[ICONE] Diabolik: la formula, il brand - dal fumetto al cinema


 

Diabolik è un'icona. Un'icona italiana: il film nelle sale ha dimostrato ancora una volta la potenzialità del titolo, come vero e proprio brand.
Un mito, un oggetto di design, una formula che dura con successo da sessant'anni.
In molti hanno provato a replikarla, ma nessuno ci riuscì.
Perché la ricetta di Diabolik è estremamente semplice, ma anche assolutamente particolare.
Ecco cos'è Diabolik, cercando di spiegare il volto del personaggio dai mille volti.


Il film dei Manetti Bros. (QUI la recensione senza spoiler) ha riportato alla ribalta non fumettistica il marchio della casa editrice Astorina.
Un film che ha avuto tantissimi elogi e anche qualche feroce critica (che ha fatto inaspettatamente rumore, chissà perché...), ma che soprattutto ha fatto rimbalzare il nome Diabolik un po' ovunque, mettendo in risalto quel che Diabolik è.


Partiamo proprio dal film per tornare al fumetto: quelle che per alcuni sono critiche o cadute di stile o ancora momenti "fatti male", per ogni fan di Diabolik sono invece tutto ciò che invece si sarebbe voluto vedere su pellicola, in una trasposizione fedele.
Fedele, sì: non tanto alla somiglianza di personaggi-attori (queste cose lasciano il tempo che trovano, e sono utili solo al chiacchiericcio social) ma alla formula magica di Diabolik stesso: che il film possiede, ha catturato e replicato (con i dovuti accorgimenti).
Recitazione compassata, momenti da "sceneggiato Rai", dialoghi asciutti, fisicità scultorea: altrove sarebbero forse degli elementi che renderebbero "brutta" un'opera, ma nel film di Diabolik sono ricercati, voluti, selezionati, ricreati.
E non sono affatto brutti, attenzione.


Diabolik è per l'Italia quel che James Bond è all'estero.
Se 007 ha la sua Aston Martin, Diabolik ha la sua Jaguar E-Type.
Ma tanti sono i punti fermi: i rifugi super-attrezzati, le maschere, il pentothal, il pugnale, gli aghetti narcotizzanti, i furti.
Questo, come simboli del personaggio in sé.
Ma Diabolik è anche molto altro: la sua formula prevede belle case, nobiltà d'antan, belle auto, belle donne, il bel mondo. E situazioni sempre di classe, posti fantastici, vita notturna, il brivido dell'imprevisto. Una continuity non invalidante che permette di leggere sempre singolarmente ogni albo, sebbene sia presente anche una grande storia della vita del protagonista (puoi riscoprirla cliccando QUI).
Analizzare la formula di Diabolik non è affatto semplice, nonostante i suoi ingredienti di facile reperibilità.


Diabolik è "spiccio" ma sofisticato; è una sorta di ipnosi che dura 120 pagine, una ventina di minuti di lettura; ed è tutto lì, in quelle tavole.
Un mondo a sé, mai volgare, un po' melò e un po' naïf; un universo mentale alternativo, come un videogioco su carta.
Il lettore non vuole altro che arrivare a leggere il bacio finale dei protagonisti, a sugellare un colpo riuscito (ovviamente ci sono diverse piacevoli eccezioni alla regola).
Diabolik non vuole stupire con chissà quali effetti narrativi, o con chissà quali stravolgimenti di sorta. Né con quelle impronte d'autore che fanno figo.
Diabolik è fedele a se stesso, ai suoi capisaldi; tutto lì, e si muove tra giallo e noir, tra azione e indagini per arrivare a una conclusione che tutti già sanno e tutti vogliono.
E non è facile assolvere a questo compito, per nulla.



 


Ecco perché il film dei Manetti funziona, e alla grande: ha saputo replicare quel che Diabolik è e quel che Diabolik dovrebbe essere.
Aggiungendo tocchi di classe come la presenza di altri brand e tanto design italiano, lo stesso che fece epoca e scuola.
Il cerchio si chiude: Diabolik stesso è icona pop, elemento d'arredo, vezzo chic di un'italianità altrettanto di classe come le sorelle Giussani che crearono lui e Eva.
Una storia che ha origini italiane, da Torino fino a Milano (leggi QUI), e che colora di nero mostre e città.


Diabolik è nel suo sessantesimo anno di vita; sta per tagliare il traguardo dei 900 episodi regolari con una storia che sarà certamente fondamentale (QUI gli albi essenziali per conoscere il personaggio).
Un fumetto ma ormai non più solo fumetto (è stato film, cartoon, giochi di società, libri, saggi, videogame, persino abbigliamento da intimo a cravatte): è un simbolo.
La donna in retrocopertina, i retini puntinati che danno la scala di grigi, avventure in posti incantevoli (che siano città, mare, montagna, Oriente...), protagonisti tridimensionali e complessi nella loro eterna staticità, e quel sapore sixties che pervade sottotraccia, a volte impercettibilmente, anche le storie modernissime.



