Si intitola solo Scream, come il primo capitolo della saga creata da Wes Craven.
Avrebbe potuto chiamarsi Scream 5, o al massimo 5cream (per seguire il titolo Scre4m del quarto episodio).
E invece è Scream, puro e semplice, come il capostipite (QUI una guida completa a tutta l'opera).
C'è un motivo, dietro questa scelta: Wes Craven ha sempre utilizzato la sua creatura anni '90 per giocare coi cliché della cinematografia horror.
Ora che Wes non c'è più (ma questo film gli è dedicato, e comunque anche lui avrebbe voluto andare avanti con la storia...) Scream continua a essere quello che è sempre stato: uno slasher ironico, autoreferenziale e analitico.
E stavolta ha colpito duro su una questione che almeno qui su questo blog ci sta molto a cuore: il potere dei fan. E il senso di sequel, remake, ritorni, reboot, brand, miti della cultura pop anni '80-'90.
Parleremo di questo e anche di un altro titolo, che non si può non nominare: seguiranno spoiler per entrambe le opere. State attenti a chi vuole uccidervi (il piacere della visione).
LA STORIA
Woodsboro, a undici anni dall'ultima mattanza (Scream 4) Ghostface torna in azione: cosa vorrà stavolta?
A farne le spese è una povera ragazza, sola in casa, nel tipico prologo che apre al film vero e proprio.
A Woodsboro è rimasto Dwight "Linus" (David Arquette), ormai ex sceriffo.
A Woodsboro ci sono nuovi ragazzi dawsoncreekiani pronti a essere... squartati.
I motivi che muovono Ghostface riportano sulle scene anche Gale (Courtney Cox) e ovviamente la protagonista per eccellenza Sidney Prescott (Neve Campbell), decise a porre fine al nuovo massacro.
L'ASSASSINO? È NEL POSTER PER DAVVERO
Scream (5) vuole essere ironico sin dalla locandina, che recita "l'assassino è nel poster".
Perché è vero: nel poster campeggia il volto di Ghostface, la maschera indossata nel tempo da chiunque ce l'aveva (per un motivo o per un altro) a morte con Sidney.
Ma questo Scream non vuole sorprendere nemmeno più col whodunit: se tutti gli altri capitoli erano gestiti in modo che davvero chiunque poteva essere l'assassino (o, per meglio dire, gli assassini), questo elemento è presente sicuramente anche qui ma non ci si punta più di tanto, lasciando che gli spettatori più smaliziati riescano a capire abbastanza in fretta chi possa essere il colpevole.
Esatto, ci si può arrivare e la cosa continua a funzionare alla grande, perché il vero senso di Scream (5) sono le motivazioni.
META-CINEMATOGRAFIA
La saga di Craven è sempre stata meta-cinematografica.
A sua volta, al suo interno, ha una copia di se stessa che è Stab (sempre tradotto come Squartati, tranne che in questo nuovo film: resta originale).
E proprio durante la visione di Stab si consumava un delitto (vedi Scream 2) ma soprattutto proprio sul set di Stab 3 era ambientato tutto il carrozzone di Scream 3.
Ora Stab è arrivato al capitolo 8, ma ci è arrivato tradendo i fan.
Ma Stab è anche Scream, opera nell'opera che coesiste col resto degli altri (veri) horror.
REQUEL, SEQUEL & CO.
Ecco perché Scream 5 si chiama solo Scream, come il capostipite.
Se il primo capitolo ironizzava sui cliché degli horror adolescenziali di genere slasher (da Halloween e Venerdì 13 in poi...); se il secondo capitolo ironizzava sui seguiti e i ritorni; se il terzo giocava con gli elementi dei capitoli finali di una trilogia; se il quarto scherzava sulle nuove regole degli horror aggiornati al nuovo millennio... Scream (5) gioca sul concetto di sequel/reboot (dunque requel) ma puntando i riflettori su una questione molto particolare e sentita: il peso dei fan.
COSA C'È DI MALE A ESSERE FAN?
Ecco cosa sottolinea questo quinto Scream: i fan non vanno traditi.
Con la consapevolezza (e noi ne parliamo spesso, vedi QUI) che i brand più potenti e "sentiti" sono quelli con cui siamo cresciuti (dunque, dai Settanta ai Novanta, possiamo azzardare primi 2000), solo oggi l'industria (indu$tria, per meglio dire) ha capito cosa fare e cosa non fare.
Se un tempo bastava riportare solo il marchio nel titolo, tradendo lo spirito originario di un'opera amata e apprezzata dagli aficionados, il fallimento del progetto era dietro l'angolo.
Ma si percorreva comunque quella strada: perché si pensava di attirare un pubblico diverso, oltre che i fan del prodotto stesso (che sarebbero accorsi a prescindere).
Qualcuno sbaglia ancora, in questo senso (ad esempio lo stesso Kevin Smith che pure appare in uno degli Scream e che ci ha regalato uno spurio Masters of the Universe: Revelation, QUI).
Mentre invece tanti sembra che abbiano finalmente compreso il segreto di un nuovo successo.
TENDENZA RITORNI
Inutile girarci intorno: c'è una tendenza a riportare in auge le glorie del passato (vedi QUI).
Ma perché? Forse Hollywood è a corto di idee, o forse semplicemente in un trentennio del passato (appunto tra i Settanta e i Novanta) sono state prodotte le cose più fighe e forti mai realizzate.
Scream è una di queste. Ma lo è anche Star Wars, lo è Halloween. Lo sono tanti titoli che amiamo.
E che possono ancora dire molto, se trattate col giusto spessore.
Ed è qui il movente dietro il folle progetto dei nuovi Ghostface: riportare in auge, nel modo giusto, un brand caro ai fan.
