[SOCIETÀ] cultura pop: uguale ovunque?


Due giorni fa vi ho chiesto quali argomenti vi piacerebbe che trattassi qui, per discuterne assieme.
Mi avete inondato di richieste (dunque, grazie!), e la prima a rispondere è stata Irene del blog Dadirri, suggerendomi un dibattito che si è dimostrato immediatamente interessante, generando subito varie opinioni.
In sostanza, Irene chiede: la cultura dell'epoca andava di pari passo in tutte le zone d'Italia?
Ci sarà stata una differenza tra un bambino anni '80 di Milano e uno di Palermo?
Una questione culturale, in sostanza.
Di cultura... pop. Nel tempo e nello spazio.
Questo è quel che ne penso io (per come ho vissuto la cosa); aspetto le vostre opinioni ed esperienze!

IERI E OGGI: DIFFERENZE

Se oggi le distanze sono completamente abbattute da internet, con cui possiamo uniformarci tra mode e pensiero, un tempo non era così.
Un tempo le differenze c'erano.
Da città a paesino di provincia. Da città a città. Da nazione a nazione.
Oggi, anche il ragazzino che vive tra il letame delle vacche sulle Alpi, può vestirsi all'ultimo grido e non sfigurare quando si reca nella metropoli; un tempo sarebbe stato deriso perché fuori contesto.
Oggi, come quarant'anni fa, chiunque guarda la televisione e sogna ciò che moda e capitalismo gli suggeriscono.
Ma oggi tutti possono immediatamente acquistare vestiario e oggetti, mentre un tempo era molto più difficile farlo.




DA PAESINO A CITTÀ

Fino ai primi anni 2000, questa differenza c'era. Si sentiva.
Un campagnolo o un montanaro apparivano "antiquati", forse anche impacciati, affacciandosi in un contesto più "moderno".
Anche chi viveva in provincia, per trovare qualcosa (un cinema, un negozio particolare, una qualche possibilità in più...), doveva spostarsi.
Ed era un viaggio quasi magico, verso ciò che esisteva solo nei desideri.
Oggi le distanze si sono accorciate: non esiste più nemmeno il piacere dell'attesa o il piacere della difficoltà nel raggiungere quel che occorreva.





DA NORD A SUD

Ma com'era la situazione nella stessa nazione (cioè l'Italia), da città a città?
Alcuni posti si sono "evoluti" prima di altri.
Attenti alle mode oltre confine (o oceano), hanno recepito le novità in anticipo.
Sul versante della cultura pop o comunque la moda, per quanto riguarda gli anni '80 si parla spesso di Milano come capitale delle nuove mode giovanili (seguita per ovvi motivi da Roma) e di Firenze come culla di nuove esplosioni artistiche.
Probabilmente, tranne qualche zona più ricettiva nel meridione (Catania, mi verrebbe da pensare), il resto era un po' indietro.
Lo constatai anche col semplice McDonald's: se oggi i fast food sono ovunque e di ogni tipo, venti o trenta anni fa erano alla portata di pochi, dislocati perlopiù nel Nord Italia.




DA NAZIONE A NAZIONE 

Noi abbiamo avuto come modello i programmi televisivi americani, da cui si traeva ispirazione.
Spesso ci apparivano "contemporanee" anche cose che, negli Stati Uniti, avevano già qualche anno sulle spalle.
Ma, se noi rincorrevamo l'America, altri rincorrevano noi: è il caso dell'Albania.
Mitizzarono l'Italia proprio grazie alla nostra televisione, che prendeva anche lì.
Eravamo la loro America.
Fino a non pochi anni fa, le nostre robe dismesse finivano indossate da queste genti: che ci apparivano fuori contesto, fuori moda, anche un po' cafoni.
Come quando un campagnolo italiano si recava in una città italiana.
La ruota è questa.



TELEVISIONE CHE UNISCE...

La televisione nazionale, con sette reti stabili e varie syndacation, ha contribuito a diffondere in maniera univoca programmi e prodotti.
Quindi, sebbene anche solo virtualmente, tutti sapevamo cos'era il Burghy (
QUI), anche se non tutti potevano andarci.
Tutti vedevano le stesse serie, gli stessi cartoon, gli stessi film, gli stessi show.
Veri e propri fenomeni scciali che hanno ridefinito la cultura di massa.





