponesi 2-l'operazione costa, e se Mediaset/Rai ecc ci perdevano tempo e soldi, è perché era l'unico modo valido per farle diventare di successo)^^

      Moz-

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    26. Esatto, ma citi proprio una cosa che dovrebbe farti riflettere: Maison Ikkoku, per quanto bello (e lo è davvero) e con un certo seguito, secondo te ha mai fatto i numeri e smosso i soldi di Sailor Moon?
      No.
      Se avesse dovuto farlo, avresti visto Cara dolce Chiara XD

      Moz-

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    27. Ecco, eppure in America i nomi di Conan sono stati tutti cambiati! Vedi che dipende dalla percezione di una popolazione riguardo una cosa?
      E fidati, avresti avuto Cara dolce Kyara se qualcuno avesse voluto trasmetterlo forzandolo come prodotto per un'altra fascia oraria... 🤓💪

      Moz-

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  2. Non sapevo che ci fossero tutti questi misteri dietro la sigla storica di Gigi, io la ricordo benissimo, non perdevo un episodio e lo trovavo adorabile. Stranamente sono cresciuto ugualmente maschio etero e abbastanza sciatto :-D

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    1. Non era un cartone spiccatamente femminile, era semplicemente magico ✨🤓
      Prima non ci si faceva tante paranoie a riguardo 🤣
      Comunque sì, e sai quanti misteri magari nasconde Fininvest/Mediaset sulle sigle pure molto più recenti?

      Moz-

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    2. Yes, sapevo dell'amore dei giapponesi verso Momo! 💗
      Per quanto riguarda la sigla forse questa volta si era reso necessario perché la sigla storica poteva essere "pericolosa", in ogni caso è grazie alla Fininvest che abbiamo avuto la serie completa e il suo sequel.
      Abbiamo rischiato di avere una serie monca se ci fossimo fermati agli episodi importati nel 1983... 🤓💪

      Moz-

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