[FUMETTI] Diabolik, Sepolto vivo: il remake, la recensione (no spoiler)

 

I primissimi albi di Diabolik hanno un fascino particolare, che ancora oggi sa catturare l'attenzione di fan vecchi e nuovi, come dimostra il successo della raccolta Anastatika, ora in edicola.
Ma è altresì vero che -e ne parla proprio uno dei due editoriali presenti nell'albo recensito in questo articolo- quelle storie così lontane nel tempo erano anche abbastanza ingenue.
Certo non illogiche, ma omettevano dettagli importanti, senza andare troppo per il sottile quando era necessario spiegare perché e percome.
Eppure anche in quello sta la forza magnetica dei primi Diabolik, così oscuri e noir; senza andare a toccare quel "mood", ancora una volta la Astorina regala ai lettori un remake, stavolta di due storiche vicende: Sepolto vivo! e Il treno della morte.
Il grande Diabolik dell'estate 2021 celebra infatti una (doppia) vicenda particolarmente amata dagli appassionati, e lo fa attraverso pagine intense che non hanno nemmeno bisogno di alcun rimando ad albi passati.
Sepolto vivo: il remake è un albo che si legge con rinnovata passione.


L'abilità degli sceneggiatori (la premiata ditta Gomboli-Faraci) sta proprio nel riuscire a gestire una vicenda già nota e famosa, una cornice nel presente e l'aggiunta fondamentale di dettagli lì dove in passato vi erano buchi di trama o questioni che meritavano doverosi approfondimenti.
Sepolto vivo! e Il treno della morte, rispettivamente i numeri 8 e 9 di tutta la diabolika saga (vedi QUI), sono anche uno dei rari esempi di storia dipanata su due albi consecutivi.



In quei numeri, Diabolik era stato ferito e arrestato da Ginko, che vince di nuovo la sua battaglia contro il Re del Terrore: tuttavia il criminale ha un asso nella manica, un qualcosa che ha recuperato casualmente qualche tempo prima in India.
Toccherà a Eva salvarlo, di nuovo, ma stavolta non dalla ghigliottina: la bella complice dovrà fare in modo che Diabolik non finisca sepolto vivo.
Ma la storia è molto più intricata, perché assisteremo anche al processo a lady Kant, e all'arrivo di una nuova complice del Re del Terrore.



Proprio questo personaggio sarà il punto di inizio che permetterà la rapida discesa nei ricordi, in quel 1963 dall'atmosfera italofrancese e quei design (tutto opera di Giuseppe Palumbo, con Stefano Santoro) che immergono immediatamente il lettore in ambientazioni passate.
La presenza di due vecchi personaggi accanto a Ginko, ossia Esmeralda ma soprattutto Gustavo, è una piacevole finestra sul "vecchio" Diabolik.
Un Diabolik capace di conservare ancora tutta quella sua potenza di fumetto nero anni '60 e che anche in un remake del 2021 non perde alcun colpo. Spiegandoci anche un punto di vista fondamentale tra ieri e oggi, che non altera niente e anzi arricchisce specialmente la psicologia dei personaggi.



Oltre alle dovute "correzioni" logiche (vengono aggiunte diverse scene per spiegare linearmente quello che fu ingenuamente omesso anni e anni fa), gli scrittori regalano anche tavole ambientate ambientate lontano, che introducono tutta la vicenda.





Disegni come sempre ricchi di dettagli e perfettamente calati nell'ambientazione anni '60, che ci regalano anche una Eva splendida come sempre.



La storia, che a un certo punto parla anche di un'epidemia e di un vaccino, fornisce l'assist per una nuova comunicazione sociale da parte di Diabolik, una delle tante (le abbiamo viste tutte QUI).
Ma stavolta probabilmente farà discutere, perché si parla di vaccini ed è sottinteso che ci si riferisca anche a quello per il covid-19, dato il periodo storico.