...TELEVISIONE CHE DIVIDE

Però, c'è anche una televisione diversa, sommersa. Che divide.
Divide ma non per separare, sia chiaro: ma per arricchire.
Parlo della tv regionale (➡ QUI).
Ho sempre vissuto a cavallo tra due regioni, e ho constatato una cosa: quello che conoscono i miei amici pugliesi, non è conosciuto dai miei amici abruzzesi, e viceversa.
Io stesso vedevo in Abruzzo cartoni e serie che in Puglia non davano, così come in Puglia seguivo show che nessuno in Abruzzo sembrava aver mai visto.
Ogni volta che mi recavo in altre regioni, per vacanza, non facevo che cercare subito i canali privati, per scoprire cosa trasmettessero di diverso, che non conoscevo.



CONCLUSIONI

Quel che prima la tv, a molti, lasciava solo sognare... oggi internet permette di avere.
Le differenze non esistono più per davvero, in un'ottica di appiattimento generale che da un lato ci ha resi tutti uguali senza discriminazioni, ma dall'altro, forse, ha anche massacrato la genuinità locale.
Che ha sempre avuto i suoi tempi, i suoi spazi, i suoi modi.


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72 commenti:

  1. È vero. Esistevano differenze ed ancora oggi ce ne sono, seppur di meno.
    Ancora si discrimina per me ma è tutto più velato. Ciao Miki e buona Domenica.

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    1. Forse oggi si discrimina solo chi non può permettersi determinate cose... chissà :o

      Moz-

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    2. Non concordo col "solo" ma va bene così...

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    3. Quindi c'è dell'altro... la geografia?

      Moz-

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    4. Come ti ho indicato in precedenza per me la gente fa ancora differenze di ogni tipo ma non amo approfondire l'argomento perché non amo spettegolare.
      Io continuo a vedere tutto ciò che prima non andava, solo che ora ci sono altre vie per farlo con più furbizia ed abilità. Quel "tutti uguali" non mi appare reale nella mia, spero, obbiettività. Ciao.

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    5. Sì, è un "tutti uguali" solo formale, nel senso che siamo universalizzati.
      Poi è chiaro, innanzitutto spero ci siano sempre le differenze, quelle che arricchiscono e non che discriminano!^^

      Moz-

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  2. Leggendo l'articolo, mi hai anticipato ogni aggiunta che avrei messo nei commenti. Ma bisognava andare in città per... Le televisioni nazionali però... Non dimentichiamo l'esperienza con gli albanesi...

    Aggiungerei solo una cosa: fenomeni mediatici nazionali, dal programma televisivo al fumetto popolare, dal film al cinema al nuovo disco di tale cantante, univano nell'interesse verso qualcosa ma molto meno nella sua condivisione, dato che non era facile trovare appassionati alle stesse cose nel proprio circondario, e si doveva conoscerlo a priori per scrivergli o telefonargli. Oggi basta usare Internet e puoi confrontarti con iniziali sconosciuti.

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    1. Ah, certamente!
      Infatti ricordo che per parlare di fumetti in modo un po' più profondo, era necessario andare in una fumetteria. Dove trovavi anche il tizio impacciato e fuori dal mondo, o il fanatico coi capelli lunghi e unticci... forse oggi la maggior probabilità di venire a contatto con altri appassionati, ha fatto sì che molti disagiati si adeguassero a un prototipo di normalità :D

      Moz-

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  3. Io avevo nel mio paese due cinema di seconda visione, nel senso che i film arrivavano dopo un po' dalla loro uscita e sempre con qualche rattoppo sulla pellicola. Ne avevo parlato sul post di Un Genio Due Compari Un Pollo con Terence Hill che aveva tagli e rattoppi continui, roba da uno ogni minuto di film.
    A 7 km c'erano le sale da prima visione, ma costavano anche molto di più i biglietti, per cui mi andava bene così.