Nascere in un preciso contesto storico italiano e continuare a esistere adeguandosi ai tempi; sempre diabolikamente contro il fastidioso perbenismo e sempre contro una società che -ogni volta di più- sembra esistere solo in funzione della ricchezza, dell'apparire e del denaro.
Che Diabolik continua idealmente a sottrarre, creando una crepa specie in noi stessi, che facciamo il tifo per un eroe negativo, uno che ruba e ammazza.
Un'anomalia del sistema, un sociopatico in una società fredda, cinica, impostata come quella di Clerville, ma anche l'unico capace di amare fedelmente la sua compagna di vita.

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11 commenti:

  1. E' si Diabolik è un vero mito, un personaggio tutto italiano il cui successo dura dal lontano 1962, anno nel quale le due sorelle Giussani lo hanno inventato. In effetti il suo successo è dovuto alla ricetta segreta, non più di tanto, alla formula magica che rappresenta il personaggio e la sua compagna di quasi tutte le avventure. Un Classico che merita la fortuna che ha avuto. Auguri di Buon Natale Miki

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    1. Verissimo.
      Una formula semplice ma magica, una ricetta facile ma difficilissima proprio per la sua natura.
      È un'opera molto particolare 🔥😎💪

      Moz-

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    2. Vero Miki una ricetta facile ma magica e difficilmente imitabile. Dopo il successo di Diabolik in tanti, negli anni, hanno tentato di imitarlo in qualche modo, con ben scarsi risultati, comunque non confrontabili con l'originale

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    3. Vero. Qualcuno è anche riuscito a fare cose carine (vedi tipo Kriminal e Sadik) ma Diabolik è l'unico che ancora esiste. Ci sarà un perché.

      Moz-

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  2. Diabolik - il fumetto, non il personaggio - è all'incirca coetaneo dei miei genitori... come anche Zagor del resto...
    fra l'altro, una curiosità, in origine anche il volto di Zagor era ispirato all'attore Robert Taylor, se si vanno a vedere i primi numeri si nota molto questa somiglianza, sembra un po' Diabolik 😁

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    1. Eheh interessante: non sapevo che anche Zagor aveva quel riferimento!
      Poi Diabolik lo perse subito, diciamo, contaminandosi con altro anche in base alla fantasia del disegnatore...^^
      Anche i miei genitori sono quasi coetanei del Re del Terrore!!

      Moz-

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  3. Tempo fa posi una domanda sul gruppo Facebook di Diabolik, riguardante il fatto che generalmente una singola storia passava tra più mani, tipo due soggettisti, uno sceneggiatore (non necessariamente anche soggettista), un matitista e un inchiostratore. Questo quando si poteva benissimo formare più "coppie" autore/disegnatore e procedere diciamo in parallelo nella produzione di storie.
    La risposta fu ciò che credo costituisce il "segreto" di Diabolik utilizzato anche nel film se è riuscito a trasporre su pellicola, quindi con colore, azione e suoni, una storia a fumetti: ogni storia di Diabolik è frutto di un lavoro di concerto, iniziato già dalle Giussani e rispettato dai loro successori. Mai, o quasi mai, storie che potessero risentire troppo di una firma piuttosto che di un'altra, ma un amalgama di idee, competenze, tocchi di genio.
    I film sono sempre, necessariamente, opera di più persone, salvo forse qualche documentario o pellicola sperimentale... Quindi Diabolik fumetto secondo me è nato già pronto per "uscire" anche dalle pagine e finire sullo schermo, mantenendo comunque un filo conduttore sotto forma di supervisione nonché passione verso l'opera originale come i Manetti hanno più volte dichiarato di possedere.

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    1. Verissimo.
      Questo avviene anche nei disegni: il "modello Diabolik" è quella cosa che ti permette la massima riconoscibilità, quasi standardizzata, di ogni albo. Anche se lo hanno disegnato autori diversissimi tra loro, distanti anni luce come età e come influenze.

      Moz-

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  4. Ciao Miki. Ho letto con grande interesse tutto ciò che hai indicato circa Diabolik. Ti ringrazio per questo.
    Ho visto il film.
    Ho quasi l'impressione che solo noi due amiamo immensamente questo fumetto.
    Per questo abbiamo apprezzato entrambi la pellicola a lui dedicata. Però ha molti pregi ed anche qualche pecca. Ma mi fermo qui.
    Ti abbraccio e buona serata.

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    1. Quando vuoi possiamo parlarne, è sempre bello confrontarsi con chi è DAVVERO fan di un'opera e la capisce nella stessa misura in cui la capisco io^^
      Di certo, lo amiamo immensamente. Non si fugge :)
      Grazie e buona serata anche a te!

      Moz-

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  5. Posso fare di più, mostrarti il video della mia collezione (anche se ha un paio di anni)
    https://www.instagram.com/tv/BoTrA-6irgr/?utm_medium=copy_link

    Possiedo praticamente tutte le storie, o perlomeno le ho lette tutte. Nella collezione me ne mancheranno una ventina su novecento.

    Moz-

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