I negazionisti avranno da ridire anche su Diabolik, ora, accusandolo di essere servo dei poteri forti?
Ve lo farò sapere, perché alla follia non c'è mai limite.
Per fortuna nemmeno alla fantasia, e Sepolto vivo: il remake lo dimostra con tante tavole intense.
A dimostrazione, ennesima, di come occorra probabilmente un remake per tutti le prime venti storie del Re del Terrore.

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12 commenti:

  1. Ingenua quanto vuoi, ma a me la doppia originale è piaciuta molto, quindi da questo remake ho aspettative quanto meno all'altezza dei due precedenti. 😍

    Strano che Diabolik, come Dampyr, dopo aver ambientato anni di storie in una "bolla narrativa" senza pandemie, nel giro di pochi giorni introduca virus e vaccini... Anzi Dampyr va proprio esplicito sul coronavirus, dopo aver mostrato per un anno abbondante personaggi senza mascherine, per dire...
    Era proprio il caso di saltare la barricata? Okay un editoriale più o meno schierato, ma nelle storie no, non così all'improvviso e in contraddizione con quanto visto nei mesi precedenti.

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    1. Anche a me piace molto, però è vero che le primissime storie hanno spesso una logica tutta loro, perché bastava l'effetto e non occorreva essere precisi come invece DEVE essere oggi.
      Anche i personaggi ne risentono, ovviamente, in qualche occasione: per me i remake sono giusti.
      Non conosco cosa è successo in Dampyr (effettivamente non capisco perché parlarne ora e non una nno fa...) ma Diabolik aveva scatenato l'epidemia già nel numero 9, 1963, e ha SEMPRE parlato di virus e vaccini... sono diverse le storie con queste tematiche, che potevano essere raccolte in un Magnum ma, per rispetto verso le vittime del covid, la redazione non ha voluto fare (chissà, magari più in là...)

      Moz-

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    2. Ricordo l'idea del Magnum "virale", se ne parlò su Facebook o forse proprio in un redazionale del 3° numero.

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    3. Ah sì, può essere!!!
      Però prima o poi sarebbe bello vederlo: ci sono due o tre storie coi virus niente male...

      Moz-

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  2. secondo me i remake in genere sono sempre in bilico tra squallore e operazione nostalgia

    Chiaro, parlo a priori dato che questi di Diabolik li devo ancora leggere, ma ho vasta esperienza nel campo: chi preferisce i remake Disney ("Il dollaro fatale", "La banda dei cablatori", "Il condominio dei fantasmi" ecc ecc... tutti deludenti perché la policy del 201X non permette di affrontare i temi dell'epoca traslati nell'oggi: ne "La banda dei piombatori" originali si parla di crisi economica del '29, roba che si potrebbe facilmente riprendere oggi; idem "Il ventino fatale" di Barks che invece parlava di disagio sociale tra i bambini dei quartieri poveri...) o quelli di Dylan Dog (seriamente, uno dovrebbe preferire "Il lungo addio", 100 tavole, al suo remake in 20?).

    Poi io sono uno che preferisce il fumetto d'epoca perché non istituzionalizzato: non esistevano regole e regoline, ma era puramente naif, lasciato alla verve dei singoli autori che erano, tra l'altro, auto-didatti e, al limite, formatisi con la letteratura alta ed il cinema... eppure uscivano prodotti tutti diversi, forse non tecnicamente perfetti, ma che anzi proprio per non seguire il "manuale del perfetto sceneggiatore da scuola del fumetto" ti entravano nel cuore. Alle volte mi domando se le sorelle Giussani redivive si presentassero oggi da Gomboli/Faraci sarebbero assunte... ma anche un Carl Barks in Disney (mentre per Guido Martina la risposta è risaputa: NO!)