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    1. Cinema dell'usato, come al mio paesello per diversi anni... Con l'aggravante delle sole proiezioni estive essendoci turisti e quindi potenzialmente più spettatori.
      Però quando ero piccolo proiettarono uno di quei film in cui si incontrano/scontrano due robottoni di Go Nagai. 💪 Spettacolo per bambini purché accompagnati da un genitore.

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    2. Ricordo bene quel post, Bobby.
      E il film ti doveva bastare... anzi: sembrava anche una grande conquista, era comunque una festa!
      Gas, immagino quanto eravate gasati voi bambini!!

      Moz-

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  4. Analisi interessante. Secondo la mia esperienza personale:
    parlando di televisione, lo spostamento in un'altra zona mi permetteva di usufruire di canali televisivi il cui segnale purtroppo non veniva "captato" dalle antenne nel mio comune: da bambino Italia 7, da ragazzo Mtv.
    Però da ragazzo mi mancavano le partite di calcio estive trasmesse dalle mie televisioni locali!
    Sulle differenze della cultura pop da regione a regione: non saprei, di sicuro noi da bambini venivamo martellati di pubblicità di giocattoli (e di relative serie animate), quindi bene o male sia il bambino del nord che del sud amava gli stessi "prodotti".
    Secondo ma era forte la differenza tra città e paese.
    Basti pensare al grande negozio di giocattoli che c'era a Pesaro in via Rossi, o all'emporio Brigliadori di Rimini: un vero e proprio "paradiso" per il bambino visitatore. Nelle grandi città oggi le multisala, una volta tanti cinema. Nel mio Comune un solo cinema, che ha poi chiuso nel 1994, e il cinema parrocchiale...
    Però poi la televisione "accorciava" le distanze.

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    1. Sì, gli anni '80-'90 erano ancora una fase di mezzo, di "futuro non del tutto compiuto".
      Io ricordo, fino ai tempi del liceo, case di persone che sembravano uscire dai set delle commedie dialettali di piazza, proprio antiche, antiquate... quasi come fossimo ancora a fine '800!
      Sulla tv: io in Puglia non beccavo bene Italia1 (ma era il periodo di Bim Bum Bam su Canale5), TMC e Europa7.
      Che mi godevo in Abruzzo :)

      Moz-

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  5. Sicuramente a sud le cose arrivavano in differita.. ahahahah!


    Le differenze della programmazione delle reti tv locali la ricordo bene: amici e parenti del nord vedevano cose che qui non avevo mai visto e viceversa.

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    1. Esatto, idem per me.
      Comunque, tranne alcune zone forse considerate più "ricettive" al Sud, è vero che il Sud era più arretrato... basti vedere dove hanno aperto i primi fast-food... scelgono, come mercato, sempre il Nord...

      Moz-

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  6. Da Palermitano posso dirti che c'era tutto: siamo esagerati dal cibo al pop! Quindi avevo 99 canali regionali che trasmetrevano tutti gli anime possibili, negozi di giocattoli con tutto il possibile imaginabile.
    Ricordo con piacere Licata, un negozio di giocattoli, nel quale costringevo mia madre ad andare e Capitan America, un fast food all'americana (ma ero molto piccolo) che nell'insegna aveva proprio Capitan America.

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    1. Fighissimo il fast food! Strano che non l'abbiano lanciato ovunque! :o
      Comunque, la Sicilia era sicuramente la regione più "ricettiva" per queste cose... guarda anche l'ambito musicale.

      Moz-

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  7. Quello che chiamiamo "pop" è stato creato (e usato) per poter vendere prodotti, che è bene ricordarlo, viviamo nella società dei consumi. Abitando in un paese mi rendevo spesso conto ogni volta che mi confrontavo coi cugini milanesi di vivere davvero su un altro pianeta: loro davano importanza a cose, fatti o persone che per me nemmeno esistevano. Oggi non è piu cosi, la diffusione capillare dei mezzi di informazione ha uniformato pensieri e abitudini.

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    1. Ma certo, l'ho premesso io stesso: non possiamo negare una cosa così^^
      Ecco, interessante quel che hai detto sui cugini milanesi... sono convinto che alcune cose da loro arrivavano prima anche per questioni geografiche.
      Possibile che solo dopo si è capito che si poteva guadagnare di più se TUTTA l'Italia dava importanza alle stesse cose?