CAMBIARE (QUASI) NIENTE PER CAMBIARE TUTTO
Perché Cobra Kai (ne abbiamo parlato QUI) funziona?
Perché è un requel perfetto: unisce nuove storie di nuovi protagonisti, supportati dagli eroi del passato.
Perché Ghostbusters: Legacy (vedi QUI) ha funzionato?
Per lo stesso motivo.
Perché Chucky è un'ottima continuazione della saga de La bambola assassina (vedi QUI)?
Idem.
La formula giusta è questa: cambiare qualcosa, per non cambiare niente.
I fan storici vogliono sicurezze, che ogni tanto possono deliziosamente cadere (come la morte di un protagonista), perché le regole sono quelle di sempre ma anche un po' diverse.
Il tanto che basta per rinverdire un titolo. Nel modo giusto, appunto.
I fan di un'opera sono quindi come gli ultimi Ghostface? O a squartare un brand sono scelte scellerate di produttori senza inventiva?
Scream (5) è sicuramente un film rivolto ai fan storici della saga; filologicamente perfetto, curato sin nei minimi dettagli: possiamo addirittura leggere e sentire nomi come Tori Spelling e Heather Graham, per dire.
Luoghi, volti, dettagli del passato tornano in scena. Ci sono anche dei cameo gestiti con quel tanto che basta a rendere credibile la questione. E i personaggi che sono tutti legati in qualche modo al passato; quasi una progenie di quelli del primo episodio.
Questo Scream porta ancora più oltre il discorso di Scream 3, sdoppiandosi nell'autoreferenzialità for fans only e nel dialogo cinematografico che potrebbe/dovrebbe far riflettere.
Ha più sangue e più violenza, ma siamo lì: lo schema da seguire è quello di sempre, come ogni appassionato vuole.
Lo hanno capito tutti: l'appassionato pubblico pagante vuole essere sorpreso in modi originali ma restando nel sicuro, non ama vedere il brand del cuore trasformato in una isterica fanfiction dallo sceneggiatore di turno. Ci sono diversi modi per far bene un'operazione simile: ne abbiamo parlato QUI.
C'ERA UNA VOLTA A... WOODSBORO
Scream 2022 è quasi un ideale proseguimento del percorso tracciato dal tarantiniano C'era una volta a... Hollywood (ne abbiamo parlato QUI).
Lì il discorso meta-cinematografico era ovviamente più sopraffino e filosofico, qui è più tecnico e spiccio ma le due opere sono legate spiritualmente da un personaggio.
Che è lo stesso, interpretato dalla stessa attrice, e che speri di rivedere nelle medesime condizioni.
Il piacere in sala, quando l'antipatica Amber di Mikey Madison prende il resto di quello che le hanno già dato Brad Pitt e Leo DiCaprio nel film di Tarantino, è sublime.
Una copia-carbone della scena, che ogni spettatore e fan del cinema aspetta e vuole vedere, che carica e monta fino al momento decisivo.
Un guilty pleasure a cui Scream ci fa finalmente ri-assistere, grazie ai registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett.
I brand del passato... trattateli tutti così: ora non manca che un capitolo finalissimo, magari dove i due assassini non sono nemmeno in combutta, e che giochi sul cliché degli spoiler.
Siamo nella fottuta Hollywood, belli! (cit.).
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Bellissimo articolo, come saprai anche a me è piaciuto molto! E concordo con gran parte della recensione
RispondiEliminaSecondo me un capitolo finale perfetto in cui muore Sid ma rimane Gale per un ultimo libro è uno in cui nn ci sono regole o riferimenti alle tendenze cinematografiche del momento ma solo uno o più assassini che uccidono TUTTI i personaggi superstiti di TUTTI gli Scream, dal '96 all'anno di uscita di quel film
adorerei
Sì, qualora volessero fare un capitolo finale, direi di far saltare il banco e andare su una sola regola: non ci sono più regole.
EliminaLa voglia sfrenata degli horror attuali di strafare, di stupire deviando i percorsi ecc... portata all'esasperazione :)
Moz-
Ahaha incredibile!! :D
RispondiEliminaMoz-
Siamo ormai da tempo in un epoca post-moderna, dove si fatica a trovare qualcosa che non faccia il verso a cose già esistenti... L'indirizzo è quello ed è difficile che cambi...
RispondiEliminae si vede che nessuno di costoro è fan della psicoterapia, dove invece si suggerisce di lasciarci il passato alle spalle 😄
Ma perché lasciarci alle spalle le cose belle che ci sono piaciute e che ci fanno divertire?
EliminaGiusto trovarne di nuove, ma non ho mai sposato la questione del cambiare sempre pagina dimenticandosi del passato: anzi, la maggior parte degli errori (nell'intrattenimento e non) vengono proprio da questo atteggiamento 😎🤓👍
Moz-
il punto è che la vita è un continuo cambiamento, mentre noi tendiamo a cristallizzarla...
EliminaCristalliziamo le cose belle... Scream è una di queste 🤣👍
EliminaNon per niente questo è un capitolo che chiude un po' col passato ma nel mondo giusto: non volta pagina rinnegandolo, anzi!
Dovrebbe essere sempre così!
Moz-
Denis: sono invece della idea che dovrebbero creare cose nuove, all'epoca erano storie e personaggi nuovi e legati a quel tempo il problema di Hollywood è quello di essere troppo nostalgica nessuno può recuperare il tempo perduto.
RispondiEliminaPerò funziona ancora, i personaggi sono aggiornati all'oggi.
EliminaQuindi la questione è sempre quella: perché fare un nuovo slasher moderno, quando hai già qualcosa di forte e geniale su cui poter giocare ancora?
È persino un usato sicuro, che dovrebbe bastare fino all'arrivo di un nuovo brand forte... 👍
Moz-