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    1. Una bella riflessione.
      Credo innanzitutto che le cose nascano per una assurda e felice combinazione di fattori... Le Giussani erano perfette per il 1962 e hanno potuto creare un mito.
      Ma chissà, in effetti... Non saprei se è giusto porsi questa domanda, perché le risposte nell'arte e in questi campi analoghi non sono univoche e non sono transitive.
      Comunque, i remake di Di occorrono perché i primi numeri sono molto naïf, pensa che Clerville viene fuori giusto dopo il n.20!
      E ci sono molti comportamenti strani da parte di Dk, cose che oggi giudicheremmo illogiche.
      I remake le spiegano con più maturità.

      Moz-

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  3. Molto piacevole la rilettura di quella che forse è la mia preferita tra le primissime storie di Diabolik, letta pochi mesi fa.
    Nel pieno rispetto della trama originale, si inseriscono tasselli che erano stati trascurati, e che sinceramente non avevo lamentato. Tutto s'incastra, nella perfetta maestria degli autori, coadiuvati da un Palumbo che è nato apposta per disegnare albi di Diabolik.
    Si arriva anche a spiegare lo stacco nel tempo degli atteggiamenti del Diabolik del passato con quello attuale: è cambiato, non ha più bisogno di crearsi testimoni di quanto sappia essere crudele, efferato e spietato... E' cambiata anche Eva, come ci dice una didascalia, perché nel tempo è passata da comprimaria a coprotagonista. Una evoluzione che dona tridimensionalità e spessore ai personaggi, ci manca solo di vederli un po' invecchiati.

    Se proprio devo trovare due imperfezioni:
    - Palumbo dovrebbe disegnare qualche personaggio maschile in più con la barba di due o tre giorni;
    - la scena che introduce Lory Dey è del tutto priva di una didascalia, di un "dove" esplicitato... Vediamo questi personaggi come se fossero già conoscenze del lettore.

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    1. Non ho capito se ti riferisci alla Lory Dey di oggi o nel flashback.
      Palumbo sì, nato per disegnare il Dk in stile '60... incredibile!
      Un albo che mi è piaciuto PROPRIO per le spiegazioni psicologiche e comportamentali: ottima cosa, da un lato correggi i buchi di trama illogici, dall'altro confermi senza stravolgere ma spiegando!

      Moz-

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    2. Intendo lo stacco tra pagina 113 e 114 del remake. Una soggettiva di Lory Dey su Alessio Dupon, poi controcampo... Vero che dai dialoghi degli invitati si capisce qualcosa, ma l'ho trovato un brusco stacco rispetto alla scena precedente, sembra uno zapping televisivo, come se la scena fosse già iniziata e mancasse qualche tavola.
      Oh, a me le semplici didascalie tipo "Intanto a Ghenf...", "Clerville, alcuni anni fa...", "Altrove..." eccetera non hanno mai arrecato disturbo, non capisco la moda, da qualche anno a questa parte, di ridurne drasticamente l'uso nei fumetti, a beneficio magari di dialoghi evitabili dove Diabolik ed Eva "ripassano il copione" raccontandosi cosa hanno fatto per farlo sapere al lettore. Io andrei molto più di didascalie, come peraltro avviene in vari punti dell'albo stesso quando si tratta dei ricordi di Diabolik.

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    3. Eh, ho capito cosa intendi. Diciamo che si preferisce una narrazione sempre meno didascalica... Fa più "fumetto moderno", tipo i manga non usano MAI le didascalie, prediligendo una lettura molto più "attiva".

      Moz-

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    4. Da quel poco che li conosco, i manga comunque prima di fare dialogare due personaggi in una nuova scena, mettono almeno una sequenza di vignette per farmi esplorare l'ambiente e darmi un'idea. E ci sono le classiche "vignette di stacco", tipo quando in una trasmissione registrata inquadrano il pubblico tra un ospite e l'altro.
      Il fumetto è nato in Oriente, non abbiamo nulla da insegnargli. 😉

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    5. Vero, a loro basta tipo mettere delle vignette verticali che si restringono, a sequenza, oppure mettere un ambiente... e si capisce. È tutto molto cinematografico.

      Moz-

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