      Moz-

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    2. Secondo me era proprio lo stile di vita diverso: per esempio io a 11 anni rincorrevo ramarri in campagna, a Milano guardavano di certo più televisione. E avevano altre mille opportunità che da noi ancora non esistevano. Senza andare fino al Burgy, al paese un locale tipo "paninoteca" che proponeva panini a 4_5000 lire era inimmaginabile, che con quei soldi facevi un pasto completo più che dignitoso.

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    3. Quindi anche le disponibilità economiche erano diverse, nel senso che magari su al nord gli stipendi erano più alti, tanto da permettersi certi capricci... Chissà :o

      Moz-

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    4. Può essere, anche se vivevo alla stessa latitudine di Milano, solo un centinaio di km. Più che disponibilità forse era questione di mentalità.

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    5. Forse era la mentalità dello spendere di più in ogni caso XD

      Moz-

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  8. Posso confermare che quando ero piccola era così.Io sono del 77 e da bambina vivevo in lombardia,provincia di Como e lì c'era il Burghy ,io mi vestivo Naj oleari e la media di barbie posseduta da me e le mie compagnette era 6/7.Quando invece d'estate andavo in sardegna le mie cugine e i miei amici non avevano idea di cosa fosse il burghy o la naj oleari e di barbie ne avevano una.Mi prendevano anche un pò in giro perchè ero di città e al contrario dei miei cugini di paese/mare ho imparato tardi ad andare in bici,nuotare e non conoscevo i magnifici giochi di strada.Però erano tempi bellissimi!!!

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    1. Ecco, questo era esattamente quello che provavo io quando arrivavano i miei cugini dal nord :P

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    2. Eheh, vedi... c'erano differenze sostanziali.
      "Bello" come si venisse presi in giro anche... al contrario, ossia per essere aggiornati rispetto alle mode, ma poco avvezzi alla vita più semplice :)

      Moz-

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    3. Esatto,però amavo i giochi di strada e quando arrivavo in paese mi dimenticavo tutto,anche i fatidici giochi in scatola che in città abbondavano e in paese non conoscevano.e in vacanza la tv neanche si accendeva,non la vedevo mai,si stava fuori a giocare a qualcunque ora anche se c'erano 40 gradi.

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    4. Ecco, in questo un po' mi rivedo, nel senso che c'erano dei tempi e dei luoghi dove TV e giochi li tenevo meno in considerazione, prediligendo altro... 🔥💪🤓

      Moz-

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  9. Ho visto un epocale Lancillotto 008 in programmazione su TeleNorba :) Io essendo cresciuto in un paesotto veneto tante mode non mi sono arrivate, per avere un McDonald's vicino ad esempio abbiamo dovuto aspettare i fine anni '90 se non i 2000. Un'altra cosa che mi sono "perso" è il discorso delle console, da noi quasi tutti avevano un home computer, ma nessuno aveva una console, neanche portatile.. la vera diffusione si ebbe con la Playstation 1

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    1. Io andai al Mc la prima volta nel 1997, a Roma.
      E ti dirò: appofittai di un pullman pieno di manifestanti di sinistra... ahaha XD Cioè, andai anche io per quella cosa, ma alla fine girai per Roma e il consumismo pop vinse sul comunismo pop :)

      Moz-

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  10. Sì, condivido il tuo parere, ora tutto si è allineato, ma prima la differenza si vedeva e la si sentiva.

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    1. Yes, e a volte era anche bello. Ognuno portava un po' di diversità :)

      Moz-

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  11. Prima c'era quasi una barriera tra campagnoli e cittadini. Ora c'è molta omologazione e una contaminazione reciproca di modi di fare. Non sempre però mode e modi che si trasmettono fra gli uni e gli altri rappresentano un progresso. Vedo un appiattimento generale. Un salutone e Buona Domenica.

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    1. Sicuramente è così: c'è più ricchezza consumistica, ma anche molta più povertà di diversità, che non esiste più...

      Moz-

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  12. Non sono molto d'accordo.
    Le differenze esistono ancora, per ragioni meramente economiche e anche culturali.
    Basti pensare cosa sta accadendo in queste settimane con la didattica a distanza.
    Moltissimi studenti, prevalentemente al sud ma non solo, non hanno un PC, oppure non dispongono di una connessione ad internet.
    Quindi, cosa possono saperne del mondo e delle mode?
    Poi, nel 2020, c'è ancora chi si vanta di non possedere la televisione, quasi come se fosse superiore al gregge.
    Insomma, non vorrei farne un discorso prettamente tecnologico, ma posso garantirti che "i cafoni" esistono ancora, e non occorre neppure andare troppo lontano dal proprio naso.

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    1. Hai ragione sulla questione della didattica a distanza che ha portato alla luce un bel problema: ma sicuro che sia solo questione del povero e arretrato Mezzogiorno?
      Forse anche i poveri al nord non hanno un PC, chissà. Penso a tutti i figli delle famiglie straniere, extracomunitarie... insomma di certo è un bel casino.
      La TV per me si deve avere, assieme al telecomando. Il potere è lì: Maria DeFilippi la togli, e vedi altro. Per me è impensabile non averla, per il semplice fatto che ti taglia fuori dal mondo...

      Moz-

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  13. Secondo me tuttora ci sono differenze evidenti tra chi vive nelle grosse città e chi invece vive in provincia, specialmente quelle sonnacchiose dove non succede mai niente. Del tipo che i secondi quando "scendono" in città fanno ancora la figura di Artemio in "Il ragazzo di campagna", non essendo abituati a città sterminate, mezzi pubblici ecc...

    sui negozi con ormai filiali disponibili in tutti i luoghi è sì vero, ma sulla mia esperienza ti dirò che spesso sono filiali di facciata: a Milazzo, dove abito io, abbiamo un centro commerciale con un sacco di negozi di tutte le griffe, ma sono sempre poco riforniti (non come quantità, ma come qualità). Tanto che nei periodi di sconti ci tocca andare a Messina (che saranno 40km) dove ci sono gli stessi negozi ma con il triplo della scelta a disposizione (vale anche per i giocattoli: il Toys di Milazzo non ha mai un kaiser, quello di Messina tutte le ultime novità!).
    E, per assurdo, quella volta l'anno che vado a CT o PA (equidistanti, circa 200KM) trovo ancora più scelta!
    Per la serie: cambia tutto per non cambiare niente!

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    1. Un bacio a Milazzo *_* e uno alla mia Messina <3

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    2. A Milazzo ve ficcate questo cazzo, a Messina ve ficcate la vagina XD
      Ok torno in me :p

      Andrea: nei negozi di "facciata" (ed è vero) puoi comunque chiedere di farti arrivare delle cose da negozi più grandi della stessa filiale.
      Anche io, ovviamente, noto la dfferenza tra città e provincia. Preferisco una piccola cittadina che ha tutto, ma non il logorio.

      Moz-

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  14. La rete sicuramente ha fatto diminuire le distanze, non mi piacciono le omologazioni, oggi è più difficile essere anticonformista, che alla moda.
    Saluti a presto.

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  15. D'accordissimo sul fatto che internet ha affievolito distanze e differenze, tuttavia io ho notato (forse mi sbaglierò) che coloro che vengono dalla provincia si appassionano molto di più ai fenomeni del momento, che siano una corrente musicale o un genere di fumetti o anche qualche tendenza artistica contemporanea. Forse questo è proprio dovuto al fatto che queste cose se le sono dovute "andare a cercare", non essendoci possibilità che siano queste cose ad "arrivare" da loro. Ovviamente parlo di persone che sono per loro natura attratte da ciò che fermenta nel mondo che li circonda. Invece, chi come me è cresciuto in città tende ad essere un po' più "pigro" in questi interessi, perché queste cose le ha sempre date per scontate, e, pur essendone interessato, non sviluppa quella passione ardente nel tenersi aggiornato con tutte le novità. Questo deriva anche dal fatto che chi va all'università venendo dalla provincia, per forza di cose si deve spostare, conoscere nuovi contesti, vivere da solo... invece chi è sempre stato in città rimane più confinato nel suo mondo, con le stesse amicizie... insomma, tende a conoscere meno varietà di persone, di ambienti, e quindi, di mode e tendenze. Forse mi sbaglio, eh...

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    1. Ma sai che è un bel punto di vista?
      Interessante. Praticamente tu dici: se sei di città quelle cose le hai sempre a portata, e se ti appassioni nemmeno ti restano perché poi arriva subito un'altra moda; se sei uno che invece non le aveva così scontate, gli restano di più.
      Ci sta.
      Effettivamente spostarsi verso una città è liberatorio (tanti davvero non vedono l'ora di andare all'uni solo per "staccarsi", come fossero in prigione) e sicuramente ciò apre di più la mente, ma può essere uno shock.

      Moz-

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    2. Già! E sicuramente ti fa dare un valore diverso alle cose! Un esempio semplicissimo: se io vivo in città e dalle mie parti organizzano una rassegna di musica o una fiera del fumetto, io posso anche pensarci poco fino al giorno dell'evento in cui penso:- Magari dopo pranzo vado a darci un'occhiata, per vedere che aria tira...-
      Ma se io vivo in un piccolo paese, anche molto lontano, io devo desiderare davvero di andarci, perché devo organizzare un viaggio, spenderci dei soldi, aspettare quel giorno! E quando ci andrò, vi prenderò parte sicuramente con più partecipazione ed entusiasmo, dando un valore diverso alla cosa!
      In breve, chi viene da una piccola realtà tende ad essere spinto ad entusiasmarsi e appassionarsi verso ciò che c'è "al di fuori", mentre chi sta nella metropoli può interessarsi un po' a tutto e un po' a niente senza sviluppare particolari curiosità, finendo anche per assumere un maggiore distacco verso le cose.

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    3. Hai reso perfettamente l'idea.
      Insomma, si dà tutto per scontato -perché sostanzialmente lo è- e non si vivono le cose con lo stesso trasporto. Forse solo le novità.

      Moz-

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  16. Penso che si potrebbero aprire numerosissime parentesi per poter rispondere al tuo post.
    Prima di tutto il fattore economico, credo che non tutti negli anni '80/90 si potessero permettere molte marche di consumo di allora tipo Uniform, Best Company, i maglioni della Benetton ecc.ecc.
    Quindi di base anche se queste cose arrivavano, non tutti potevano permetterselo già in città, figuriamoci in campagna.
    Oggi per quel che concerne la moda, tutto ciò si è ribaltato, tanto che piovono Meme su Meme sul modo di vestire della fauna di paese con tanto di cappelli e giubbotti d'ordinanza marchiati Gucci e compagnia bella, che tanto amano sfoggiare quando scendono giù in città.
    In verità per quel che concerne la moda credo che oggi si sia uniformata, proprio come dicevi tu nell'articolo.
    In genere però, fino almeno ad un decennio fa, le mode sul vestire sembravano avere almeno una stagione di ritardo qui al sud, ed anche adesso, a volte è così.
    I giubbottoni della North Face solo quest'inverno si sono visti qui nella mia città, ed ancora molto pochi, mentre se uno vede articoli, video o persino youtuber e musicisti, già li indossavano dall'anno scorso.

    Riguardo i centri commerciali o le varie catene alimentari, qui da me, ancora molte non sono nemmeno arrivate.
    Burger King aveva appena aperto poco prima della quarantena, e il Mc è spuntato solo ad inizio 2000.

    Sui canali vari della tv, mi pare ne avessimo già parlato, qui grazie al fatto che si potessero prendere anche i canali siciliani di Catania e Messina, c'era una nutrita schiera di canali privati che trasmettevano tutte le serie di anime che andavano in voga in quegli anni.
    Che vedevo principalmente su Jtv, Odeon e persino su canali come Telejonica ed altri, quindi credo che dal punto di vista televisivo arrivasse di tutto.

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    1. Esatto, mi hai ricordato una cosa.
      Ho sperimentato di persona il fatto che al sud le mode arrivassero più tardi.
      Quando uscì Kill Bill, mi feci arrivare le Onitsuka Tiger in un negozio di Teramo. Poco dopo, esplose la moda delle stesse scarpe (che io riuscii a prendere a un prezzo più basso, proprio perché ancora non arrivava l'ondata).
      Ora... le Onitsuka Tiger ebbero un successo stratosferico, io ne avevo due paia (anche le altre, from Kill Bill) e giravano su tutti i giornali.
      Ma... quando tornavo al Sud, NESSUNO le aveva, e a guardare le mie (gialle con strisce nere) mi prendevano per alieno... :o

      Moz-

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  17. Miki, che dire. Prima di ogni cosa ti ringrazio per la rapidità con cui hai trattato l'argomento, come ti ho spiegato a grandi linee è un argomento che mi interessa parecchio per una ricerca personale che sto portando avanti in questo periodo. Ho letto con attenzione anche i commenti, sarà bello scoprire il parere di tutti.
    Io concordo con te nella piena evidenza che negli anni che furono l'omologazione era impedita dalla mancanza di strumenti quali internet. Anche io sono cresciuta tra la Sicilia e la Calabria ed anche per me è stato sempre come scoprire due mondi completamenti differenti. La Calabria sempre più arretrata, ovviamente. Se pensi che il primo McDonald risale a forse 10 anni fa aperto sulla zona jonica a tipo 30 km dal mio paesello e seguito solo successivamente da un secondo ristorante che ha visto la luce sull'altro versante - svincolo Gioia - e frequentato statisticamente pochissimo (al paesello il vero fast food rimane Il Ghiottone - bottega artigianale avviata da Angela che ha 50 anni e tramanderà l'attività ai figli).
    Da piccola, poi, arrivavano i cugini sia da Roma che da Milano, e pure quelli tra loro si scannavano su argomenti e usanze, chi si diceva appartenente ai paninari, chi a un'altra schiera.
    La vera conformazione oggi esiste grazie ai social, alla tv, alle distanze virtuali che hanno riavvicinato tutti: sotto sotto, tuttavia, la cultura di ciascun luogo continuerà sempre a prevalere arrivando in alcuni casi a delle contraddizioni. Ad esempio, quando io adesso torno al sud, le mie cugine mi fanno l'elenco di tutte le marche che loro adorano e a cui io potrei attingere trovandomi nella capitale. Ed io? Non ci ho mai capito un cavolo di marche e di mode. Roma mi avvolge con i suoi ritmi frenetici (covid a parte) ed i suoi ampi respiri intellettuali, ma per seguirne il battito modaiolo devo tornare giù :P

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    1. Innanzitutto grazie a te per lo spunto, altroché.
      Ma ora che mi ci fai pensare: non è che al sud questi fast food sono arrivati dopo... perché vi era una forte e radicata cultura culinaria locale?
      Cioè, sticazzi il Big Mac, meglio due fette di pane casereccio con mortadella e provolone.

      Ahaha, vedi, questa cosa si riallaccia a quanto detto da Cris qui sopra: chi vive in città manco ci bada più, chi vive lontano... sogna ancora.

      Moz-

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  18. Miki, mi viene da dire che una persona normale, cresciuta nel tuo paese, viene tagliata fuori molto più facilmente di un'altra con le stesse medie attitudini, cresciuta in città.
    Poi ci sono le tendenze, i dna, i caratteri, la voglia di esplodere, che associati ad un MikiMoz fanno si che un paesino od una metropoli facciano poca differenza.
    Io, appassionato di cinema, alla tua età aspettavo la Fiera di Bari per vedermi un anticagliaepetrella in bianco e nero alle dieci del mattino quando il monoscopio imperava fino alle 17.
    Tu a quella mia età, i film li giravi.
    A te non te fermavano neanche se fossi cresciuto nella striscia di Gaza.. ;)
    Può sembrare un'analisi facilona, ma ci acchiappa in molti, troppi, casi.

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    1. Aahah! Ma sicuramente abbiamo età diverse, eh.
      Quindi mezzi diversi.
      Però, devo dirti una cosa: la provincia non mi è MAI stata stretta. Mai.

      Moz-

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  19. Diciamo però che il di più spesso era anche più succoso.
    Le tv private erano molto anarchiche, c'erano delle perle niente male^^

    Moz-

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  20. Hai ragione, tutto si è abbastanza uniformato; io però non sono particolarmente affezionata alle particolarità di tempo e di luogo, perciò mi sembra una bella evoluzione. Che non cancella i problemi, naturalmente, perché per quello ci vuole altro.

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    1. Mi ha colpito questa cosa che non sei legata alle diversità, sai? 🤓

      Moz-

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  21. A proposito della moda di Milano. Nei primi anni 2000, andando in vacanza a Rimini, incontravo tanti milanesi e, parlo solo degli adolescenti, vestivano veramente di merda (andavano i pantaloni bragaoloni sotto le chiappe, usanza che prima avevano adottato solo gli hiphoppari e compagnia bella, mentre a Roma ci limitavamo solo a lasciare fuori l'elastico della mutanda firmata), altro che capitale della moda 😅
    Non parliamo della metà del decennio col ritorno dei capelli da paninaro, quelli purtroppo sia a Roma che a Milano!

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    1. Ahh ma se parliamo delle mode anni 2000 (intorno al 2004-2008) lì si è superato il trash.
      Ti dico solo due paroline: EMO E TRUZZI.

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    2. Quelli per fortuna li ho conosciuti tardi e solo tramite internet! 😱

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    3. Non avevi amici Truzzi??


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  22. Non ti saprei dire... abitando in un paese attaccato a Torino non ho mai avuto questa percezione. Diverso invece quando si andava in vacanza in Calabria da mia nonna, ma lì la differenza era di un altro tipo... Ricordo ancora quando passammo da Cutro...
    A proposito degli albanesi mi ricordo all'epoca la terrificante parodia che all'epoca ne facevano Lopez e Solenghi a Striscia la Notizia, roba che oggi scatenerebbe uno scandalo e polemiche per settimane con accuse di razzismo e via dicendo all'epoca era passata con assoluta tranquillità.

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    1. Ahaha, perché, cosa c'era a Cutro?
      L'Italia ferma al 1960? XD
      Sì, Striscia la Berisha. In realtà era molto amata dagli stessi albanesi, fan della trasmissione e delle reti del Biscione: non era (solo) uno sfottò, c'erano altri intenti mi pare condivisi con la stessa Albania.
      Comunque... ricordo le veline albanesi che ballavano FIUMI DI PAROLE...

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    2. Eh, immagina... Inizia per n...

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    3. E c'è un apostrofo, prima della n? :p

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    4. Fiumiiiii di parole!!! Sanremo 1997 *_*... cosa mi avete ricordato :O...

      La n mica solo a Cutro, dovevate fare un salto nella piana di Gioia Tauro durante il decennio '80. Inimmaginabile.

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    5. Vabbè Miky, ormai hai capito, quindi posso anche dirlo senza tanti giri di parole:
      'nduja

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    6. Ma chissà la gente come viveva... se era la normalità.
      Comunque viva la 'nduja! :D

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    7. Beh, posso dirti che c'era un clima... piccante. Però io non sono di quelle parti, di più non saprei. In Piemonte la n è la Nutella, ed è meglio che trovarsi all'improvviso persone vicine alla 'nduja, com'era successo a un mio amico di qui.

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    8. Beh, posso immaginare.
      Odio queste situazioni.

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  23. Io bimba di campagna sognavo l'happy meal quando vedevo la pubblicità e, siccome per mangiare facevo un sacco di capricci, mi ricordo che pensavo "che fortunati quei bambini a cui regalano anche dei giochini per mangiare!".
    Quando in terza media sono stata a Roma in gita mi ricordo di aver mangiato solo al mc... mi sembrava una cosa buonissima e fantastica!

    Ora saranno quasi 10 anni che non entro in un mc :)

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    1. Eheh ma è così: le cose te le fanno immaginare, bramare. Ci fantastichi sopra.
      Pure io andavo al Mc ogni volta che potevo, non avendolo mai troppo vicino... :)

      Moz-

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